Quanto ci fidiamo dei vaccini?
Tra i dieci Paesi più scettici sulla sicurezza dei vaccini, sette appartengono alla regione europea. Insieme a Russia e Azerbaijian, l'Italia è invece sul podio di chi mette in dubbio l'importanza dell'immunizzazione.
SALUTE – Quanto abbiamo fiducia nella sicurezza dei vaccini? La risposta è molto diversa di Paese in Paese, ma ora abbiamo una certezza: la regione europea è quella più scettica. A dirlo è la più ampia indagine mai condotta in quest’ambito, frutto del lavoro coordinato dal Vaccine Confidence Project della London School of Hygiene & Tropical Medicine. Per la prima volta i professionisti della salute e i governi hanno a disposizione un quadro chiaro, seppur scoraggiante, della diffidenza nei confronti dell’immunizzazione. Si tratta di dati importanti: capire dove la fiducia sta venendo meno è fondamentale per orientare gli sforzi di informazione. E per prevenire epidemie come quelle di morbillo che hanno ricominciato a colpire l’Europa.
I ricercatori hanno condotto lo studio in 67 Paesi e intervistato più di 65 000 persone. Così hanno scoperto che sette dei dieci Paesi più scettici del pianeta sono nell’area europea: Francia, Bosnia ed Erzegovina, Russia, Ucraina, Grecia, Armenia e Slovenia. In Francia, che detiene il “primato”, è stato il 41% degli intervistati a dirsi in disaccordo con la sicurezza dei vaccini. Si tratta di oltre il triplo della media globale, assestata intorno al 12%.
Il Sudest asiatico è invece tra le regioni più convinte dell’efficacia e sicurezza dei vaccini. In Bangladesh, specialmente, meno dell’1% degli intervistati considera i vaccini pericolosi. Si sale di poco in Indonesia (3%) e in Thailandia (6%), come riportano gli scienziati sulla rivista EbioMedicine (The Lancet).
Il caso francese
Quali sono le cause del primato francese? Oltre a due decenni di controversie legate principalmente al vaccino per l’epatite B e quello per l’HPV (papillomavirus), a instillare il dubbio e la preoccupazione nella popolazione sono gli stessi medici di famiglia. E la questione non è recente: già nel 2015 la percentuale di scettici era allarmante e la deputata europea Michèle Rivasi aveva sollevato il problema:
“Tra il 2005 e il 2010 la percentuale di cittadini francesi favorevoli o molto favorevoli ai vaccini è crollata dal 90% al 60% (dati INPES Peretti-Watel health barometer 2013). La percentuale di francesi anti-vaccinisti tra i 18 e i 75 anni è aumentata dall’8,5% del 2005 al 38,2% nel 2010. Nel 2005 il 58% dei medici ha messo in discussione l’utilità dei vaccini somministrati ai bambini, mentre il 31% ha espresso i suoi dubbi in merito alla sicurezza. E di sicuro questi numeri saranno aumentati ulteriormente”.
Tra i protagonisti di questo cambio di paradigma nella fiducia verso l’immunizzazione ci sono i vaccini contro il Rotavirus, Rotarix e Rotateq, introdotti a partire dal 2006 nella routine vaccinale dei bambini ma che non vengono passati dal sistema sanitario francese (il che ha mantenuto bassa la copertura, tra il 5 e il 9%). Tra il 2012 e il 2014 due neonati che avevano ricevuto il vaccino sono morti per intussuscezione intestinale – il ripiegamento di un segmento dell’intestino all’interno di un altro, tra le cause più comune di ostruzione intestinale nei bambini tra i tre mesi e i sei anni – e nel corso del 2014 il French Technical Committee for Pharmacovigilance ha espresso la sua preoccupazione per “il tasso preoccupante di seri effetti collaterali”, come riporta il British Medical Journal.
Il rapporto finale sulla farmacovigilanza è stato pubblicato a febbraio, con i dati sull’immunizzazione: a partire dal 2006 circa 490 000 bambini avevano ricevuto il vaccino, con 508 segnalazioni di effetti collaterali, 201 dei quali considerati gravi. Il 75% di questi effetti riguardava l’apparato digerente: 47 i casi di intussuscezione, 14 dei quali ha richiesto il trattamento chirurgico. Tra i 35 casi associati al Rotarix, 21 si sono verificati nella settimana seguente la vaccinazione, 6 su 12 per il Rotateq. La conclusione del comitato di farmacovigilanza è stata che il tasso di effetti collaterali era preoccupante se confrontato con quello di altri vaccini pediatrici.
Il documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul Rotavirus, invece, continua a raccomandare la vaccinazione in tutti i programmi nazionali, perché il rischio è considerato accettabile a fronte della protezione che offre specialmente nei Paesi più poveri (la review Cochrane è dello stesso avviso). Nel luglio 2014 il vaccino era stato implementato in 67 Paesi, e la stima dell’incidenza dell’intussuscezione causata da vaccino era di uno-due casi ogni 100 000 bambini. Il polverone scaturito dai casi francesi è durato a lungo – specialmente quando agli scienziati che avevano condotto lo studio clinico sono stati chiesti i dati grezzi sulla sicurezza, non pubblicati – ma l’OMS ha ribadito che l’incidenza dei casi francesi era in linea con quella nota, e che per il secondo caso (in cui l’intussuscezione si è verificata non alla prima dose di vaccino ma alla terza) l’associazione è stata probabilmente una coincidenza.
Cosa fare?
“Le nostre scoperte ci permettono di avvicinarci all’opinione pubblica sui vaccini su una scala senza precedenti”, commenta Heidi Larson, leader dello studio su EbioMedicine. “Continuare a monitorare l’attitudine nei confronti dei vaccini è fondamentale per la salute pubblica globale, in modo da poter identificare rapidamente i Paesi o le regioni in cui la fiducia sta venendo meno. A quel punto possiamo agire altrettanto velocemente per capire cosa sta cambiando la loro attitudine. E questo ci fornisce la miglior opportunità per prevenire possibili epidemie di malattie come morbillo, polio e meningite, che possono provocare sofferenza, disabilità permanenti e anche la morte”.
Uno degli aspetti più interessanti del sondaggio è che in molti Paesi i cittadini sono convinti dell’importanza dei vaccini ma non della loro sicurezza. Il che è un grosso indizio, ma in parte anche una sorpresa se si pensa che il grosso dell’informazione al riguardo è incentrato proprio sul valore dei vaccini nel combattere patologie come la polio, ma forse è meno efficace nel chiarire i dubbi sulla sicurezza del vaccino in sé. Comunicare i dati sugli studi clinici, permettere al pubblico di padroneggiare il concetto di incidenza, forse sono queste le nuove sfide da affrontare ora che sappiamo che la domanda in cerca di risposta non è “perché sono importanti i vaccini” ma “i vaccini sono davvero sicuri”?.
Dipende nuovamente dal Paese e l’Italia fornisce un ottimo esempio. Come accadde qualche anno fa, quando ci siamo aggiudicati il primo posto in classifica come paese europeo più colpito dal morbillo (un caso su tre era italiano, l’87% dei colpiti non era vaccinato) anche stavolta vantiamo un primato. Russia, Italia e Azerbaijan sono infatti i tre paesi più scettici anche riguardo all’importanza dei vaccini. I dati del sondaggio non possono spiegarci se le specifiche attitudini siano legate a un vaccino in particolare, come in parte è stato per la Francia, né -trattandosi di interviste telefoniche o online- permettono di approfondire le motivazioni. Ma di certo abbiamo un valido punto di partenza, che in futuro permetterà di esplorare anche questi aspetti e fornisce un quadro di partenza molto chiaro per monitorare, d’ora in avanti, come cambia la percezione pubblica dei vaccini.
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