Quel sistema nel cervello che forma le nostre abitudini
Due circuiti paralleli nel cervello competono per il controllo sul comportamento, mediando tra azioni abituali e goal directed. Ma alcuni disturbi neuropsichiatrici e l'abuso di droghe possono rompere il loro equilibrio
SCOPERTE – Qual è la differenza tra guidare verso casa, facendo la stessa strada che percorriamo ogni giorno, e guidare verso un ristorante in cui non siamo mai stati in una parte diversa della città? Oltre al fatto che probabilmente mangeremo meglio, si tratta di due azioni diverse nell’intento. La prima è abituale mentre la seconda è goal directed, ci porta verso un obiettivo nuovo e coinvolge una zona precisa del cervello che lavora per farci uscire dalla routine: la corteccia orbitofrontale (OFC). A capire come il cervello regoli il processo, identificando il ruolo dell’OFC, è stato uno studio molto recente pubblicato sulla rivista Neuron, a firma di Christina Gremel e dei suoi colleghi.
Molti disordini neuro-psichiatrici, uno tra tutti il disturbo ossessivo compulsivo, sono accompagnati proprio dalla difficoltà a passare dalle azioni abituali a quelle goal directed. Anche per questo motivo ricercarne le basi neurologiche è diventato un filone di ricerca particolarmente interessante, che ha portato il team di Gremel a identificare un meccanismo molecolare tramite il quale il cervello riduce il flusso di informazioni diretto verso l’OFC, promuovendo, così, la formazione delle abitudini. Le alterazioni nel sistema endogeno dei cannabinoidi, un gruppo di recettori e lipidi neuromodulatori, potrebbero essere in grado di bloccare la capacità del cervello di “interrompere la routine” ed essere dunque la causa delle difficoltà osservate in molti disordini.
Gli endocannabinoidi, in pratica, funzionano come un freno per le informazioni e ci permettono di “formare” le abitudini. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno ideato un apposito paradigma di ricerca: hanno addestrato lo stesso topo a compiere una singola azione, in modo abituale o goal directed, in due diversi ambienti ma con la stessa ricompensa in cibo. Le differenze per risolvere il compito hanno contribuito a instaurare una preferenza per l’una o l’altra modalità, permettendo di scoprire quali aree del cervello entravano in gioco.
Quando i ricercatori hanno inibito un particolare recettore per gli endocannabinoidi, i topi che ne erano sprovvisti non formavano più abitudini. Secondo Rui Costa, co-autore, lo studio “dimostra direttamente che due circuiti paralleli nel cervello competono per il controllo sul comportamento, mediando tra azioni abituali e goal directed. L’abuso di droghe e i disordini neuropsichiatrici che riguardano il decision making modificano l’equilibrio tra le due”. Identificato il meccanismo alla base, i prossimi sviluppi potrebbero ruotare proprio intorno al ruolo dei recettori: prendendo di mira il sistema degli endocannabinoidi potrebbe essere possibile intervenire sul controllo sul comportamento da parte del circuito che regola l’abitudine.
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