ANIMALI

Le testuggini, asociali ma “fisionomiste”

Siamo capaci di riconoscere una persona nota anche se non la vediamo da molto, e condividiamo questa abilità con altre specie. Ma da dove deriva la loro? È innata oppure appresa?

ANIMALI- L’accoppiamento è l’unico momento vita in cui una testuggine ha bisogno di un’altra. Altrimenti ogni individuo basta a sé stesso e la femmina, dopo aver deposto le uova, andrà per la sua strada. Per quanto siano popolari nei nostri giardini, non si può dire che siano animali sociali. Eppure anche queste specie così refrattarie alla compagnia si sono dimostrate “fisionomiste”.


Poco dopo la nascita riescono a riconoscere un individuo diventato familiare da uno estraneo, e comportarsi di conseguenza. La scoperta, pubblicata a primavera su Animal Behaviour, è stata raccontata questo mese dagli autori su Science Trends, una piattaforma dove sono gli scienziati stessi a comunicare il loro lavoro.

Anche se le testuggini non sono sociali, in cattività gli individui sembrano saper “leggere” i loro compagni, per esempio imparando gli uni dagli altri. Ma le basi di questo comportamento sono innate, o tutto dipende dalle ripetute interazioni forzate dalla cattività? Sanno naturalmente riconoscere in un individuo familiare? Se sì, perché?

Sperimentarea, un santuario per le testuggini

Per rispondere a domande come questa bisogna partire da zero, cioè dalle testuggini appena uscite dall’uovo. Per questo Elisabetta Versace, Queen Mary University of London e Università di Trento, insieme a Silvia Damini, Università di Trento e Università di Padova, e Matteo Caffini, Università di Trento, non poteva che lavorare a Sperimentarea.

Si tratta di una cittadella per la ricerca scientifica e la didattica del Museo Civico di Rovereto, con ampi spazi dedicati a diverse specie di testuggini, che ogni anno si riproducono. Qui lo zoologo Gionata Stancher, responsabile della sezione Zoologia del Museo e altra firma dello studio, ha individuato e seguito fino alla deposizione le femmine di Testudo graeca e Testudo marginata.

Cambio di coinquilino

Le uova sono poi state prelevate dal nido e incubate individualmente; dopo la schiusa a ogni piccolo è stato assegnato una compagno di stanza della stessa specie. Dopo una ventina di giorni di coabitazione, le giovani testuggini sono state nuovamente isolate per qualche minuto, per poi essere messe di fronte a un’altra conspecifica, che poteva essere quella a loro familiare oppure una estranea, sempre della stessa specie.

Il comportamento degli animali, posti in arene circolari sorvegliate da telecamere, è stato nettamente diverso nei due casi. In particolare le testuggini estranee, dopo essersi brevemente studiate, tendevano a evitarsi. Anche se metà degli individui aveva la stessa madre, la parentela non cambiava il risultato.

La sopravvivenza del più asociale

In due specie diverse di testuggine i nuovi nati sono quindi in grado di riconoscere un altro individuo, anche se lo hanno incontrato per breve tempo. E istintivamente tendono ad allontanarsi da un estraneo. Ma a cosa serve in natura questa capacità, visto che non sono specie sociali?

L’ipotesi dei ricercatori è che questo comportamento aiuti la covata a disperdersi. La stessa femmina depone più volte nel corso della stagione, ed è vitale che i piccoli si allontanino gli uni dagli altri per ridurre la competizione per le risorse.

Chissà se alla fine del letargo che sta iniziando ricorderanno ancora la loro compagna di stanza…

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Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo abitualmente sull’Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza e collaboro con Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione. Ho scritto col pilota di rover marziani Paolo Bellutta il libro di divulgazione "Autisti marziani" (Zanichelli, 2014). Su twitter sono @Radioprozac