Storie che contano: problemi immaginari per matematici reali
Un libro per chi si chiede “a cosa mi serve la matematica?”, ma anche per chi ama i racconti. Una curiosa fusione tra elementi diversi, in grado di catturare sia gli appassionati che gli allergici ai numeri.
LIBRI – Una delle materie più bistrattate e che meno si studia a scuola è la storia della scienza: teorie, formule e teoremi vengono spiegati senza fare collegamenti all’epoca in cui sono stati enunciati. È come se la scienza si trovasse in uno strano limbo fuori dallo spazio e dal tempo: curioso, considerato che spesso cerca di descrivere le leggi che li governano.
Fa piacere, quindi, leggere di uomini e donne i cui nomi compaiono prevalentemente tra simboli e numeri. Non si tratta, però, di biografie: in “Storie che contano: problemi immaginari per matematici reali” (164 pagine, 16€) compaiono storie possibili o immaginate intorno a scienziati autorevoli, piccole istantanee su caratteri e periodi storici. I Rudi Mathematici (al secolo Rodolfo Clerico, Piero Fabbri e Francesca Ortenzio) ci fanno conoscere il lato umano di nomi che abbiamo visto solo sulla carta, aggiungendo un piccolo quid: otto problemi matematici da risolvere.
È forse utopistico pensare che il lettore abbia sicuramente voglia di interrompere la lettura e cercare carta e penna per provare a cimentarsi con gli enigmi proposti: da fisica, devo ammettere che non ricordavo assolutamente alcune delle formule usate nelle risoluzioni, e qualche volta ha vinto la pigrizia, o la voglia di leggere come continuasse la storia. L’aspetto positivo è che sono presenti le risoluzioni dei problemi proposti: non verrete lasciati sospesi e delusi, se vorrete controllare la vostra risposta o voleste capire come ci si arriva. Quello negativo è che potrebbero non essere tutte semplicissime per chi fosse proprio digiuno di matematica e geometria.
L’aspetto senza dubbio encomiabile di questo libro è quello di aver portato la matematica in mezzo ai problemi comuni: chi non ama molto questa materia spesso la vede come uno sforzo ingiustificato, un divertissement (o, in alcuni casi, una tortura) senza alcun risvolto utile e pratico. Gli enigmi in queste pagine, invece, mostrano come certi quesiti concreti trovino risposta solo usando numeri, lettere e simboli.
Ci troviamo quindi a spiare Omar Khayyām mentre disserta sulla bellezza della matematica sotto la luna con un amico di lunga data, ascoltiamo Leonardo mentre interroga la sua fantesca sul sorriso del suo dipinto più famoso, seguiamo Newton per le vie innevate di Londra, assistiamo al fittizio incontro tra Luigi Federico Menabrea (poi Presidente del Consiglio del Regno d’Italia) e Ada Byron King, contessa di Lovelace, a proposito della “Macchina Analitica di Babbage”. Scopriamo le discriminazioni di genere subite da Emmy Nöther, sbirciamo un carteggio tra Hardy e Littlewood a proposito del talento naturale Ramanujan, origliamo le preoccupazioni di von Neumann poco prima della detonazione di un potente ordigno nucleare, ammiriamo la contrapposizione tra la sbadataggine di Paul Erdős e il suo amore per l’insegnamento.
Lo stile narrativo di questo libro è in grado di catturare il lettore fin dalle prime pagine, malgrado i rallentamenti provocati dalla risoluzione degli enigmi. Si tratta di un curioso ibrido, che può piacere proprio per le due diverse facce che presenta: se non vi piace la matematica, verrete ammaliati dalle storie, se siete amanti dei numeri, ma non amate le biografie, gli enigmi saranno il motore per conoscere meglio le storie dei personaggi.
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