Un’applicazione per mostrare le potenzialità del Web semantico, uno dei cardini del prossimo Web 3.0.
FUTURO – Sembrerebbe quasi un personaggio uscito fuori da un opera di Douglas Adams, ma in realtà è una sorta di esperimento dimostrativo sulle potenzialità del Web semantico.
Definire questo nuovo approccio all’organizzazione dei contenuti della Rete è già di per sé difficile: in pratica si tratta di insegnare alla Rete a riconoscere le parole non come semplici sequenze di byte, ma assegnando loro un significato.
Il nuovo Web dovrebbe, per esempio, riconoscere che “cane” e “il migliore amico dell’uomo” indicano entrambe la stessa entità. O che “Darwin” può indicare due cose diverse, cioè il cognome del naturalista oppure la grande città nel nord dell’Australia.
Un risultato come questo si otterrebbe contrassegnando i contenuti con appropriati metadata, e se frequentate Oggiscienza avete già un esempio di cosa si tratta, cioè (nel caso dei blog) di quella manciata di etichette (tag) che definiscono gli argomenti di un post e che se cliccati rimandano ai post della blogosfera contrassegnati allo stesso modo.
Questo approccio renderebbe la ricerca e l’utilizzazione di contenuti molto più efficiente. I nuovi metadata trasformerebbero un Web delle “parole” in un Web delle “cose” o “entità” se preferite, insomma i nuovi contenuti sarebbero strutturati secondo il significato che assumono e in questo modo i computer si trasformerebbero da filtri passivi ad assistenti attivi.
Perché tutti questi condizionali? Perché c’è ancora molto scetticismo in giro e addirittura il blogger e giornalista Cory Doctorow ha coniato il termine metacrap che da solo implica il fallimento di quello che al contrario gli entusiasti dipingono come un cambio di paradigma imminente. Di certo il blogger dimostra parecchio coraggio a essere così lapidario nel suo pronostico visto che in campo scientifico, tecnologico in particolare e informatico in particolarissimo, tanta sicumera può costare bruttissime figure.
Oltretutto, è anche grazie a un approccio di questo tipo, cioè semantico, che Watson, il supercomputer dell’IBM, è riuscito a battere i suoi avversari biologici.
Sia per convincere questi scettici che per mostrare a chiunque le potenzialità di un nuovo upgrade del Web, la professoressa Deborah L. McGuinness (Tetherless World Constellation, Rensselaer Polytechnic Institute) con l’aiuto dei suoi studenti ha sviluppato KSL Wine Agent. Questo strumento usa il Web semantico per aiutarci a scegliere quale vino abbinare alle pietanze, proprio come dovrebbe fare un vero sommelier.
L’applicazione è ancora in costruzione e l’elenco delle portate e degli ingredienti utilizzati è piuttosto limitato ma è già utilizzabile. Ad esempio se il nostro piatto ha un condimento a base di pomodoro otteniamo come indicazione generale:
Si abbina con rossi asciutti. Si sposa particolarmente bene con vini a medio corpo e con aroma equilibrato.
E segue un elenco di vini specifici
MOUNTADAM PINOT NOIR
SAUCELITO CANYON ZINFANDEL
GARY FARRELL MERLOT
…
Ma questo risultato è il frutto di un processo semantico: sapendo le caratteristiche generali di abbinamento (definite dalla stessa McGuinness, appassionata di vini) il browser risponde alla domanda “quale vino consiglia?” cercando gli abbinamenti specifici in base alle caratteristiche di ogni vino.
In questo caso si tratta di un database limitato ai server della Stanford University, ma se il Web diventerà veramente 3.0 un giorno potremo veramente “parlare” con Google di qualunque cosa.
Il Web 3.0 però per crescere e affermarsi ha bisogno dell’aiuto di tutti (uno dei motivi per cui secondo Cory Doctorow è destinato a fallire: le persone sono troppo pigre), cioè servirebbero tanti volontari che contribuissero ad “annotare” le pagine creando i metadata di cui abbiamo parlato prima.
Se vi incuriosisce il web semantico e come farlo crescere, ecco un ottimo video (in inglese) che spiega perché ci servono i metadata e come chiunque, senza particolari capacità informatiche, può contribuire.