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Speciale LEA – Le novità su procreazione medicalmente assistita e gravidanza

Prestazioni in regime ambulatoriale e non più in ricovero, ma le tariffe sono ancora decise dalle Regioni. Importanti novità anche in gravidanza. Ne parliamo con l'esperta.

I nuovi LEA si propongono di ridurre le differenze che al momento esistono tra Regione e Regione per quanto riguarda la procreazione medicalmente assistita. Crediti immagine: ZEISS Microscopy, Flickr

SPECIALE LEA – Uno dei maggiori problemi circa la procreazione medicalmente assistita (PMA) in Italia è la disomogeneità a livello regionale, sia per modalità di somministrazione dei trattamenti – in alcune Regioni è previsto ancora il ricovero – sia dal punto di vista economico, soprattutto per le tasche delle coppie che decidono di sottoporsi al percorso.

I nuovi LEA si pongono l’obiettivo di superare queste disomogeneità uniformando l’offerta: prevedono infatti l’inserimento nel nuovo nomenclatore della specialistica ambulatoriale di tutte le prestazioni necessarie nelle diverse fasi del percorso di procreazione medicalmente assistita, sia omologa (cioè con i gameti provenienti dalla coppia richiedente), sia eterologa (con gameti provenienti da una persona, uomo o donna, al di fuori della coppia). Da quando entreranno effettivamente in vigore questi nuovi LEA, in tutte le Regioni le tecniche di PMA dovranno avvenire in regime ambulatoriale e non più con ricovero. Inoltre le coppie, indipendentemente dalla Regione di provenienza, dovranno arrivare a pagare un ticket più uniforme per il servizio.

“Si tratta di una novità senza dubbio positiva e che attendevamo”, spiega Maria Elisabetta Coccia, Direttore del Centro per la Procreazione Medicalmente Assistita dell’AOU Careggi di Firenze. “Il problema è che al momento non è ancora operativa: come scritto nell’art. 64, lo sarà una volta sentita l’agenzia per i Servizi Sanitari, previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni, per la definizione delle tariffe massime delle prestazioni previste.”

Finora non è stato precisato a livello nazionale a quanto dovranno ammontare queste tariffe. Se da una parte i LEA si propongono di rendere finalmente la situazione più omogenea, occorrerà attendere questi passaggi per verificare in che modo saranno messi in atto.  Tutto questo rende i LEA tutt’altro che pronti all’uso per la procreazione assistita. “Saranno infatti ancora le Regioni a dover deliberare a quanto dovranno ammontare i contributi delle coppie mediante ticket, senza alcuna soglia uniforme fissata a livello nazionale. Per non parlare dei tempi che ci metteranno le Regioni a deliberare in materia”, continua Coccia.

Nel documento si legge inoltre che “per tutte le spese connesse alle prestazioni di raccolta, conservazione e distribuzione di cellule riproduttive finalizzate alla PMA eterologa, è previsto un contributo il cui importo verrà fissato dalle singole Regioni.”

In Toscana per esempio, già dal 2000 la PMA viene erogata in regime ambulatoriale, in cui la donna, già dopo un paio d’ore dall’intervento di prelievo ovocitario, può tornare a casa, dal momento che la sedazione prevista è molto blanda. “Finora il costo stimato per l’omologa in Toscana è di circa 1870 euro (una stima al ribasso, dato che è stata fissata nel 2000): 500 euro sono sono pagati dalla coppia, se residente in Toscana, altrimenti le cifre sono più elevate, mentre i restanti 1300 euro sono messi dalla Regione” spiega Coccia. “La stessa donna, se trattata per esempio in Lombardia, verrebbe invece ricoverata in day hospital per un costo complessivo molto più elevato per il Servizio Sanitario. Eliminare il day hospital è dunque  importante, ma non basta: serve anche dare linee precise per l’elaborazione di tariffe che superino le attuali forti differenze di ticket tra i residenti e in non residenti in Regione”.

Un altro aspetto non citato nei nuovi LEA riguarda la donazione dei gameti per la fecondazione eterologa. “Le banche italiane ancora non hanno a disposizione sufficienti gameti, e siamo quindi costretti ad acquisirli all’estero, prevalentemente in Spagna e Danimarca”, spiega Coccia, “dove le donazioni sono molto comuni, dal momento che lo stato riconosce un indennizzo per le donne che donano, cosa che in Italia non è prevista”.(OggiScienza ne aveva parlato qui)

Molte sono invece le novità previste per le donne in gravidanza. Per la prima volta infatti tutte le donne potranno accedere gratuitamente ad alcuni servizi, come la diagnosi prenatale con test combinato e, solo in caso di rischio elevato, amniocentesi o villocentesi, indipendentemente dall’età della madre. Saranno inoltre offerti corsi di accompagnamento alla nascita, assistenza in puerperio, colloquio con lo psicologo in caso di disagio emotivo in gravidanza o in puerperio e una visita specialistica di genetica medica ed eventuali indagini genetiche disposte dal genetista medico, in caso di aborti ripetuti.

“Nella pratica”, conclude Coccia, “si tratterà di aspettare ancora, prima di tutto che entrino ufficialmente in vigore i LEA, e in seguito che le singole realtà li recepiscano e deliberino circa le modalità operative, che potranno essere comunque differenti da Regione a Regione.  Insomma, il fine dei LEA è importante e necessario, ma c’è ancora tanta strada da fare per parlare di omogeneità nei trattamenti”.

@CristinaDaRold

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.