IL PARCO DELLE BUFALE

Ricerche originali sull’inesistenza dei gas serra

Secondo le curiose idee del chimico Thomas Allmendinger, non solo i gas serra non esistono, ma non possono accumularsi nell'atmosfera perché sono "lavati via" dalla pioggia.

Effetto “isola di calore urbano”, immagine dello Heat Island Group, Lawrence Berkeley National Laboratory

IL PARCO DELLE BUFALE – Nel dicembre scorso, l’editore truffaldino OMICS ha lanciato la rivista Environmental Pollution and Climate Change [nota 1] diretta da Arthur Viterito dello Heartland Institute e altre lobby che diffondono fatti alternativi sui benefici ambientali e climatici di carbone e petrolio .

L’articolo di Thomas Allmendinger,

Confutazione della teoria climatica dell’effetto serra e una proposta per un’alternativa speranzosa

è sicuramente il più originale pubblicato finora, insieme a

Una nuova ricerca sul comportamento dei gas sotto l’influenza della radiazione infra-rossa: un ulteriore argomento contro la tesi della serra

uscito nel primo numero, in marzo. L’autore è un chimico svizzero dalla carriera a suo dire un po’ frustrante e dalle invenzioni non realizzate:

Dopo il pensionamento nel 2012, ho affrontato la fisica del clima come un nuovo campo di ricerca che, dopo un periodo di assestamento però basato sull’esperienza di una vita, ha fornito contributi significativi al problema del clima globale. Dopo parecchi anni inoltre, il mio lavoro part-time in meccanica quantistica ha portato a un risultato notevole e pionieristico per la fisica del futuro.

Ritiene la teoria dell’effetto serra dispersa in troppi articoli scientifici e preferisce

descriverla brevemente, sopratutto con riferimenti ad articoli semplificativi su internet che sono rilevanti per l’opinione pubblica.

È sbagliata a priori per venti ragioni, riassumibili in

  • la Terra è sprovvista di un tetto rigido e trasparente;
  • il sostantivo “clima” in latino significa “regione” quindi non esiste un clima globale, ma micro-climi che variano tra il giorno e la notte e da una stagione all’altra;
  • la CO2 è ininfluente perché rappresenta soltanto 0,04% dell’atmosfera.

Molteplici esperimenti, in giardino con un “tubo solare” e rettangoli di plastica colorati lasciati al Sole, e in casa con una lampada e tubi di polistirolo, consentono all’autore di smentire Fourier, Tyndall, Arrhenius e seguaci inetti, nonché l’affidabilità degli strumenti usati per registrare variazioni della temperatura.

Dal punto di vista sperimentale, dimostra con «nuovi metodi alternativi per le misure termiche», pubblicati l’anno scorso in un’altra rivista OMICS, che il tubo contenente anidride carbonica pura si raffredda mentre quello contenente aria si riscalda. Dal punto di vista teorico, scopre un grave errore nella legge di Stefan-Boltzmann per la radiazione di corpo nero. Una volta corretto, diventa evidente che

non esiste alcuna prova che la radiazione termica assorbita da un gas, e determinata con metodi spettroscopici, sia trasformata quantitativamente in calore e porti a un aumento della temperatura.

Non solo «i gas “serra” non esistono», ma non possono accumularsi in atmosfera perché «la pioggia li lava via», scrive:

la superficie terrestre rappresenta il fattore che governa il clima, principalmente a causa del suo colore [nota 2]. Dato che il comportamento radiativo dell’atmosfera non può essere influenzato, l’unica opzione sta dunque nell’influenzare il clima con interventi umani. Essi consisterebbero nel rendere più brillante in generale la superficie terrestre e in ulteriori interventi collegati. Tuttavia, interventi realmente efficaci sono stati finora ostacolati.

Non precisa in quest’articolo se il clima vada raffreddato o riscaldato, ma nel finale sta per abbandonare ogni speranza:

È urgente rendersi conto che ogni giorno in cui la teoria climatica dell’effetto serra permane, nonostante questa presunta [sic] confutazione ed è ostacolato ogni intervento appropriato ed efficace sulla superficie terrestre, particolarmente nelle città [nota 3], è un giorno perso.

Forse sarà un giorno perso di troppo…

Lascia gli interventi e i motivi della loro urgenza all’immaginazione dei lettori. In testi precedenti tuttavia, spiega la necessità di schiarire il pianeta imbiancando i tetti delle case svizzere, annaffiandoli per ravvivarne la brillantezza, rinfrescarli e lavar via gli inesistenti gas serra anche se non piove.

Note

  1. Del comitato editoriale fa parte  il prof. Antonio Lonigro dell’università di Bari e nel numero inaugurale, il prof. Alessandro Ruggiero dell’università di Salerno vanta un editoriale e un commento.
  2. Questa parte è la meno originale. Da anni progetti di geoingegneria del clima studiano gli effetti di un aumento artificiale dell’albedo delle nubi con simulazioni al computer. Finora le variazioni dell’albedo terrestre osservate dai satelliti non sono correlabili a quelle della temperatura.
  3. Il signor Allmendinger si riferisce, giustamente, alle “isole di calore urbano” dovute a densità degli edifici, tetti scuri, strade asfaltate, auto parcheggiate, carenza di alberi ecc. Con margini di incertezza legati ai progressi o meno dell’efficienza energetica, i modelli prevedono che in alcune località l’effetto sarà amplificato dal riscaldamento globale.

Leggi anche: Un raffreddamento transitorio e strettamente locale

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