SALUTE

Nutrizione e cancro: approvate le prime linee di indirizzo

Si stima che il 20-30% dei pazienti che perde peso durante una terapia oncologica muoia per le conseguenze dirette ed indirette della malnutrizione.

Si stima che il 20-30% dei pazienti che perde peso durante una terapia oncologica muoia per le conseguenze dirette e indirette della malnutrizione. Crediti immagine: Pixabay

SALUTE – C’è chi lo ha definito un “bisogno inespresso” in oncologia. Stiamo parlando della terapia nutrizionale dei pazienti con diagnosi di tumore, che finora in Italia è stata affrontata all’interno delle cure oncologiche in maniera disomogenea. Il mese scorso le linee di indirizzo sui percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici sono state approvate all’interno dell’accordo Stato-Regioni, e dunque sono ora a disposizione delle aziende sanitarie, che potranno basarsi su di esse per mettere in campo -auspicano gli autori – anche gli aspetti nutrizionali all’interno dei PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali) delle diverse patologie oncologiche, per evitare inutili e dispendiose duplicazioni di attività per uno stesso paziente. È attraverso la stesura di PDTA specifici interaziendali che si potrebbe favorire la presenza di nutrizionisti in tutte le aziende sanitarie ove vengono trattati i pazienti oncologici.

Il documento tiene conto della Carta dei Diritti del Paziente Oncologico sull’appropriato e tempestivo supporto nutrizionale, sottoscritta nel 2017 da AIOM (Associazione italiana di oncologia medica), FAVO (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia) e SINPE (Società italiana di nutrizione artificiale e metabolismo) e con il contributo di altre Società scientifiche, ed è stato elaborato da un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da rappresentanti del Ministero della Salute, aziende sanitarie, Università ed esponenti di società scientifiche di settore.

Il problema della malnutrizione è tutt’altro che secondario in ambito oncologico. Si stima che il 20-30% dei pazienti che perde peso durante una terapia oncologica muoia per le conseguenze dirette e indirette della malnutrizione. La frequenza e la gravità della perdita di peso variano a seconda del tipo di tumore: perde pericolosamente peso già al momento della diagnosi l’80% dei pazienti con tumore del tratto gastrointestinale superiore e il 60% di quelli con neoplasia polmonare. Inoltre, una perdita di peso si verifica nel 72% delle neoplasie pancreatiche, nel 69% delle neoplasie esofagee, nel 67% delle neoplasie gastriche, nel 57% dei tumori del distretto testa-collo, nel 34% delle neoplasie del colon retto e nel 31% dei casi di linfoma non-Hodgkin.

Viceversa, anche l’obesità può inficiare le cure oncologiche, riducendo l’efficacia di alcune terapie (basti pensare per esempio alla correlazione negativa tra inibitori della aromatasi e la sopravvivenza nelle pazienti obese operate per cancro della mammella).

“Oggi sappiamo che una buona cura in oncologia passa anche per un’adeguata nutrizione” spiega a OggiScienza Carmine Pinto, past-president nazionale dell’AIOM e Direttore dell’Oncologia Medica dell’AUSL-IRCCS, Clinical Cancer Centre, di Reggio Emilia. Un precoce intervento nutrizionale consente di prevenire la perdita di peso, il peggioramento della qualità di vita e permette un adeguato apporto calorico e di liquidi in pazienti con malattia neoplastica, e quindi favorisce la conformità per una terapia anti-tumorale, con finalità curativa o palliativa.

Queste linee di indirizzo si focalizzano su tre aspetti: valutazione dei bisogni nutrizionali del paziente alla diagnosi, messa in campo di un percorso integrato e formazione di medici e infermieri in ambito nutrizionale, settore che ancora oggi è marginale all’interno dei corsi di laurea.

Il primo passo è dunque lo screening, cioè fare in modo che al momento della diagnosi il medico esegua anche la valutazione del rischio di perdita di peso, sia clinica che strumentale, e che grazie a un team multidisciplinare che comprende nutrizionisti, elabori un percorso nutrizionale, sia attivo che palliativo, personale per il paziente, nell’ambito di una “valutazione personalizzata e multidimensionale”.

“Certo, non basta approvare delle linee di indirizzo per far sì che tutte le strutture abbiano la possibilità effettiva di attuarle” prosegue Pinto. “Ci sono due grosse criticità a cui bisognerà far fronte: la prima è fare in modo che in tutte le strutture vengano offerti percorsi terapeutici nutrizionali, attraverso la creazione di gruppi di lavoro multidisciplinari, e per farlo sarà importantissimo puntare sulla formazione del personale medico e infermieristico, specie laddove non ci sono le risorse per avere un medico nutrizionista specializzato che lavora accanto agli oncologi. Ma la maggiore criticità è quella di garantire la continuità del percorso nutrizionale fra ospedale e territorio, in particolare riguardo l’alimentazione artificiale. Va sviluppata questa cultura e consapevolezza tra pazienti e familiari, e vanno formati medici, dietisti e personale infermieristico. Occorrono quindi delle risorse concrete nell’ambito delle reti oncologiche regionali”.

@CristinaDaRold

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.