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Il primo racconto della storia genetica dell’Africa

Finalmente anche per l’Africa è disponibile una ricostruzione della sua storia genetica recente, come è già avvenuto per tante zone dell’Eurasia.

In passato la firma genetica delle popolazioni indigene dell’Africa meridionale. In seguito le migrazioni degli agricoltori provenienti da Occidente rimpiazzarono buona parte delle etnie locali, andando ad alterare profondamente il pattern genetico. Crediti immagine: Pixabay

RICERCA – Possiamo farci un’idea della struttura genetica delle popolazioni che abitavano l’Africa orientale e quella meridionale tra ottomila e mille anni fa, grazie allo studio pubblicato su Cell da un team di ricercatori dell’Harvard Medical School.
Appena due anni fa veniva presentato in un altro articolo il primo campione di DNA antico estratto da uno scheletro africano, risalente a circa 4.500 anni fa. Oggi l’immagine della diversità genetica delle popolazioni africane antiche si colora grazie all’estrazione di genomi da ossa provenienti dal Malawi e da 15 diverse popolazioni disseminate tra Africa meridionale (Sudafrica) e orientale (Kenya e Tanzania).
Le analisi svolte sui campioni di DNA antico africano sono molto preziose, perché rivelano uno scenario di migrazioni e mescolamenti che ha poi portato alla diversità attuale.

Se è vero che per l’Europa e per l’Asia sono stati grandi i progressi svolti negli ultimi anni sullo studio della genetica di popolazioni, in Africa le cose sono assai più difficili, in buona parte per via delle temperature elevate che rendono ardua la conservazione dei campioni biologici.
La chiave di volta per l’analisi del DNA antico nelle popolazioni africane non poteva dunque che risiedere nella ricerca in zone con temperature più basse. Nel 2015 affiorano i primissimi campioni in ossa custodite all’interno di fresche grotte nell’altopiano etiopico, spingendo a svolgere ulteriori ricerche in questa direzione. La spedizione organizzata più di recente in Malawi ha premiato gli sforzi degli scienziati con l’ottenimento di nuovi e preziosi campioni di genomi preistorici. Altri frammenti di DNA sono stati estratti da scheletri provenienti da altri territori africani e persino dalle collezioni dei musei.

Il materiale così raccolto è stato analizzato e messo a confronto con campioni di genomi attuali di tutto il mondo, mostrando un quadro piuttosto distinto da quello attuale. In passato la firma genetica delle popolazioni indigene dell’Africa meridionale (il gruppo dei San) era molto più diffusa, andando a costituire circa i due terzi delle popolazioni del Malawi tra 8.000 e 2500 anni fa e un terzo delle popolazioni di cacciatori-raccoglitori che vissero in Tanzania fino ad almeno 1.400 anni fa. In seguito le migrazioni degli agricoltori provenienti da Occidente rimpiazzarono buona parte delle etnie locali, andando ad alterare profondamente il pattern genetico.
“Questi risultati documentano un paesaggio di popolazioni preistoriche che non conoscevamo” commenta Pontus Skogland, tra gli autori dello studio. “Documentano come gli agricoltori e i pastori hanno migrato attraverso l’Africa orientale e meridionale, e come è avvenuto l’adattamento nelle popolazioni dell’Africa meridionale.”

Come sostengono i ricercatori, il lavoro è solo un primo passo che inaugura un nuovo filone di studi genetici sul continente africano, che potrà avvalersi nei prossimi anni degli stessi metodi di ricerca genetica che sono stati applicati da tempo con successo in Eurasia.

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