Il sangue del cordone ombelicale per rallentare l’invecchiamento del cervello
La somministrazione di una proteina abbondante nel plasma del cordone ombelicale umano sembra migliorare le capacità di memoria e apprendimento in un modello animale. Sarà importante studiare il ruolo di questa molecola nei processi di invecchiamento.
SCOPERTE – Secondo uno studio della Stanford University School of Medicine pubblicato su Nature, una proteina di cui è ricco il cordone ombelicale umano potrebbe rappresentare una nuova possibilità terapeutica per le malattie neurodegenerative, in particolare per l’Alzheimer.
I ricercatori californiani autori dello studio avevano già rilevato in un articolo del 2015 su JAMA i benefici sulla memoria e sull’apprendimento di topi anziani in cui era stato iniettato plasma ricavato da topi giovani. In questa nuova indagine hanno dimostrato come il plasma umano, in particolare quello del cordone ombelicale, possa aiutare a migliorare le funzioni dell’ippocampo nei topi anziani, rendendo verosimile l’ipotesi che il medesimo effetto si possa riscontrare negli esseri umani.
Analizzando le proteine presenti sia nel cordone ombelicale sia nel plasma di esseri umani adulti e anziani, i ricercatori hanno identificato numerosi cambiamenti che hanno ritenuto responsabili della compromissione dell’ippocampo, la zona del cervello deputata alle funzioni della memoria a lungo termine e delle informazioni spaziali.
Gli scienziati hanno realizzato un esperimento su tre gruppi di topi immunodeficienti, registrando risultati diversi a seconda che venissero trattati con plasma ricavato dal cordone ombelicale umano piuttosto che dal sangue di persone adulte o anziane. Alla prova del labirinto di Barnes, un piano circolare con 20 fori disposti lungo tutta la circonferenza, la funzionalità dell’ippocampo dei topi anziani che avevano ricevuto plasma da cordone ombelicale era di molto superiore rispetto a quella degli altri due gruppi e del gruppo placebo.
Per capire la ragione del risultato, i ricercatori hanno misurato i livelli delle proteine plasmatiche, sia nei topi che nei soggetti umani, per rilevare quelle che accomunavano le due specie e i relativi valori in relazione alle diverse età.
La proteina TIMP2 (tissue inhibitor of metalloprotease 2) è stata identificata come la principale responsabile del miglioramento della memoria e dell’apprendimento nei topi anziani: ottenuta dal cordone ombelicale umano e iniettata direttamente nei topi, ha raddoppiato gli effetti positivi sull’ippocampo, riattivando anche l’istinto di costruire un nido per riposare, funzione che nei topi decade progressivamente con l’età.
L’identificazione di una specifica proteina in grado di apportare questi benefici rappresenta secondo gli autori dello studio un buon punto di partenza per uno sviluppo successivo della ricerca in senso farmacologico.
“Gli effetti di TIMP2 sul cervello sono poco studiati nel campo dei processi di invecchiamento. Nel nostro studio abbiamo visto come questa proteina migliori il processo della memoria e dell’apprendimento attraverso un miglioramento delle funzioni dell’ippocampo”, afferma Joseph M. Castellano, primo autore dello studio.
E Tony Wyss-Coray, co-autore della ricerca, sottolinea come “i neuroscienziati abbiano sempre dato poca importanza al fatto che qualcosa contenuto nel nostro sangue possa modificare il modo nel quale pensiamo, mentre il nostro studio afferma come si tratti di un dato che non può essere assolutamente ignorato”.
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