Ecco i tre giovanissimi che viaggiano verso il Mare di Ross
L’italiana Elisabetta Olivo, l’inglese Cristian Florindo-Lopez e il coreano Kim Sookwan sono i ricercatori più giovani a bordo della nave OGS Explora, nella missione in Antartide.
SPECIALE GENNAIO – Non capita tutti i giorni di poter andare in Antartide. Lo sanno bene i tre giovanissimi ricercatori che sono partiti a bordo dell’OGS Explora per una spedizione della durata di due mesi, che li porterà a solcare le acque polari del Mare di Ross e a effettuare ricerche sul cambiamento climatico. A fianco di ricercatori senior e di uno staff tecnico che già vanta un’esperienza in ambienti polari, l’italiana Elisabetta Olivo, l’inglese Cristian Florindo-Lopez e il coreano Kim Sookwan sono i più giovani a bordo della nave: i primi due hanno ventotto anni, mentre Sookwan trentuno.
L’Antartide è un continente su cui ognuno di loro ha svolto approfonditi studi negli scorsi anni, ma che solamente Sookwan aveva già avuto modo di visitare. Una fortezza lontana, fredda e per molti inespugnabile. Ma non per il gruppo dell’Explora.
Per Elisabetta Olivo, il Mare di Ross è una vecchia conoscenza: ha iniziato a studiarlo durante la preparazione della tesi di laurea magistrale, per poi effettuare un tirocinio formativo post laurea di sei mesi presso l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), con l’obiettivo di creare un database per i dati sismici acustici di tutto l’Antartide. A novembre 2015, ha iniziato il dottorato in Scienze Polari all’Università di Siena, ma ha continuato a svolgere il suo lavoro con OGS. La sua ricerca tratta i processi deposizionali sulla scarpata continentale del Mare di Ross Orientale durante il Cenozoico, in relazione alla dinamica della calotta glaciale e delle correnti di fondo.
“Mi è stata data la possibilità di partecipare a questa missione perché due dei cinque progetti che andremo a svolgere interessano anche la mia area di studio. Sono una geofisica, durante questi due mesi parteciperò all’acquisizione di dati sismici che serviranno per fornire un’immagine di ciò che sta sul fondo del mare e al di sotto di esso”, spiega la ricercatrice.
Cristian Florindo-Lopez sta ultimando invece il suo dottorato in fisica oceanografica presso l’Università di Southampton; da sempre attratto dall’ambiente polare, non ha esitato a presentare la propria candidatura per la spedizione, quando ha saputo che il gruppo era alla ricerca di un volontario che potesse fornire un supporto per la misurazione degli standard fisici. “In questa missione mi occuperò di misurare alcuni parametri relativi all’acqua: salinità, temperatura, velocità delle correnti”, spiega.
Per quanto riguarda Kim Sookwan, il tipo di ricerca che il giovane coreano sta effettuando nell’ambito del suo dottorato in OGS ha numerosi punti in comune con gli studi che effettuerà sull’Explora: specializzato in geofisica, ha scelto di focalizzare i suoi studi sulla statigrafia sismica della regione nord-occidentale del Mare di Ross, con l’obiettivo di indagare la dinamica delle calotte glaciali antartiche e le attività delle correnti oceaniche polari durante il tardo Cenozoico. Il giovane ricercatore collabora fin dal 2013 con Laura De Santis, ricercatrice OGS e membro del gruppo a bordo di Explora, ed è l’unico ad aver già visitato l’Antartide, nel 2011. Nell’ambito della spedizione, coordina la registrazione dei dati sismici multicanale.
La spedizione verso il Mare di Ross ha richiesto ai tre ricercatori una preparazione adeguata, che ha compreso corsi di sopravvivenza, la maturazione di nuove competenze scientifiche e la familiarizzazione con le strumentazioni di bordo. “Come tutti i neofiti italiani dell’Antartide, ho svolto due settimane di corsi di addestramento teorici e pratici sul lago Brasimone e sul Monte Bianco tra agosto e settembre: lezioni di primo soccorso, uso delle radio, informazioni utili sulle basi e le navi italiane, ma anche prove antincendio, avanzamento in cordata coi ramponi sul ghiacciaio”, racconta Elisabetta Olivo. Florindo-Lopez non solo ha svolto corsi di primo soccorso e sopravvivenza, ma ha dovuto approfondire le proprie conoscenze di geologia, mentre Sookwan ha studiato a fondo i sistemi di rilevazione fisica presenti sulla nave.
Divisi tra le paura di vivere in uno dei luoghi più remoti del pianeta per due mesi e l’emozione di quest’avventura, i tre ricercatori vogliono sfruttare al meglio quest’esperienza, per poter raccogliere dati in prima persona e svolgere attività sul campo. “Ritengo di essere molto fortunata di aver la possibilità di fare questa esperienza e per un dottorando poter raccogliere ‘i propri dati’ dal vivo oltre che utilizzarne di già raccolti da altri è fantastico. Credo potrò imparare molto in questi due mesi, sia da un punto di vista della ricerca, sia per aumentare la mia capacità di adattamento a una situazione di isolamento e stretta collaborazione con poche persone per un lungo periodo”, conclude entusiasta Elisabetta Olivo.
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