Il lungo viaggio del caffè: dai produttori alle tradizioni
È il bene di maggior valore commerciato in larga misura dopo il petrolio. Ecco il percorso e l'evoluzione della bevanda più amata.
SPECIALE GIUGNO – Ne prendiamo uno, due al giorno. A volte, quando esageriamo, anche tre o più. Stiamo parlando della bevanda nera, amara e bollente che ci risveglia alla mattina o che favorisce la nostra digestione dopo pranzo o dopo una lauta cena. O almeno ce ne dà l’impressione. Cominciao così il nostro approfondimento sul caffé.
Sebbene così amato, il caffè non è prodotto in tutto il mondo. Proviene infatti da una pianta che cresce nella zona equatoriale, ma che mal sopporta le condizioni estreme, come il troppo caldo o le piogge eccessive. Così il nostro piacere quotidiano è legato alla capacità produttiva di un numero limitato di paesi.
Infatti sono solo 54 i paesi produttori di caffè, ma le persone coinvolte dal punto di vista occupazionale sono 25 milioni. Le condizioni esclusive di coltivazione, ma anche l’economia che ruota attorno al caffè, spezzano il globo a metà. Da un lato ci sono i produttori, ripagati spesso in modo iniquo per il loro lavoro; dall’altra parte ci sono i consumatori, che vedono arrivare la bevanda sulle loro tavole in un modo sempre più pronto da bere, talvolta a un prezzo abbastanza elevato.
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Secondo il rapporto USDA”Coffee: World Markets and Trade” la produzione di caffè vedrà un aumento di circa 2,4 milioni di sacchi da 60 Kg, l’unità di misura della bevanda nera. A prevalere sarà sempre l’Arabica che copre il 60% della produzione. Ma non sarà un successo condiviso da tutti i paesi esportatori. Mentre in Brasile, uno dei massimi produttori della qualità arabica, ci si aspetta un anno particolarmente proficuo, lo stesso non si può dire per paesi come il Vietnam o l’India, penalizzati dalla siccità e dai terreni aridi, o per la Colombia, che potrebbe essere colpita da piogge troppo abbondanti.
La produzione per quest’anno comunque non è a rischio, dato che ci si aspetta un aumento dell’1,6% rispetto all’anno 2014/2015. I sacchi da 60 kg prodotti, dovrebbero raggiungere il numero di 144.8 milioni.
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Chi non si sottrae al piacere del caffè
I più ghiotti di caffè sono gli europei (che determinano il 40% delle importazioni) e gli statunitensi (che importano circa la metà dei sacchi di caffè rispetto al Vecchio Continente). Nel corso del 2015, ne abbiamo consumato a livello mondiale circa 152, 1 milioni di sacchi da 60 kg. In media, dal 2011 a oggi, il consumo di caffè è aumentato in modo costante: circa il 2% in più ogni anno.
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Tra i Paesi europei, secondo i dati elaborati dall’International Coffee Organization, noi italiani ci posizioniamo al terzo posto per il consumo di caffè. Davanti a noi, solo Germania e Francia. I consumi più abbondanti sono spesso giustificati da una popolazione più numerosa rispetto ad altri paesi. Non è quindi solo questione di golosità, riti o tradizioni.
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Certo quello che ci differenzia in Europa non è solo il consumo ma anche il modo in cui ci piace bere il caffè. Nell’area europea Coffee and Health conta almeno cinque diverse modalità di preparazione della bevanda nera. C’è il caffè preparato con i filtri e quello lasciato semplicemente in infusione; non possiamo non citare la nostra famosa macchina per l’espresso;per rimanere in un clima nazionalistico c’è il caffè svedese, caratterizzato dalla presenza del fondo del caffè lasciato dentro alla bevanda; e infine occorre citare l’altrettanto famoso caffè turco, ottenuto dopo una lunga bollitura.
Ma passando oltre le singole tradizioni e le rivisitazioni, il caffè resta una bevanda che unisce, perché è per tutti il pretesto per fare sue chiacchiere con un amico, per fare una pausa con i colleghi al lavoro o per accogliere un ospite.
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