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Ecco il “raptor del muro”

L'ultimo megaraptor, trovato in Sud America, ha molti tratti sorprendenti come le ossa, i denti e le unghie

In Patagonia, nel Cretaceo superiore – 80 milioni di anni fa – viveva il Murusraptor, un animale che doveva raggiungere circa 8 metri e mezzo di lunghezza. Crediti immagine: Jan Sovak (University Of Alberta)

RICERCA – C’è un nuovo, bizzarro predatore tra le fila dei dinosauri: è il Murusraptor barrosaensis, ultimo arrivato nel misterioso clade dei megaraptor (Megaraptora). La nuova specie è stata descritta su Plos One da Rodolfo A. Coria e Philip J. Currie – rispettivamente delle università di Río Negro (Argentina) e di Edmonton (Canada) – che l’hanno estratto da una rossa parete rocciosa della Sierra Barrosa, nella provincia di Neuquén, in Patagonia.

Qui nel Cretaceo superiore – 80 milioni di anni fa – viveva il Murusraptor, un animale che doveva raggiungere circa 8 metri e mezzo di lunghezza. Di non più di 6 metri e mezzo, invece, era il subadulto al quale appartenne lo scheletro dissotterrato, che ancora porta evidenti segni di una vita breve e violenta.

Morso sul retro del cranio quand’era ancora più giovane, il carnivoro subì un’infezione che fece crescere la testa asimmetricamente, più velocemente da un lato e più lentamente da un altro. Inoltre, anche le costole di un fianco si ruppero e poi guarirono. Eppure la notevole importanza di questo ritrovamento non finisce qui. Tutt’altro.

All’epoca della sua scoperta, nel 1997, il Megaraptor venne ritenuto una versione ingigantita di Velociraptor e affini, soprattutto a causa di un artiglio falciforme lungo 30 centimetri. Ritrovamenti successivi chiarirono che esso non apparteneva agli arti inferiori, bensì a quelli superiori. Ciò inevitabilmente portò a un ricollocamento della specie tra le famiglie dei dinosauri teropodi: attualmente incluso in quella Neovenatoridae (legata agli allosauri), potrebbe subire in futuro ulteriori spostamenti.

Pur incompleto, l’esemplare di Murusraptor, sotto la lente degli studiosi, è al momento quello meglio conservato di un animale di questo gruppo (nel quale ricadono i conterranei Aerosteon e Orkoraptor).
La testa – purtroppo priva di muso – permetterà di valutare la conformazione e le dimensioni del cervello: esami che forniranno informazioni fondamentali sulla natura di questa specie (sui suoi sensi, sull’equilibrio, ecc.) e sulla sua parentela (poiché si possiedono analoghi dati di generi ben conosciuti, come tirannosauri e allosauri).

Anche i denti hanno colpito i paleontologi. Grandi non più di un’unghia del pollice, sono sì da carnivoro ma non offrono l’immagine del feroce predatore che ci si aspetterebbe, vista la stazza.

Infine, un altro tratto apparentemente ‘incoerente’ col quadro generale risiede nella struttura delle ossa: molto leggere e pneumatiche – tipiche delle specie di taglia inferiore – avrebbero aiutato questo imponente megaraptor non solo nei movimenti sulla terra, ma pure in acqua.

Grazie al “raptor del muro” (è questo il significato di Murus-raptor) il puzzle sui megaraptor ha oggi ulteriori tessere, che rendono questo gruppo di dinosauri ancora più intrigante. E meno fumoso.

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