L’apertura della rotta artica
Lo scorso 17 agosto, per la prima volta, una nave ha attraversato la acque dell’Artico russo senza l’ausilio di un rompighiaccio e con a bordo un ingente carico di gas liquefatto.
SPECIALE DICEMBRE – L’imbarcazione è la Christophe de Margerie, una imponente nave cisterna della società pubblica russa SovComFlot, partita da Hammerfest, in Norvegia e approdata a Boryeong, in Corea del Sud dopo soli 22 giorni di navigazione. Si tratta di un grande evento nell’apertura dell’Artico, paragonato da alcuni alla scoperta delle Americhe in quanto a impatto sullo sviluppo futuro delle rotte commerciali. La gigantesca nave russa – che prende il suo nome da Christophe de Margerie, amministratore delegato della Total, morto il 20 ottobre 2014 durante il decollo del proprio aereo privato, dall’aeroporto moscovita di Vnukovo – non sarà la sola a solcare le gelide acque artiche. Nei prossimi anni, infatti, è prevista la costruzione di ben 14 colossi simili, parte di un progetto volto a sfruttare al massimo la nuova rotta navigabile.
Sembra che il riscaldamento climatico, responsabile dello scioglimento dei ghiacci, abbia fornito nuove opportunità agli investitori di tutto il mondo, interessati soprattutto alla possibilità di accedere alle enormi risorse naturali che si stima esistano nel sottosuolo artico. Tale scenario era già stato previsto in passato. Era il 2008 quando a causa dello scioglimento dei ghiacci si aprirono due rotte navali percorribili con difficoltà fino a pochi anni prima: il passaggio a nord-ovest, lungo le coste dell’America settentrionale, e il passaggio a nord-est, sopra la Russia. La diminuzione dell’estensione dei ghiacci è andata di pari passo con la riduzione del loro spessore.
La causa risiede nella sempre minor presenza di ghiaccio pluriennale, in favore di quello stagionale. Se a metà degli anni ’80 gli strati di ghiaccio accumulatisi nel corso di più anni rappresentavano il 70% della copertura totale del Polo durante l’inverno, nel 2012 questa percentuale era scesa al 20%, rafforzando così le ipotesi che descrivono un futuro in cui l’Artico sarà quasi completamente libero dal ghiaccio.
Ciò che in questo momento risulta evidente è che l’Oceano Artico sarà sempre più accessibile alle imbarcazioni così come diventeranno maggiormente accessibili le sue abbondanti risorse naturali. A Mosca prevedono un forte aumento del traffico commerciale nel Mar Glaciale Artico nei prossimi anni e Vladimir Putin, presente all’inaugurazione della Christophe de Margerie, auspica sempre maggiori interventi per lo sviluppo della ricca regione artica, in particolare per l’estrazione di idrocarburi.
Varie associazioni ambientaliste di tutto il mondo stanno lanciando appelli alle istituzioni affinché intervengano per limitare il traffico marittimo al Polo Nord. Le emissioni delle navi contribuirebbero ad aggravare una situazione che a oggi appare sempre più irrecuperabile e a ciò si aggiungerebbe il rischio – esponenziale – di incidenti con conseguente sversamento in acqua di sostanze inquinanti. Il dibattito sul futuro della navigazione artica non coinvolge solo i rappresentanti dell’Arctic Council, l’ente intergovernativo di cooperazione tra gli otto paesi artici (Islanda, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia, Russia, Canada e Stati Uniti) ma bensì tutto il mondo. In un presente dove i Canali di Panama e Suez stanno raggiungendo la propria massima capacità di traffico e in cui in Asia la domanda di idrocarburi è in costante ascesa, le rotte artiche rappresentano il futuro dei collegamenti tra Europa e Oriente.
Leggi anche: Non solo ghiaccio: quali ricerche si fanno nell’Artico
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.