Una solida esperienza e conoscenza del vino non migliora le prestazioni olfattive quando si tratta di distinguere fra vini diversi, lo dice una nuova ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Food Quality and Preference, che dimostra che inesperti e sommelier hanno prestazioni molto simili quando si devono affidare esclusivamente al proprio naso.
CULTURA - Ebbene sì, sono stati i francesi a copiarci, e non viceversa. O meglio hanno copiato gli antenati etruschi della popolazione italiana. Nel fare il vino, sì. Nell'eterna lotta per la supremazia enologica fra Francia e Italia, incassiamo un punto: siamo stati noi a passare l'arte del vino ai cugini transalpini (del sud). lo dicono le analisi scientifiche. Un articolo apparso su PNAS a quanto pare pone fine a un dubbio che attanagliava gli studiosi da un po'.
I reperti infatti testimoniano che nel 600 a. C. le anfore etrusche hanno iniziato a viaggiare per la Francia del sud. irca un secolo più tardi però il senso del commercio si è invertitoe anfore tipicamente francesi hanno iniziato a muoversi in direzione contraria. Il centro di commercio era il piccolo comune di Lattes (allora chiamata Lattara), in Linguadoca, già noto agli archeologi come importante punto di commercio dove gli etruschi diffondevano le loro merci nel territorio oggi francese. Cosa contenevano le anfore? Se si trattava di vino (come si sospettava) la congettura era facile: prima i francesi comperavano il vino etrusco e poi hanno iniziato a imitarlo e produrlo da soli. E così pare sia stato, visto che le analisi hanno confermato che le anfore contenevano proprio vino. Niente di simile a quello che si beve oggi, un bianco con aggiunta di piante aromatiche, come il rosmarino e il timo e probabilmente un po' di resina (come la retsina greca), usati sia come conservanti, sia perché il vino aveva probabilmente anche un uso medicinale.
Nell'ultimo decennio si sono moltiplicati gli studi che mostrano le attuali reazioni degli organismi ai cambiamenti climatici in corso e quelli che tracciano possibili scenari futuri a partire dalle conoscenze attuali.
CRONACA - Uno studio pubblicato sull'American Journal of Enology and Viticulture ha messo in relazione le abilità gustative di esperti di vino (sommelier, viticoltori, ecc.) e non esperti, trovando differenze sostanziali nelle capacità gustative fra i due gruppi. John Hayes, agronomo della Penn State University, USA, e Gary Pickering, psicologio della Brock University, in Canada, hanno misurato la sensibilità a un composto chimico comunemente chiamato PROP (6-n-propylthiouracil) che viene usato negli esperimenti sul gusto per testare la capacità nel percepire l'amaro. Le osservazioni infatti dimostrano che che alcune persone percepiscono il PROP molto spiccatamente mentre per altri è compretamente insapore.
I soggetti testati da Hayes e Pickering sono stati divisi fra esperti e non esperti. I risultati delle osservazioni mostrano come gli esperti siano più sensibili all'amaro, in media, dei non esperti. Dunque secondo gli autori esisterebbe una differenza a livello fisiologico fra gli esperti di vino e i non esperti