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Gravity, arte e scienza al MAXXI di Roma

Una celebrazione dell'universo che emerge dalla fisica contemporanea.

EVENTI – In questo periodo, se si entra nella hall del Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma (MAXXI), alzando gli occhi si può ammirare un modello dell’antenna parabolica della sonda Cassini-Huygens, accanto a due sfere riflettenti in sospensione. È un’anteprima della mostra Gravity. Immaginare l’universo dopo Einstein, allestita nella Galleria 4 del museo, fino al 29 aprile, per celebrare la concezione di universo che emerge dalla fisica contemporanea – e il suo debito nei confronti del celebre scienziato – attraverso l’arte, grazie a un’inedita collaborazione tra il museo, l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), con consulenza scientifica di Giovanni Amelino Camelia dellaSapienza.

L’ingresso alla mostra è preceduto da una serie di avvertimenti che potrebbero lasciare perplessi: darsi del tempo per abituare gli occhi al buio, essere consapevoli che all’interno (trattato bene, s’intende) c’è un ragno vivo non pericolosoNephila Senegalensis – tenere d’occhio i bambini.

In effetti il buio – a evocare il cosmo, ma anche i limiti del nostro sapere e il desiderio costante di superarli – è profondo, tanto che si rischia di andare a sbattere contro gli altri visitatori: gli unici punti luce sono gli oggetti esposti, che si tratti di strumenti scientifici o di installazioni artistiche (ragno incluso), spesso mescolati. Tra i pezzi “storici”, c’è per esempio l’opera Stoppages-Etalon del 1913 di Marcel Duchamp, padre del dadaismo, una personale unità di misura che l’artista ideò lasciandosi guidare dal caso; un cannocchiale del ‘600, strumento che modificò radicalmente la nostra prospettiva sull’universo; una copia del Times del 1919 con la notizia – dal titolo “Rivoluzione nella scienza/Una nuova teoria dell’universo/Idee newtoniane accantonate” – della riuscita del famoso esperimento di Eddington che dimostrava che la luce viene incurvata dalla massa del sole, prima conferma sperimentale della relatività generale. Sulla teoria della relatività generale sono in mostra anche installazioni scientifiche ormai “classiche”, come il gioco della buca gravitazionale, dove si lancia una pallina e se ne segue la traiettoria spiraleggiante su uno spazio “curvato” dalla massa di un oggetto al centro, o quella in cui il visitatore, con i movimenti della sua massa, modifica un reticolo di spazio-tempo virtuale, come nella realtà potrebbero fare un buco nero o una supernova.

Tra gli oggetti più contemporanei, oltre a un campione di polvere cosmica della NASA, ci sono i modelli di alcune parti di strumenti scientifici che hanno di recente contribuito alla ricerca sulle onde gravitazionali, come lo specchio di Virgo – l’interferometro di Cascina in grado di rilevare il passaggio di onde gravitazionali sul nostro pianeta – o componenti della sonda LISA Pathfinder, preposta invece a rilevare onde gravitazionali a bassa frequenza nello spazio.

L’installazione artistica principale, che pervade la maggior parte dello spazio, è Cosmic Concert dell’artista argentino Tomàs Saraceno, opera complessa e composta da diversi elementi in cui, come in una jam session, le vibrazioni del ragno impegnato a tessere la tela, i passi dei visitatori, i segnali raccolti in Sicilia al largo di Capo Passero a 3000 metri di profondità dal telescopio sottomarino Km3 – strumento nato per rivelare i neutrini ma utilizzato anche per captare i suoni sottomarini, dai versi dei capodogli ai rumori del traffico navale – vengono sonorizzati e fatti confluire in un unico “concerto”, a sottolineare l’interconnessione invisibile tra tutte le cose. Interconnessione assolutamente non intuitiva e molto distante dalla nostra percezione, che le teorie della relatività generale e ristretta di Einstein, e le successive conquiste della fisica contemporanea, hanno rivelato.

In parallelo alla mostra sono stati organizzati numerosi eventi: convegni, documentari firmati National Geographic, laboratori per famiglie. Segnaliamo, per esempio, l’incontro di oggi, 9 marzo alle 18, con Massimo Cacciari, sulla teoria del Big Bang; il dialogo tra il presidente dell’ASI Roberto Battiston e monsignor Gianfranco Ravasi, il 22 marzo alla stessa ora; tra i documentari, il 31 marzo alle 19 L’oscurità non fa paura, sulla materia e l’energia oscura; il 14 aprile, alle 17.30, La curva del tempo. Il 27 marzo, infine, è previsto un reading teatrale sulle lettere scritte da Einstein, Dear Albert, per la regia di Mario Sesti.

Il programma dettagliato lo trovate qui.

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Valentina Tudisca
Mi occupo di relazioni tra scienza e società per l'Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR, ho un dottorato in fisica e scrivo di scienza per diverse testate, tra cui National Geographic, Sapere e OggiScienza