Senza né frontiere né senso morale?
Un argomento molto usato a favore dell'omeopatia è che "fa risparmiare sulla spesa sanitaria pagata dalla collettività". Ma non è proprio così
IL PARCO DELLE BUFALE – A fine gennaio, Omeopati Senza Frontiere ha comunicato che quattro suoi volontari sono tornati in Haiti, proprio mentre le Ong locali e internazionali tentano di completare la campagna di vaccinazione contro il colera interrotta dai recenti uragani.
Questa volta OSF non dovrebbe interferire. Intende formare “personale sanitario” che dopo un corso di 5 giorni e 22 lezioni (nota 1) sarà in grado di diagnosticare le patologie diffuse sull’isola e di curarle con acqua distillata e pilloline di zuccheri industriali. Formazione fulminea, e pratica sconsigliata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità:
Nei paesi in via di sviluppo non c’è posto per l’omeopatia nel trattamento di malattie gravi come HIV, tubercolosi, malaria o diarree infantili.
Nei paesi sviluppati, la sconsigliano naturopati di alto livello. I docenti dell’Università Popolare di Scienze della Salute Psicologiche e Mentali di Torino, che “non hanno nulla da vendere” e sono
indignati per il continuo implicito attacco alla visione razionale della vita che gli omeopati sferrano continuamente, accusando chiunque non creda nella loro ideologia di essere ignoranti o di vedute ristrette e di non avere a cuore la cura dell’umanità (ovviamente tramite la somministrazione di costosi farmaci omeopatici)
esprimono una vivace contrarietà in “Omeopati, rassegnatevi: l’omeopatia è inutile!” e “Omeopatia: una fede priva di senso morale“.
La custode del Parco non sa se la fede dell’omeopata Massimiliano Mecozzi, per esempio, sia priva di senso morale e quella del naturopata Marco Schiavazzi ne sia piena: il risultato non cambia. E i rimedi omeopatici sono forse più esosi di quelli prescritti da naturopati, ma in entrambi i casi il prezzo di vendita supera di vari ordini di grandezza il costo della materia prima.
Tuttavia l’ostilità tra i due schieramenti pare ingiustificata. I fautori delle medicine alternative ne praticano spesso due o tre e le loro associazioni chiedono a legislatori e governanti di farle pagare tutte quante alla collettività, con maggior insistenza durante le campagne elettorali.
Senza curarsi della contraddizione, chi ha fede nell’omeopatia ripete che il suo uso va incoraggiato perché non grava sul bilancio pubblico. Haiti non ha un centesimo da sprecare. Che in fin dei conti, OSF faccia più bene che danni?
La custode ha cercato di verificarlo e deve riconoscere che gli studi indipendenti danno ragione ai naturopati, al Servizio sanitario australiano e a quello britannico: l’omeopatia è inutile e costosa perfino dove fa da complemento alla medicina.
Nella ricerca uscita su PLoS One, statisticamente la più robusta (nota 2), Julia Ostermann, Thomas Reinhold e Claudia Witt hanno usato i dati degli oltre 4 milioni di assicurati dalla mutua tedesca Techniker Krankenkasse con polizze che comprendevano o meno le cure omeopatiche.
In base a età, sesso, studi, occupazione, reddito, patologie “confermate” (asma, rinite allergica, emicrania, mal di testa, dermatiti atopiche, depressione e disturbi mentali), durata delle cure, numero di visite e di prescrizioni, giorni lavorativi persi e di ricovero in ospedale, e altri parametri ancora, hanno “appaiato” 44.500 pazienti: i 22.750 del gruppo omeopatia con altrettanti del gruppo di controllo.
Nell’arco di diciotto mesi, per i primi il costo supera in media di 2000 euro quello per i secondi. Nel caso di alcune patologie, la differenza è poco significativa o si riduce nel tempo. Invece è molto significativo che per tutte
durante i primi tre mesi, i pazienti omeopatici avevano il 126,2% di diagnosi rispetto ai controlli. La differenza maggiore tra i due gruppi è stata osservata per le diagnosi di disturbi mentali (38.9%).
Diversamente dai naturopati, Julia Ostermann et al. non trovano una spiegazione.
Note
- Sono riprodotte in un manuale di 190 paginette e altre 50 di illustrazioni, grafici e tabelle.
- Sopratutto per la quantità dei dati e le informazioni individuali particolareggiate. Fatto curioso: il 60% dei tedeschi ricorre all’omeopatia, anche se gli omeopati sono l’1,97% dei medici. In Italia le percentuali sono rispettivamente il 4,1% e il 6% circa.
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