Hackability: artigiani 2.0 al servizio delle persone con disabilità
Una rete per mettere in contatto persone per bisogni particolari, maker e designer, senza perdere di vista l'applicazione nella scuola
SENZA BARRIERE – Realizzare presidi su misura per persone disabili, a basso costo e open source. È questo l’obiettivo di Hackability, la community nata nel 2012 da un’idea di Carlo Boccazzi Varotto ed Enrico Bassi. “Volevamo creare una rete tra persone con bisogni particolari, maker e designer pronti a mettere a disposizione le proprie competenze”, racconta Boccazzi Varotto, ideatore di progetti di innovazione sociale. “Così abbiamo pensato a un format che potesse realizzare questo incontro di idee. Un hackaton atipico, nel quale i partecipanti non fossero solo esperti d’informatica.”
Oggi, dopo aver concluso ben tre Hackability e con tanti progetti collaterali ancora in corso, Boccazzi Varotto si ritiene soddisfatto e ammette il successo della propria intuizione. “Siamo riusciti a mettere in contatto molte persone, provenienti da ogni parte d’Italia. Maker e designer hanno ideato insieme a più persone con disabilità oggetti di uso comune originali, calibrati sulle esigenze personali e regalati a lavoro finito. In seguito, i vari prototipi sono stati immessi sulla nostra piattaforma online, in modalità open source, in modo che tutti potessero attingere alle conoscenze elaborate.” E il deposito virtuale di prototipi d’artigianato 2.0 – come ama definirlo l’innovatore – pare proprio funzionare, e raccoglie numerosi progetti. “C’è Tina, la robottina, un braccio meccatronico costruito per Giulia e in grado di supportare le persone con disabilità; Du’ spaghi, la forchetta meccanica dotata di manico ergonomico stampato in 3D, realizzata per Ivan. E poi c’è anche Movitron, un carillon musicale che si attiva ad ogni passo permettendo alla persona di mettere in relazione un percorso con un brano musicale. Questo oggetto, in particolare, è pensato per insegnare a bambini non vedenti con deficit cognitivi a muoversi e orientarsi nello spazio.”
L’esempio di Hackability ben presto ha fatto breccia nel cuore di molti maker, divenendo un fenomeno di portata nazionale. “I FabLab di tutta Italia, cogliendo l’impatto sociale dell’iniziativa, si sono attivati per progettare risposte sartoriali personalizzate, in grado di sopperire in modo efficace e a basso costo a precisi bisogni del singolo”, continua Boccazzi Varotto. Ma le iniziative di Hackability non si limitano solo alla creazione di una rete di contatti tra maker e disabili. “Da tempo ci occupiamo anche dell’area dell’educazione. In collaborazione con l’Istituto tecnico Pininfarina di Moncalieri (To) e su richiesta dei ragazzi e del personale docente con disabilità, abbiamo realizzato oggetti come Training for Davide, uno specifico attrezzo che consente a uno studente con particolari esigenze di fare i piegamenti. E, ancora, A portata di mano, una serie di targhe che indicano il nome e il numero dell’aula, destinate a persone ipovedenti. Grazie a specifici font, colori, lettere e numeri in rilievo consentono anche a chi ha un deficit visivo di orientarsi nei corridoi della scuola.”
Uno dei maggiori successi di Hackability, tuttavia, riguarda l’università. “Lo scorso aprile abbiamo dato il via ad Hackability@PoliTo, un progetto destinato ai ragazzi iscritti al corso di Tecnologie per la Disabilità che, invece di sostenere un tradizionale esame, collaboreranno con maker, designer e persona con disabilità alla progettazione di presidi e oggetti di uso comune destinati ai disabili coinvolti nell’iniziativa. In questo modo, il Hackability@PoliTo consentirà agli studenti di cooprogettare, lavorare in gruppo e sviluppare competenze trasversali orientate verso una prospettiva di grande utilità sociale.”
Leggi anche: +LAB: stampanti 3D, ingegneria e design per abbattere le barriere
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.