AMBIENTE

Dal Giro delle Fiandre al cambiamento climatico

Guardare le repliche del ciclismo può aiutare la scienza? Sì, se si va a a caccia degli effetti dei cambiamenti climatici.

AMBIENTE – È risaputo che passare troppo tempo davanti alla TV può essere una pratica nociva. A volte, però, guardare e riguardare vecchie repliche di una corsa di ciclismo può dare risultati veramente interessanti. È il caso di un gruppo di ricercatori dell’Università di Gent che ha deciso di analizzare 35 edizioni di un tour ciclistico per cercare le prove degli effetti del cambiamento climatico sulla vegetazione belga.

Per quanto possa sembrare bizzarro, questo nuovo metodo di indagine nell’ambito della fenologia, cioè lo studio dei cicli vitali di piante e animali, ha qualcosa di rivoluzionario. I normali sistemi che vengono utilizzati per studiare in che modo gli alberi risentano del cambiamento climatico sono lenti e spesso richiedono tempi molto lunghi. Per risparmiare tempo, i ricercatori hanno deciso di sfruttare vecchie riprese televisive. In questo modo hanno avuto a disposizione, fin da subito, le immagini di decenni di risposte fenologiche.

Koppenberg hill 2009. Crediti immagine: Wikimedia Commons

“Servendoci degli archivi televisivi delle riprese video – si legge nell’articolo firmato da Pieter De Frenne e colleghi –, ci siamo serviti di uno strumento innovativo e mai sfruttato prima d’ora per registrare delle raccolte di dati a lungo termine di risposte fenologiche”. In questo specifico caso i ricercatori hanno basato le loro osservazioni sul Giro delle Fiandre, una corsa professionistica di ciclismo che a inizio aprile percorre le strade del Belgio. Questo tour, ormai famoso in tutto il mondo, si svolge puntuale ogni anno a partire dal 1913. Non altrettanto puntuale sembra essere la primavera.

Dopo aver visionato oltre 200 ore di filmati, la pazienza degli scienziati è stata premiata con la scoperta che i normali cicli degli alberi presenti nella regione si sono anticipati nel corso degli anni, segno appunto che negli ultimi decenni la primavera in Belgio arrivi prima rispetto al passato.

Per verificare questa tesi i ricercatori hanno preso in esame il periodo di tempo compreso tra il 1981 e il 2016 individuando 46 alberi facilmente riconoscibili nelle riprese, studiando nel dettaglio la variazione dei periodi di messa delle foglie e della fioritura. I dati fenologici sono stati poi incrociati con quelli sulle precipitazioni e sulle temperature forniti dalle stazioni meteorologiche. In questo modo, per ciascun albero preso in esame è stato possibile delineare un percorso preciso e dettagliato. Mentre le riprese degli anni ’80 mostrano un panorama decisamente invernale con alberi ancora privi di fogliame, quelle più recenti, a partire dal 2006, raccontano tutta un’altra storia. Gli alberi sono quasi sempre verdeggianti e, in alcuni casi, persino ricchi di fiori.

I risultati delle ricerche non sono totalmente inaspettati; che i cambiamenti climatici esistono e hanno degli effetti tangibili è un dato ormai assodato. Quello che rende interessante il lavoro dei ricercatori di Gent è invece l’approccio che loro stessi definiscono “mai esplorato prima d’ora”. De Frenne e colleghi sostengono che questo nuovo procedimento potrebbe essere applicato in molte altre situazioni facendo risparmiare una considerevole quantità di tempo e di risorse agli scienziati.

In alcuni settori scientifici questa trovata originale potrebbe rendere superflua la classica e interminabile raccolta di dati. Tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno, in realtà, potrebbero nascondersi dietro qualche immagine, già pronte per essere analizzate.

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