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LIBRI – Social media e comunicazione della salute

Un viaggio tra le pagine social dei profili istituzionali della Sanità Pubblica, per scoprire i tentativi di innovare e le possibilità di sviluppo

LIBRI – Internet, i social media e la possibilità di essere sempre connessi ci hanno resi cittadini più attenti ai temi della salute. E così anche il Sistema Sanitario Nazionale, mentre si appresta a compiere i suoi 40 anni, ha dovuto più volte riadattare il suo modo di impostare il dialogo con i cittadini.
Tale dialogo, che va sotto il nome di comunicazione pubblica della salute, ha subito una rapida evoluzione negli ultimi anni, non senza problemi, battute di arresto, innovazioni e discontinuità nel tempo, nei modi e nello spazio.

Il libro di Alessandro Lovari, “Social media e comunicazione della salute – Profili istituzionali e pratiche digitali” (ed Guerini Scientifica, 2018), parte da una ricostruzione storica della comunicazione nell’ambito della salute pubblica per poi soffermarsi sugli sviluppi che essa ha avuto nel contesto della digitalizzazione di tutta la Pubblica Amministrazione.

L’innovazione, la digitalizzazione e il potenziamento della comunicazione verso il cittadino sono al centro del dibattito del Sistema Nazionale.
Ma introdurre tali elementi in un frammentato sistema territoriale caratterizzato dalle sue peculiarità, e integrare un rigido schema istituzionale con la necessità di coinvolgere sempre di più i cittadini non sono azioni semplici da compiere. Soprattutto quando ci si trova di fronte a una realtà, come quella del digitale, che cambia in fretta.

Come sostiene l’autore, “le tecnologie digitali e, in particolare modo i social media, hanno rappresentato un elemento di discontinuità per la comunicazione dell’istituzione pubblica. E in particolare si sono sviluppati […] nuovi flussi di comunicazione pubblica digitale”.

 

Il rapporto con i social media

E i social media hanno creato una vera e propria frattura che ha arricchito la comunicazione istituzionale di nuove attenzioni e nuove pratiche, ma che è stata capace di fare emergere numerosi limiti istituzionali su cui è ancora necessario dibattere.
Lovari è riuscito a sollevare tutti i principali punti su cui sarebe importante riflettere, senza mai dimenticare i riferimenti alla letteratura e alle ricerche che nel tempo hanno saputo descrivere e definire le nuove tendenze nella comunicazione della salute.

Ci sono ancora grandi temi che devono essere risolti nell’ambito della comunicazione sanitaria tramite social media. Ad esempio, la necessità di sfruttare la natura partecipativa dei social media che però introduce lo spettro della credibilità e dell’accuratezza delle informazioni sulla salute. Un altro punto cruciale è il superamento del digital divide, ossia il mancato accesso alla rete e di conseguenza alle sue informazioni: un sistema sanitario che si appoggia sempre più al digitale deve tener conto di quelle fasce di popolazione che non hanno accesso alle moderne tecnologie per evitare che ciò si traduca in un ulteriore divario sociale.

Ma ci sono anche problematiche che riguardano più nello specifico l’Italia. Si parte con i pazienti e con la loro voglia di partecipare che spesso non trova spazio e risposta presso le pagine online delle istituzioni pubbliche.
Si passa attraverso le modalità con cui i medici interagiscono online. Si conclude con il tentativo di tracciare un disegno organico della comunicazione delle istituzioni sanitarie, quali ASL, ospedali, IRCCS.

La comunicazione integrata

Il libro evidenzia alcuni casi di comunicazione molto innovativa, mentre sottolinea come l’approdo della sanità pubblica sui social proceda a differenti velocità e con una certa varietà nei modi e nei mezzi prescelti. È spesso difficile integrare questi nuovi sistemi comunicativi con le esigenze del paziente che vorrebbe risposte in tempo reale, spazio per parlare, confrontarsi e riconoscersi in una comunità. Talvolta è difficile creare una comunicazione integrata capace di essere al contempo servizio per i pazienti, opportunità pubblicitaria per l’azienda, fonte di notizia e informazione per i giornalisti.

Ci sono problemi temporali e mancanza di competenze che portano a una carenza nella pianificazione. Ci sono limiti legali e burocratici che impediscono il rapido sviluppo dei social media in sanità.
E poi c’è bisogno di ricerca intersisciplinare, formazione e figure dedicate a questo campo. Perché al di là dei “like” e dei “retweet” si possano leggere le reali esigenze dei pazienti e le possibilità di sviluppo (anche economico) delle aziende.
E Lovari prova a dare una risposta a tale esigenza. Il libro si conclude con la sua ultima ricerca che dipinge il quadro più recente della situazione italiana: con le parole di coloro che si occupano in prima linea della comunicazione in sanità pubblica ai giorni nostri l’autore svela gli obiettivi, la strategia, le pratiche e le difficoltà nella gestione delle profili social di ASL e ospedali. Il libro restituisce così uno spaccato in tempo reale della situazione attuale. Un buon punto di partenza per capire quali dovranno essere le direttive future per gli addetti ai lavori, ma anche per chi si interessa di social media, di salute o di partecipazione civile.

Seguendo la storia dello sviluppo della comunicazione pubblica in questi ultimi anni emerge la volontà e l’impegno di fare sistema e di coinvolgere più soggetti per trovare la giusta direzione.
Tirando le somme però, siamo di fronte a un sistema di comunicazione pubblica nella gestione delle piattaforme social “ancora in una fase adolescenziale”, sostiene Lovari. E quale periodo potrebbe essere migliore per lavorare a sviluppare una propria personalità?

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Giulia Annovi
Mi occupo di scienza e innovazione, con un occhio speciale ai dati, al mondo della ricerca e all'uso dei social media in ambito accademico e sanitario. Sono interessata alla salute, all'ambiente e, nel mondo microscopico, alle proteine.