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Cala la produzione mondiale di vino a causa dei cambiamenti climatici

La stima dell'Organisation Internationale de la Vigne et du Vin per il 2016 è di un calo del 5% sull'anno precedente

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La produzione mondiale del vino sarà quest’anno minore del 5% rispetto al 2015. Crediti immagine: Phil Roeder, Flickr

ECONOMIA – Sarà l’annata più bassa, in termini di quantità di vino prodotto, degli ultimi venti anni. Lo segnala l’Organization Internationale de la Vigne et du Vin (OIV), un’organizzazione internazionale che si occupa della scienza e della tecnica del vino, in una conferenza stampa dello scorso 20 ottobre. Complessivamente, gli analisti si aspettano una produzione globale di 259 mhl (milioni di ettolitri), con un calo del 5% rispetto allo scorso anno.

L’Italia conferma la sua posizione di leader mondiale, con 48,8 mhl e un -2% rispetto al 2015, seguita dalla Francia (41,9 mhl, – 12%) e dalla Spagna (37,8 mhl e +1%). Bene anche la Romania, che dopo due annate difficili torna a un buon livello produttivo con 4,8 mhl, e gli Stati Uniti (22,5 mhl), che si confermano in crescita in termini di quantità prodotte. Un 2016 positivo anche per Australia (12,5 mhl) e Nuova Zelanda (3,1 mhl), in un trend di crescita. Dove le cose stanno andando male è in Sud America, con Argentina, Cile e Brasile a registrare il calo più sensibile: -35%, -21% e 50% rispettivamente. L’annata non sarà ricca nemmeno in Portogallo (-20%) e Sudafrica (-19%), ma ecco tutti i numeri in dettaglio:

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Secondo OIV, la causa principale va cercata nel cambiamento dei pattern di siccità che si stanno verificando a tutte le latitudini. Un articolo a firma Benjamin I. Cook ed Elizabeth M. Wolkovich apparso lo scorso marzo su Nature Climate Change, analizzando l’andamento di questi fattori in Francia, fondamentalmente individua la stessa causa alla base della difficoltà produttiva del vino:

Storicamente, le alte temperature estive dell’Europa occidentale, che accelerano la maturazione dei frutti, richiedono condizioni di siccità per dare origine a caldo estremo. La relazione tra siccità e temperature in questa regione si è però indebolito negli ultimi decenni e l’aumento del caldo a causa dei gas serra prodotti delle attività umane permette il raggiungimento delle alte temperature necessarie per il raccolto precoce senza la siccità. I nostri risultati suggeriscono che il cambiamento climatico ha alterato in modo profondo i driver climatici per il raccolto precoce dell’uva da vino in Francia, con possibili conseguenze sulla gestione delle vigne e sulla qualità del vino.

La problematica principale che scaturisce da questa situazione, come ha sottolineato Sandra Allen su BuzzFeed, è che “tutte le uve maturano contemporaneamente”. Ecco le difficoltà nella gestione della vigna (poco tempo per raccogliere varietà diverse) e i rischi per la qualità del vino che se ne produce. Secondo quanto racconta la Allen, una possibilità potrebbe essere quella di piantare varietà di vite più adatte a climi di questo tipo, con caldo umido e pochi periodi di secco. Con problematiche legate al cambiamento sui vini che possono quindi venire prodotti e ai lunghi tempi necessari per questo passaggio. Vista l’attuale distribuzione delle varietà, sono due vitigni particolarmente legati alla storia del bordolese i due più a rischio: il malbec e il carménère. Quest’ultimo, in particolare, aveva già rischiato di sparire nel XIX secolo, quando la filossera ne decimò le piante in Europa. Si è però adattato bene al clima andino, dove è diventato uno dei vitigni più coltivati e apprezzati. Ora, proprio in queste aree di produzione sudamericane, si registrano i cali più consistenti di produzione, mettendolo di nuovo a rischio.

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Marco Boscolo
Science writer, datajournalist, music lover e divoratore di libri e fumetti datajournalism.it