Il primo pesce di caverna d’Europa
I cavefish sono tutti quei pesci d'acqua dolce che si sono adattati alla vita nelle caverne. Solo in Antartide ed Europa non erano stati trovati. Finora
SCOPERTE – Occhi piccoli e quasi curvati verso l’interno, colore assente e narici ampie. Sulla testa dei lunghi barbigli, simili a baffi. È un cobide appena descritto nonché il primo pesce di caverna mai trovato in tutta Europa, l’unico continente che ancora non vantava un “suo” cavefish insieme all’Antartide.
Mentre scrivo, sulla pagina di Wikipedia dedicata ai pesci di caverna si legge ancora che in Europa non ne sono mai stati trovati. Come spiegano gli scienziati su Current Biology, ad avvistare il pesce per primo è stato un subacqueo esperto di immersioni nelle caverne (Joachim Kreiselmaier, tra gli autori dello studio) che l’ha scovato in un remoto sistema di acque sotterranee nella Germania del Sud.
Sul pianeta ci sono oltre 150 specie di pesci di caverna, un termine usato per abbracciare tutti i pesci d’acqua dolce adattatisi alla vita nelle grotte sotterranee. La scarsa pigmentazione e occhi minuscoli, come quelli del cobide appena scoperto, sono caratteristiche molto comuni. Ma le peculiarità di questi pesci, oltre all’areale ristretto che occupano molti di loro, fa sì che siano a rischio.
La perdita di habitat, l’inquinamento e l’introduzione di specie invasive sono gravi minacce anche per animali così particolari, la cui vita isolata non è più davvero tale e non li può proteggere dalle attività umane.
La scoperta è sorprendente perché, fino ad ora, si pensava che le glaciazioni del Pleistocene avessero impedito ai pesci di colonizzare questo tipo di ambienti così a Nord. Gli studi genetici effettuati sul pesce – che appartiene al genere Barbatula – e le conoscenze geologiche sulla regione in cui abita suggeriscono che la popolazione sia piuttosto giovane, intorno ai 20.000 anni.
Come spiega in un comunicato Arne Nolte del Max Planck Institute for Evolutionary Biology, co-autore dello studio, “solo quando i ghiacciai si sono ritirati i sistemi sono diventati un habitat adatto per i pesci”. Seppur vi siano delle somiglianze, la popolazione di questi pesci è anche geneticamente distinta dal “corrispettivo” di superficie, il cobide barbatello (Barbatula barbatula), dotato di barbigli, lungo una decina di centimetri e diffuso anche al di fuori dell’Europa.
Su un pesce tanto giovane, gli scienziati si sono stupiti di trovare già gli adattamenti tipici della vita in caverna, dalle larghe narici fino all’assenza di colorazione.
Nella caverna che fa da dimora al nuovo barbatello non sono arrivati più di 30 subacquei; per accedervi bisogna aspettare le condizioni adatte e poi, una volta superato il “labirinto” all’ingresso, confrontarsi con intense correnti e temperature molto fredde. “La maggior parte dei subacquei non torna una seconda volta”, racconta Kreiselmaier.
Ma lui non si è fatto scoraggiare.
Dopo la prima immersione nell’agosto 2015, quando lo strano pesce incolore aveva attirato la sua attenzione, è tornato nella caverna a novembre una seconda volta. In tasca il lungo confronto avuto con i colleghi ed esperti di tassonomia con i quali avrebbe poi pubblicato la descrizione, che si erano resi conto di avere davanti qualcosa di nuovo e mai studiato prima.
Dalla seconda spedizione Kreiselmaier è rientrato con un esemplare vivo (in foto) che ha permesso al team di studiare le caratteristiche di questa nuova popolazione più nel dettaglio. Nel 2016 a fargli compagnia sono arrivati altri quattro esemplari, grazie ai quali si sono aggiunti nuovi dati genetici e morfologici.
Così è diventato evidente che si trattava di una popolazione isolata da quelle di superficie e il primo pesce di caverna noto d’Europa, adattatosi alla nuova vita in un tempo straordinariamente breve.
“Le meraviglie della natura possono spuntare ovunque, anche nel nostro giardino”, dice Jörg Freyhof, che ha coordinato il lavoro. Ora gli scienziati continueranno a studiare i loro pesci di caverna, per approfondire gli aspetti genetici ma anche quelli comportamentali.
Grazie a questa popolazione pioniera potremmo iniziare a farci un’idea dei primi passi della vita nelle caverne. E ancora una volta ci rendiamo conto di come il pianeta continui a riservarci sorprese.
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