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Disturbi specifici dell’apprendimento

L'anno scolastico è finito quasi per tutti, ma grazie ai dati del Miur possiamo fare il punto sui DSA

“Secondo il DSM V, a livello mondiale l’incidenza delle diagnosi di DSA è tra il 5 e il15% di tutta la popolazione scolare. In Italia l’incidenza è solo del 2,9%.” Crediti immagine: Pixabay

APPROFONDIMENTO – Secondo i dati presentati dal Miur lo scorso aprile, in Italia, nell’anno scolastico 2016-2017, il numero degli alunni con Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) frequentanti le scuole italiane di ogni ordine e grado si è attestato intorno alle 254.600 unità, pari al 2,9% del totale degli alunni.

Cosa si intende esattamente quando si parla DSA?

“I Disturbi specifici dell’apprendimento sono disturbi del neurosviluppo che si verificano in assenza di compromissioni di tipo intellettivo e interessano alcune specifiche abilità dell’apprendimento scolastico, in un contesto di funzionamento intellettivo adeguato all’età anagrafica”, spiega Andrea Novelli, psicologo-psicoterapeuta e membro tecnico del consiglio direttivo dell’Associazione Italiana dislessia (AID). “In relazione all’abilità interessata dal disturbo, sono classificati come: dislessia (lettura); disgrafia e disortografia (scrittura); discalculia (calcolo)”.

Le persone con dislessia manifestano minore correttezza e rapidità di lettura rispetto a quanto atteso per età anagrafica, classe frequentata e istruzione ricevuta. A seconda del profilo del disturbo e dell’età della persona con dislessia, si riscontrano difficoltà nella lettura di lettere, di parole e non-parole, e di brani (parafasie, omissioni di lettere o parole ecc.).

La disgrafia e la disortografia sono disturbi specifici della scrittura che, rispettivamente, interessano la grafia e l’ortografia. In particolare, la persona con disgrafia ha difficoltà nel controllo degli aspetti grafici della scrittura legati all’atto motorio-esecutivo. La disortografia, che si manifesta con più frequenza, è invece un disordine di codifica del testo scritto collegato a deficit di funzionamento delle componenti centrali del processo di scrittura, responsabili della transcodifica del linguaggio orale in linguaggio scritto.

La discalculia è un disturbo inerente le abilità di calcolo sia per ciò che riguarda l’organizzazione della cognizione numerica sia per le procedure di tipo esecutivo e di calcolo.

“Pur interessando abilità differenti, tali disturbi possono manifestarsi nella stessa persona generando situazioni di cosiddetta comorbilità”, specifica Novelli.I DSA possono essere associati anche a disturbi dello sviluppo o a disturbi emotivi e di comportamento. In passato, prima dell’attuazione della legge dell’8 ottobre 2010 n.170, che reca le Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento, i DSA erano spesso collegati ai disturbi d’ansia. Ciò accadeva probabilmente perché le persone colpite da tali disturbi, in assenza di specifici iter di riconoscimento e dell’adozione di adeguati strumenti, a causa dei continui fallimenti scolastici incorrevano in stati di sfiducia e insicurezza rispetto alle proprie capacità (impotenza appresa), che si potevano tradurre in una sensazione di fallimento generale come individuo e portare a sviluppare stati ansiosi e depressivi”.

Qual è l’iter che permette di capire se una persona è interessata da un Disturbo specifico dell’apprendimento?

In base alla già citata legge n.170/2010 <<è compito delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia, previa apposita comunicazione alle famiglie, effettuare interventi tempestivi idonei a individuare i casi sospetti di DSA tra gli studenti>>. “L’identificazione dei disturbi legati ad abilità quali la lettura e la scrittura avviene al completamento del secondo anno di scuola primaria; quella inerente le abilità di calcolo – poiché si ritiene che tale abilità si formi in un lasso temporale più ampio – avviene al termine del terzo anno di scuola primaria”, spiega lo psicologo e psicoterapeuta.

“Oggi è noto che esistono dei precursori dei DSA – veri e propri indicatori di rischio riconoscibili che precedono la diagnosi – identificabili anche durante l’ultimo anno della scuola d’infanzia. Per esempio, i disturbi del linguaggio in età prescolare rappresentano forti indicatori di rischio di sviluppare un Disturbo specifico dell’apprendimento in età scolare, così come la presenza di un familiare con DSA. In Italia, a tal proposito, è in corso un’attività di monitoraggio per l’identificazione precoce del rischio, al fine di intervenire tempestivamente: la probabilità che un trattamento riabilitativo sia più efficace dipende molto dalla precocità dell’intervento”, continua Novelli. “Inoltre, sebbene la scuola ricopra un ruolo importante nell’identificazione e segnalazione di un possibile disturbo, la diagnosi è sempre effettuata da specialisti. In Italia, ogni regione ha normato in modo differente le modalità di emissione della diagnosi: in alcuni casi l’iter diagnostico prevede una forma di accreditamento da parte di medici e psicologi, in altri la diagnosi è affidata a equipe o centri specializzati. Le figure abilitate dallo Stato sono neuropsichiatri infantili (per la diagnosi nei bambini), neurologi e psicologi”.

Affrontare un DSA: l’approccio didattico, strumenti e misure

“Durante le scuole primarie è possibile effettuare fin da subito attività di potenziamento volte a modificare le funzioni coinvolte nel DSA e a compensare le difficoltà specifiche in modo più o meno marcato, a seconda della risposta individuale”, spiega Novelli. “Con l’avvio delle scuole secondarie di primo e secondo grado colmare il gap presente è meno semplice”. In questi casi si procede con l’utilizzo di strumenti compensativi didattici o tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria, quali: la sintesi vocale che converte la lettura in ascolto; il registratore, che consente di non scrivere gli appunti durante la lezione; i programmi di video scrittura con correttore ortografico; la calcolatrice; tabelle, formulari e mappe concettuali.

A questi strumenti si affianca l’utilizzo di misure dispensative, volte a esonerare l’alunno con DSA dallo svolgimento di prestazioni particolarmente difficoltose. In ogni caso, oltre a questi strumenti e misure, la scuola è tenuta a garantire alla persona con DSA una didattica individualizzata e personalizzata, laddove con il primo termine si intende un’attività di recupero individuale che l’alunno può svolgere per potenziare determinate abilità o per acquisire specifiche competenze, anche nell’ambito delle strategie compensative e del metodo di studio. La didattica personalizzata, invece, calibra l’offerta didattica e le modalità relazionali sulla specificità ed unicità a livello personale dei bisogni educativi che caratterizzano gli alunni della classe, considerando le differenze individuali soprattutto sotto il profilo qualitativo. La sinergia tra le due didattiche determina per la persona con DSA le condizioni favorevoli per il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento.

Si parla spesso di un incremento delle diagnosi di DSA. È realmente così?

“È vero che c’è stato un aumento delle diagnosi ma bisogna capire perché”, chiarisce Novelli. “Secondo il DSM V, a livello mondiale l’incidenza delle diagnosi di DSA è tra il 5 e il15% di tutta la popolazione scolare. In Italia l’incidenza è solo del 2,9%. Ciò significa che, in molti casi, quella che viene definita come una “neurodiversità” – un modo diverso di apprendere – non è ancora stata diagnosticata. Oggi, grazie alla legge 170/2010, la scuola è obbligata a comunicare i possibili casi di DSA ed è tenuta a effettuare i monitoraggi. Ciò ha sicuramento portato all’identificazione di un maggior numero di casi. Per ciò che riguarda la diagnosi nell’età adolescenziale e adulta, occorre considerare che gli strumenti per l’identificazione sono giunti in Italia solo intorno al 2015. Prima si era costretti a utilizzare strumenti destinati a fasce d’età più basse. L’aumento delle diagnosi può essere dovuto anche all’introduzione tardiva di questi specifici protocolli”.

Dislessia: a chi rivolgersi? Il ruolo dell’AID

L’Associazione Italiana Dislessia (AID) è un’associazione di promozione sociale a livello nazionale che si occupa di Disturbi specifici dell’apprendimento, fondata nel 1996 a Bologna. Ad oggi è la più influente associazione italiana sui temi dei DSA, con 98 sezioni dislocate su tutto il territorio italiano, gestite da volontari AID. Oltre all’attività d’informazione, sensibilizzazione e formazione su tutto il territorio nazionale, l’Associazione Italiana Dislessia offre molteplici servizi quali il sostegno alla persona DSA, l’accessibilità al mondo della scuola e del lavoro, la formazione e la divulgazione. Tra i progetti promossi vi sono La Biblioteca digitale “LibroAID”, un servizio pensato per gli studenti delle scuole primarie e secondarie e gratuito per i soci AID. Attraverso www.libroaid.it, gli utenti ricevono una copia digitale gratuita dei libri adottati nella propria classe e pubblicati dalle case editrici aderenti al progetto. La versione digitale del testo scolastico (un file .pdf aperto) permette ai ragazzi di studiare utilizzando tutti i dispositivi elettronici, con la possibilità di avvalersi dei programmi di sintesi vocale per la lettura e di associare il file a software per le mappe concettuali.

Un altro importante progetto, concluso da pochissimi giorni dopo un iter di due anni, è “Dislessia Amica”, prima attività formativa gratuita in Italia di e-learning sui DSA, che ha visto coinvolti 6.007 istituti scolastici e 169.882 insegnanti dalla scuola primaria a quella secondaria di 1° e 2° grado. Il progetto è nato per volontà di Associazione Italiana Dislessia e Fondazione TIM d’intesa con il MIUR, con l’obiettivo di rendere la Scuola effettivamente inclusiva per gli alunni con DSA: attraverso un percorso formativo online, della durata di circa 40 ore, gli insegnanti hanno potuto fruire di video lezioni, indicazioni operative e approfondimenti, acquisendo strumenti e nozioni successivamente convalidati da verifiche intermedie. A chiusura del progetto, che ha visto quasi 5 milioni di ore di formazione erogate attraverso la piattaforma online, 4.978 scuole hanno ottenuto il riconoscimento “Dislessia Amica” e sono stati oltre 150.000 gli insegnanti certificati. È possibile visualizzare tutte le scuole certificate all’interno di un unico Albo suddiviso per provincia. Come dichiarato da Sergio Messina, presidente AID, l’Associazione confida che “le metodologie e i processi inclusivi appresi durante il percorso di e-learning dagli insegnanti siano applicati quotidianamente nel rispetto del piano didattico personalizzato (PDP) e di tutti gli altri diritti previsti dalla legge 170/2010”.

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Milly Barba
Science Writer e Marketing Communications Director in ambito Informatico e tech. Copywriter e event planner, con oltre dieci anni di esperienza nell'organizzazione e promozione di festival ed eventi quali il Festival della Scienza di Genova. Activist @SingularityU Milan. Laureata in Letteratura Italiana e Linguistica, sono specializzata in Comunicazione della Scienza. Per OggiScienza curo la rubrica #SenzaBarriere dedicata a inclusione, accessibilità e ricerca.