Misurare l’invecchiamento con un test delle urine
Un nuovo marcatore biologico potrebbe indicare il tasso di invecchiamento dei tessuti e, forse, il rischio di sviluppare malattie collegate
RICERCA – Prima o poi potrebbe bastare un semplice test delle urine per sapere quanto è vecchio il nostro corpo. A prevederlo è un gruppo di ricercatori cinesi, che hanno da poco pubblicato su Frontiers in Aging Neuroscience un articolo dove dimostrano che la concentrazione nelle urine di alcuni marcatori è collegata alla nostra età biologica.
Paragonata all’età biologica, l’età cronologica (cioè gli anni che contiamo a partire dalla data di nascita) è un indicatore molto meno affidabile di come il corpo stia invecchiando. È per questo che alcuni dei ricercatori che studiano l’invecchiamento, come Juan-Ping Cai, direttore del MOH Key Laboratory of Geriatrics al Beijing Hospital, in Cina, stanno cercando di individuare i marcatori biologici in grado di prevedere con una certa accuratezza la vera età di una persona.
Insieme a un team di otto colleghi, Juan-Ping Cai ha raccolto i campioni di urina di più di mille volontari cinesi (equamente divisi fra maschi e femmine) di età compresa fra i 2 e i 90 anni. Misurando la concentrazione di 8-ossi-7,8-diidro-2’-deossiguanosina (8-oxodGuo) e 8-ossi-7,8-diidroguanosina (8-oxoGuo), due prodotti di scarto dei processi di riparazione del DNA e dell’RNA, i ricercatori hanno scoperto che dai vent’anni in su i livelli di entrambe queste sostanze nelle urine aumentano all’avanzare dell’età.
8-oxodGuo e 8-oxoGuo sono i derivati ossidati degli acidi nucleici più studiati. A causa dell’alta reattività di uno dei suoi atomi di carbonio, la guanina (una delle unità di base del DNA e dell’RNA) può essere facilmente ossidata dalle specie reattive dell’ossigeno, più comunemente note come radicali liberi. Maggiore è la presenza di radicali liberi nella cellula, più alta è la probabilità che si formino i prodotti dell’ossidazione. Se i sistemi di riparazione non li intercettano, 8-oxodGuo e 8-oxoGuo possono portare a errori di trascrizione, che a loro volta portano a mutazioni nella proteina.
Poiché la teoria più accreditata finora sostiene che l’invecchiamento fisiologico è il risultato di un aumento dello stress ossidativo, cioè dell’accumulo di prodotti ossidativi (come 8-oxodGuo e 8-oxoGuo) nelle cellule e nei tessuti a causa della degenerazione dei processi riparativi, Cai e colleghi hanno ipotizzato che l’aumento nelle urine di questi prodotti poteva indicare il progressivo peggioramento delle capacità antiossidanti via via che i tessuti invecchiano.
Per meglio inquadrare la correlazione fra i livelli delle due forme di guanina ossidata e invecchiamento, gli scienziati cinesi hanno eseguito alcune analisi statistiche, arrivando alla conclusione che fra i due composti l’8-oxoGuo è il marcatore migliore.
Lo studio pubblicato su Frontiers in Aging Neuroscience ha avuto il merito di analizzare, con una tecnica estremamente accurata e veloce, un numero consistente di campioni, escludendo quelli in cui la quantità di 8-oxodGuo e 8-oxoGuo poteva essere influenzata da fattori diversi da un invecchiamento fisiologico, come la presenza di anomalie somatiche o psichiatriche o il consumo di tabacco nelle due settimane precedenti il prelievo di urina. È noto, infatti, che alcune malattie (come cancro e diabete di tipo 2) e il consumo di sigarette fanno aumentare i livelli di stress ossidativo nell’organismo.
Tuttavia, prima di arrivare a un test in grado di prevedere correttamente l’invecchiamento e forse il rischio di sviluppare patologie correlate, rimangono ancora molti punti da chiarire. Per esempio, come mai neonati e bambini mostrano livelli eccezionalmente alti di 8-oxodGuo e 8-oxoGuo, nonostante i loro tessuti abbiano in teoria l’età biologica più bassa, e quali meccanismi spiegano il picco ossidativo nelle donne che hanno appena superato i cinquant’anni.
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