STRANIMONDI

I crimini di Grindelwald: J.K. Rowling ha perso la magia

Il primo capitolo della saga Animali Fantastici ha addirittura vinto un Oscar, ma il secondo non convince per personaggi, trama e sceneggiatura.

STRANIMONDI – “Sono le scelte che facciamo, Harry, che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità” afferma Albus Silente, preside di Hogwarts, verso la fine del secondo libro della saga di Harry Potter, Harry Potter e la Camera dei Segreti. Il film, scritto da J.K. Rowling e diretto da David Yates, Animali Fantastici, i crimini di Grindelwald, da poco uscito nelle sale, purtroppo, non ha fatto le scelte giuste, sebbene avesse tutte le capacità per farlo.

Il film è il secondo capitolo dello spin off/prequel basato sul libro Animali Fantastici: dove trovarli, il cui primo lungometraggio era uscito alla fine del 2016 e di cui avevamo parlato qui. Nel frattempo, il primo episodio ha ottenuto un Premio Oscar nel 2017 per i migliori costumi, diventando l’unico dell’intero universo cinematografico potteriano ad aver ottenuto una statuetta.

La trama

Il film, ambientato come il primo alla fine degli anni ’20, si apre con la fuga del temibile mago oscuro Grindelwald dalla prigione di New York, in cui era stato rinchiuso alla fine del primo capitolo. La scena d’azione riporta lo spettatore alle atmosfere gotiche e cariche di suspense dei sette capitoli della saga originale e, di fatto, è l’unica scena d’azione che troveremo in circa due ore di visione. Grindelwald, dopo la fuga, cerca di radunare un esercito di seguaci per rivelare l’esistenza del mondo magico ai babbani (i non maghi) e affermare la supremazia dei maghi su di essi. Silente (Jude Law), giovane professore di Hogwarts, ha con lui un segreto legame, e invia Newt Scamander (Eddie Redmayne), a cercarlo a Parigi, dove ritroviamo anche il resto dei personaggi.

Credence (Ezra Miller), il ragazzo orfano che nel primo film aveva liberato un Obscurus (un’entità oscura che si genera nei bambini maghi incapaci di controllare il proprio potere) su New York, è sopravvissuto e cerca la sua vera identità tra le strade di Parigi, accompagnato dalla sua fedele amica Nagini.

Parallelamente, Newt, Tina (Katherine Waterston), Queenie (Alison Sudol) e Jacob (Dan Fogler) si rincorrono a loro volta nella capitale francese alla ricerca di Credence e del malvagio Grindelwald, che vuole utilizzare il ragazzo per i suoi scopi.
La ricerca da entrambe le parti si concluderà con un confronto finale non privo di colpi di scena e di un’inaspettata rivelazione sull’identità di Credence.

I personaggi non crescono

I costumi e la resa grafica continuano a funzionare molto bene in questo secondo episodio, ma purtroppo sono fra le poche note positive di questo film. Per indagare quelle negative, iniziamo dai personaggi. Il film riprende le fila della storia di Newt Scamander, dell’auror Tina, della sorella di Tina Queenie e del babbano Jacob. In questo secondo capitolo li ritroviamo ben poco cambiati rispetto al primo capitolo della saga: Newt è il solito timido e introverso; Tina l’auror sempre ligia al dovere; Queenie è ancora l’ingenua ragazza innamorata dell’amore e Jacob il solito babbano perennemente stupito dalle follie del mondo magico. La loro caratterizzazione risulta stereotipata e difficilmente paragonabile alla sapiente crescita dei pilastri della saga originale (Harry, Ron, Hermione) che diventano adulti insieme al lettore/spettatore e che, di film in film, crescono da tutti i punti di vista risultando sempre più caratterizzati.

Lo stesso problema si presenta con il principale antagonista della storia: Gellert Grindelwald (Johnny Depp). La personalità di Grindelwald viene tratteggiata in modo approssimativo: lo vediamo uccidere senza motivo e senza rimorso, sappiamo che crede nella supremazia dei maghi sui babbani (un Hitler del mondo magico?) e vediamo che sa incantare le folle con le sue parole. Intuiamo che ha un legame con Silente, ma la continua ricerca di colpi di scena lo riduce a un personaggio soltanto abbozzato. Ciò fa intuire la mancanza di una struttura narrativa solida e potente come quella della saga originale, che invece riuscì a partorire un antagonista di ben altra caratura – sia nella storia sia nella resa narrativa – come Voldemort.

Pochi fatti, molte parole

La trama è ambiziosa e intricata, e risulta difficilmente godibile perché più che mostrarci attraverso le azioni, i personaggi spesso ci spiegano ciò che sta accadendo.

Mancano le azioni, mancano i fatti che invece abbondavano nella saga originale: ecco che allora il film cerca di fare l’unica cosa che può per rianimarsi, ovvero proporre scene che citano la saga originaria. Una, ad esempio, è quella del molliccio, ripresa esattamente uguale dal terzo capitolo di Harry Potter, Il prigioniero di Azkaban. Il molliccio è un animale fantastico piuttosto odioso: esso infatti assume le sembianze di ciò che ci fa più paura al mondo. L’oggetto in cui si trasforma il molliccio, qui come nel terzo film della saga originale, sarà la chiave di volta per la risoluzione del mistero finale.

Anche l’introduzione di personaggi cari ai fan, come Nicolas Flamel (Brontis Jodorowsky), per la prima volta presente in carne ed ossa in un film dell’universo potteriano, è un modo di collegarsi ad una storia che purtroppo rimane lontana anni luce. Per non parlare del fatto che proprio Flamel viene utilizzato come una sorta di deus ex machina – mal caratterizzato e improvvisato – capace di dare una svolta a un finale che si stava altrimenti molto incartando su sé stesso, mostrando scelte incomprensibili – o mal spiegate, ma delle due l’una – dei vari personaggi.

Dove sono gli animali fantastici?

La forte passione di Newt Scamander per gli animali fantastici e il suo rigore scientifico nello studiarli, conoscerli ed allevarli è ciò che dà il titolo al metalibro nella saga di Harry Potter, al primo film del prequel e viene citato come “cappello” anche nel titolo di questo film. Peccato però che di animali fantastici nel film ce ne siano molto pochi. Le scene con gli animali fantastici, resi graficamente in modo impeccabile e spettacolare, sono sicuramente le più godibili del film.

Newt è sempre a suo agio con qualsiasi tipo di bestia magica e sa come fare in modo che gli animali si fidino di lui. Questa intesa però non aggiunge nulla rispetto al primo film ed è utilizzata più come stratagemma narrativo e visivo che come reale elemento fondante della trama. Nei momenti più complicati, gli animali prendono inaspettate iniziative determinanti per Newt. Già in ombra per tutto il film per una collocazione nella trama molto periferica, Scamander si vede surclassato pure dai pochi animali che compaiono, riducendolo quasi a un bizzarro addestratore, più che al grande mago-naturalista – alter ego magico tra Linneo e Darwin – autore dell’importante monografia sugli animali fantastici.

Nel prossimo film Rowling e Yates dovranno fare molto di più per riuscire a ridare lustro a un mondo magico che, ormai da due film, non riesce a reggere il confronto (impietoso) con quello di Harry, Ron e Hermione.

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Francesca Zanni
Ho frequentato un corso di Giornalismo Culturale e tre corsi di scrittura creativa dopo una laurea in Storia Culture e Civiltà Orientali e una in Cooperazione Internazionale. Ho avuto esperienze di lavoro differenti nella ricerca sociale e nella progettazione europea e attualmente mi occupo di editoria. Gattara, lettrice accanita e bingewatcher di serie TV.