CULTURA

Il vino francese era etrusco (ma assomigliava a quello greco)

Particolare di anfora etrusca ritrovata a Vulci. Crediti: dominio pubblicoCULTURA – Ebbene sì, sono stati i francesi a copiarci, e non viceversa. O meglio hanno copiato gli antenati etruschi della popolazione italiana. Nel fare il vino, sì. Nell’eterna lotta per la supremazia enologica fra Francia e Italia, incassiamo un punto: siamo stati noi a passare l’arte del vino ai cugini transalpini (del sud). lo dicono le analisi scientifiche. Un articolo apparso su PNAS a quanto pare pone fine a un dubbio che attanagliava gli studiosi da un po’.

I reperti infatti testimoniano che nel 600 a. C. le anfore etrusche hanno iniziato a viaggiare per la Francia del sud. Circa un secolo più tardi però il senso del commercio si è invertito e anfore tipicamente francesi hanno iniziato a muoversi in direzione contraria. Il centro di commercio era il piccolo comune di Lattes (allora chiamata Lattara), in Linguadoca, già noto agli archeologi come importante punto di commercio dove gli etruschi diffondevano le loro merci nel territorio oggi francese. Cosa contenevano le anfore? Se si trattava di vino (come si sospettava) la congettura era facile: prima i francesi comperavano il vino etrusco e poi hanno iniziato a imitarlo e produrlo da soli. E così pare sia stato, visto che le analisi hanno confermato che le anfore contenevano proprio vino. Niente di simile a quello che si beve oggi, un bianco con aggiunta di piante aromatiche, come il rosmarino e il timo e probabilmente un po’ di resina (come la retsina greca), usati sia come conservanti, sia perché il vino aveva probabilmente anche un uso medicinale.

Gli autori ipotizzano che l’introduzione del prodotto in Francia da parte degli etruschi abbia stimolato il mercato e  l’interesse verso il vino che a sua volta ha stimolato il trapianto della vite euroasiatica nel territorio celtico del sud.

Crediti immagine: pubblico dominio, Wikimedia Commons

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.