Il Taopatch, un cerotto come tanti
L'inventore di adesivi a entanglement quantistico usa una nanotecnologia 100% made in Italy. Ma ha negato in tribunale il loro entanglement quantistico.
Fabio Fontana, il perito informatico titolare della Tao Technologies S.r.l.s., aveva querelato Ferruccio Ferrari, per un post su Di tutto un po’. Il blogger aveva deriso l’adesivo Taopatch chiamandolo “cerotto”, e dubitato addirittura che i quantum dot, i nanotubi di carbonio e i microchip – inseriti in uno strato di colla spalmato su quel dischetto di plastica- sfruttassero l’entanglement quantistico di coppie di elettroni per produrre fotoni così coerenti e terapeutici da giustificare il prezzo della confezione (280 euro per due dischetti).
Dubitava anche dell’esistenza delle “ricerche scientifiche” vantate dal Fontana, rimasto profondamente addolorato da termini insultanti quali “bufale” e “ciarlatani” apparsi nei commenti.
Io non ho mai parlato di “entanglement quantistico” né svilito il mio Human Upgrade Software Device chiamandolo “cerotto”, arguiva il Fontana nel tribunale di Catania dove aveva convocato Ferrari per la mediazione.
Conciliante, gli chiese di ritrattare le sue illazioni e 300 mila euro quale risarcimento per i mancati incassi.
“Grazie, ma preferisco di no,” rispose Ferrari come lo scrivano Bartleby.
Forse non aveva 300 mila euro. Di sicuro aveva le prove delle proprie affermazioni. In un video mostrato ai presenti nell’aula del tribunale di Padova, la Corte ha potuto guardare ammirato il Fontana mentre ripeteva che il “cerotto Taopatch” sfruttava “l’entanglement quantistico”.
Esattamente come l’aitante CEO aveva scritto nei suoi commenti sotto il post incriminato, e come risultava dal resto della documentazione portata dal querelato, che il querelante aveva cancellato dal suo sito, ma che era stata salvata da Wayback Machine.
“Si comunichi”
La Corte ha valutato le prove. A suo dire, confermano che le informazioni date da Ferrari erano quelle aziendali, e le sue critiche socialmente utili :
“anzi, il diritto di critica con riguardo a informazioni fuorvianti, inesatte, incomplete o sbagliate circa i fenomeni sottesi al funzionamento di un prodotto terapeutico assume il carattere della rilevanza sociale dell’argomento…”
Le prove del Fontana erano inesistenti,
“l’impossibilità di sfruttare l’entanglement quantistico per realizzare lo scopo terapeutico del Taopatch non è nemmeno stata contestata in atti.”
e le sue pretese erano altrettanto infondate dei suoi lamenti sul tono dei commentatori. Tao Technologies è stata quindi condannata al pagamento delle spese sostenute da Ferrari
“liquidate in euro 5.535,00 oltre 15% rimborso spese generali, IVA e CPA come per legge.
Si comunichi.”
La custode, rea d’irriverenza nei confronti del cerotto, resta in trepida attesa della querela annunciata dal Fontana. Nel frattempo, prega i lettori di leggere l’intera sentenza (è concisa) e, se concordano con la Corte, di comunicarla anch’essi urbi et orbi finché l’autorità competente non fermerà il millantatore.
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