Chernobyl e Fukushima, similitudini e differenze tra i due più grandi disastri nucleari della storia
Sono state due catastrofi nucleari diverse, ma anche molto simili sotto alcuni punti di vista. La nostra analisi, dalla comunicazione degli incidenti fino alle conseguenze
APPROFONDIMENTO – Era la notte del 26 aprile di 30 anni fa. Il mondo ancora non lo sapeva, non lo sapevano nemmeno quelle decine di migliaia di persone che abitavano poco distante, ma proprio lì, al confine tra Ucraina e Bielorussia, si stava consumando la prima grande catastrofe nucleare incontrollata: Chernobyl sarebbe presto diventato il simbolo di tutti i pericoli legati all’utilizzo del nucleare per scopi civili. Il simbolo che il controllo dell’uomo non può mai essere totale. Venti anni dopo, nel 2011 una onda di tsunami provocò un incidente che per gravità può essere paragonato a Chernobyl: nel corso di alcuni, angosciosi, giorni si susseguirono nella centrale di Fukushima Dai-ichi una serie di eventi che provocarono il secondo incidente più grande della storia. Quali sono le differenze, ma anche le similitudini tra questi due eventi?
Iniziamo separando gli incidenti nei loro vari elementi: la gravità dell’incidente, le cause, la gestione dell’evento, la comunicazione con la popolazione, le conseguenze a livello internazionale.
LA GRAVITÀ – Alla fine degli anni ’80, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) elaborò una scala di pericolosità per gli incidenti nucleari (parliamo sempre di nucleare per usi civili, non militari). La scala INES fu creata soprattutto per il largo pubblico, al fine di permettere un’immediata comprensione della gravità di un evento. Fukushima e Chernobyl sono stati, al momento, gli unici due episodi di livello 7, il massimo possibile.
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LE CAUSE – Se Chernobyl si verificò certamente a causa dell’uomo, Fukushima, apparentemente fu dovuto a cause di tipo naturale. Questo è parzialmente vero. Sicuramente le onde di tsunami furono la causa immediata del blocco delle centrali di raffreddamento (da cui si innescarono i vari incidenti), la causa remota va invece cercata in un errore di progettazione. Fukushima non era impreparata ad un’onda di tsunami: era impreparata a un’onda così grande.
Gli ingegneri avevano progettato una barriera per contenere onde di 6 metri, quando invece in quei giorni di marzo del 2011 si arrivò ad avere onde di ben 14 metri. Il Giappone è sulla cosiddetta Cintura di Fuoco, un sistema instabile di placche tettoniche che descrive l’emisfero nord dell’oceano Pacifico. Un maremoto di quelle dimensioni non era certo prevedibile, ma sicuramente ipotizzabile. Costruire una centrale nucleare in riva al mare, in uno dei paesi più sismici al mondo, senza però prevedere misure di contenimento delle ipotesi peggiori, appare come una gravissima sottovalutazione.
Per quanto riguarda Chernobyl, invece, la catena di errori umani è impressionante: difetti nella progettazione, mancanza di personale qualificato (gli operatori non conoscevano esattamente il funzionamento della centrale, per ragioni di segreto militare), mancanza di adeguate norme di sicurezza, mancanza di formazione del personale. Insomma, un disastro annunciato.
LA GESTIONE – La gestione dei due distinti eventi appare diversa, anche perché gli stessi furono diversi. Tutte le esplosioni, a Chernobyl come a Fukushima, furono causate dalla pressione esercitata dal vapore a seguito di un improvviso aumento della temperatura. A Chernobyl vi furono solo due esplosioni, a Fukushima, invece, si susseguirono invece molte esplosioni per diversi giorni. Una notevole differenza è che se per molte ore (anzi, giorni) il mondo non seppe di Chernobyl, Fukushima invece fu seguita in diretta e in mondovisione.
Questo, da una parte, sicuramente aumentò la conoscenza e le informazioni a disposizione dei cittadini, dall’altra, però, mise sotto una fortissima pressione le autorità tecniche e politiche, che infatti andarono più volte in tilt. L’area di evacuazione e interdizione fu progressivamente estesa (dagli iniziali – soli – 10 km fino a 30 km dal luogo dell’incidente) mentre si susseguivano informazioni incontrollabili su cosa stava succedendo nella centrale di Fukushima Dai-ichi.
Sui fatti di Chernobyl, invece, le autorità ebbero diverse ore di “silenzio stampa”, per gestire la situazione mentre il mondo era all’oscuro. Questo, tuttavia, non portò a una migliore gestione, anzi peggiorò la situazione, perché per diversi giorni le autorità davano notizie vaghe e spesso contraddittorie su cosa realmente stesse succedendo in quella centrale.
LA COMUNICAZIONE – Sia a Chernobyl che a Fukushima vi fu totale mancanza di una comunicazione tempestiva, organizzata e appropriata. Per l’incidente nell’allora Unione Sovietica, la popolazione della vicinissima (3 km) città di Pryp’jat’ fu avvisata con 12 ore di ritardo, e con un comunicato abbastanza criptico (a tratti, addirittura, propagandistico):
Attenzione, attenzione! Il Consiglio Comunale informa che, a seguito dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, nella città di Pryp’jat’ le condizioni dell’atmosfera circostante si stanno rivelando nocive e con alti livelli radioattivi. Il Partito Comunista, i suoi funzionari e le forze armate stanno dunque adottando le dovute misure. Tuttavia, al fine di garantire la totale incolumità delle persone, e in primo luogo dei bambini, si rende necessario evacuare temporaneamente i cittadini nei vicini centri abitati della regione di Kiev. A tale scopo, oggi 27 aprile, a partire dalle ore 14, saranno inviati autobus sotto la supervisione della polizia e dei funzionari della città. Si raccomanda di portare con sé i documenti, gli effetti personali strettamente necessari e prodotti alimentari di prima necessità. […] Compagni, lasciando temporaneamente le vostre case, non dimenticate per favore di chiudere le finestre, di spegnere tutte le apparecchiature elettriche e a gas e di chiudere l’acqua. Si prega di mantenere la calma, l’ordine e la disciplina durante lo svolgimento di questa temporanea evacuazione.
La notizia dell’evento al mondo, addirittura, avvenne ben 3 giorni dopo, quando ormai le radiazioni si stavano spargendo per tutta Europa.
Anche a Fukushima la comunicazione con la popolazione fu portata avanti in maniera alquanto lacunosa. Le numerose conferenze stampa della TEPCO davano palesemente notizie incomplete, al punto che l’ambasciata degli Stati Uniti proibì di avvicinarsi a un’area di 80 km dal luogo dell’incidente: era, in linguaggio diplomatico, un chiaro messaggio di poca fiducia sia sulle informazioni a disposizione sia sulle capacità delle autorità di fronteggiare la situazione.
LE CONSEGUENZE – In generale, le conseguenze politiche dei due incidenti sono simili, e in particolare si è visto un rallentamento o addirittura un blocco nell’utilizzo o nella costruzione di nuove centrali per un periodo limitato di tempo. In Italia, in particolare, molti analisti vedono in Chernobyl la causa della vittoria del referendum contro il programma nucleare civile italiano – che impose la chiusura delle centrali italiane. La reazione di molti paesi “nucleari”, a partire dallo stesso Giappone, di bloccare sull’onda dell’emotività la produzione di energia dal nucleare (stessa politica adottata, ad esempio, dalla Germania) dimostra che la sicurezza degli impianti – sebbene a livelli avanzatissimi – ancora non riesce a darci un tale livello di confidenza da rassicurarci veramente. Insomma, più che il nucleare in sé, dovremmo continuare a preoccuparci dell’emotività e dell’errore umano.
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