Dei, alieni o microrganismi? Le tante facce di Asgard
Il Castello di Loki è una struttura geologica nel Mar Glaciale Artico, caratterizzata da acque che arrivano fino a 300 °C.. Il suo nome deriva da Loki, dio dell’inganno e del fuoco nella mitologia norrena.
STRANIMONDI – Slanciate torri dorate, architetture futuristiche, navi volanti e cannoni, questa è la Asgard cui ci ha abituato la Marvel. O, più precisamente, il Marvel Cinematic Universe (MCU), cioè l’universo condiviso che raccoglie le avventure cinematografiche degli Avengers e le serie televisive dedicate a Daredevil, S.H.I.E.L.D., Jessica Jones, Il Punitore e via dicendo.
Una Asgard ben diversa dalla originale dimora degli dei della mitologia norrena, ma che in parte si discosta anche da quella reinventata dagli stessi fumetti Marvel, dove l’impronta magica e lo stile fantasy erano molto radicati. La Asgard dei film ha invece un taglio più fantascientifico, non solo per il look di palazzi e armi ma anche per come la magia asgardiana viene rappresentata, e cioè come una tecnologia estremamente avanzata. “I vostri antenati la chiamavano magia; tu la chiami scienza. Io vengo da un posto dove scienza e magia sono la stessa cosa”, spiega Thor nel primo dei lungometraggi a lui dedicati.
Un simile approccio – che richiama la celebre citazione dello scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke, “Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia” – lo abbiamo incontrato anche in Doctor Strange, dove scienza e magia non sono poi così diverse, come ha confermato anche il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige in un’intervista.
Il connubio fra la scienza e la mitologia norrena non è un’esclusiva della Marvel: nel 1997, la serie fantascientifica Stargate SG-1 ha introdotto gli Asgard, una razza aliena tecnologicamente molto avanzata, giunta in passato sulla Terra dove ha dato origine sia ai miti su Odino, Thor e compagni, sia, in seguito, allo stereotipo di creatura extraterrestre più amato da cinema, ufologi e complottisti vari: il Grigio, anche noto come Grigio di Roswell, alieno di razza Alfa o Zeta Reticuliano.
Ma esiste anche un caso in cui non è la narrativa fantastica ad attingere alla scienza come fonte di ispirazione, bensì il contrario. Il Castello di Loki è un sito che comprende sei fumarole nere (un tipo di sorgente idrotermale che si trova sui fondali oceanici), scoperto nel 2008 da una spedizione scientifica internazionale nel Mar Glaciale Artico, a circa 2500 metri di profondità. Una struttura geologica a metà strada fra la Norvegia e la Groenlandia, dalla forma che ricorda quella di un castello, molto difficile da individuare e dalla quale esce acqua a temperature che raggiungono i 300 °C. Ecco perché i ricercatori hanno pensato a Loki, dio norreno dell’inganno e del fuoco, quando dovevano trovare un nome per il sito appena scoperto.
Ed ecco perché anche i Lokiarchaeota sono stati chiamati così. Identificati nel 2015 da un gruppo di ricercatori svedesi e norvegesi, i Lokiarcheota sono organismi unicellulari appartenenti al dominio degli archei, che insieme ai batteri appartengono agli organismi procarioti. La loro particolarità è di avere alcune caratteristiche comuni agli eucarioti, l’altro grande dominio in cui sono suddivisi gli esseri viventi, del quale facciamo parte anche noi.
Secondo i ricercatori, questa somiglianza potrebbe avere una grande importanza nello studio di uno dei temi più complessi e affascinanti della biologia: l’origine della cellula eucariotica. Secondo la teoria endosimbiontica, questo tipo di cellula deriverebbe dall’unione fra una cellula archea e un batterio, che invece di essere digerito è diventato parte integrante di una nuova struttura vivente, fino a diventarne una parte fondamentale: il mitocondrio. Simili processi avrebbero dato origine anche ad altri organelli cellulari come i plastidi delle cellule vegetali, le ciglia e i flagelli.
I dati raccolti finora sembrano collocare il protomitocondrio nella classe degli alfaproteobatteri, ma l’identità della cellula ospite restava un mistero. Mistero che i Lokiarcheota potrebbero contribuire a risolvere. Il 3,3% dei loro geni, infatti, codifica per proteine molto simili a quelle eucariotiche, che svolgono funzioni legate alla membrana cellulare, al citoscheletro e alla fagocitosi. Funzioni solitamente assenti negli archea e che li rendono ottimi candidati come discendenti della prima cellula ospite. Ai Lokiarcheota si sono aggiunti, nel 2016, i Thorarchaeota, mentre uno studio pubblicato lo scorso gennaio su Nature ha rivelato l’esistenza di altri due parenti – Odinarchaeota e Heimdallarchaeota – e nominato questo clade Asgard, confermando l’importanza del ruolo di questa famiglia ancestrale nell’origine della complessa cellula eucariotica.
Insomma, che si tratti di antiche e battagliere divinità, di alieni tecnologicamente avanzati o di organismi unicellulari unici nel loro genere, non possiamo che riconoscere un grande debito nei confronti degli asgardiani.
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