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La sindrome da turbine eoliche

Chi vive vicino agli impianti di produzione di energia eolica corre qualche rischio per la salute? Non ci sono prove che la sindrome da turbine esista davvero, eppure torna spesso a far parlare di sé.

La cittadina statunitense di Falmouth si trova in Massachusetts e il suo territorio municipale copre una parte di Cape Cod, un lembo di terra che si affaccia sull’oceano Atlantico. Il paesaggio, molto simile a quello della fittizia Cabot Cove di Jessica Fletcher, è caratterizzato anche dalla presenza di un discreto numero di turbine per la produzione di energia eolica. All’improvviso, verso la fine del 2013, gli abitanti di Falmouth hanno manifestato una preoccupante varietà di disturbi della salute.

Alcuni avvertivano un costante fischio alle orecchie, altri avevano cominciato a soffrire di emicranie ricorrenti o di palpitazioni cardiache. Giorno dopo giorno e sintomo dopo sintomo, la popolazione individuò la causa di questo diffuso malessere: la sindrome da turbine eoliche.

Fotografia di Hendrik van den Berg, CC BY SA 3.0

Da curioso evento locale, la notizia è diventata in poco tempo un caso nazionale, scatenando un dibattito in numerose sedi su rischi e pericoli del vivere in prossimità degli impianti per produrre energia eolica. Gli eventi di Falmouth non erano certo una novità. Già altre volte in passato le turbine eoliche erano finite sotto accusa, colpevoli di provocare un considerevole numero di disturbi. La causa sarebbe il loro “rumore”, in particolare le onde sonore a una frequenza inferiore ai 20 Hertz, gli infrasuoni, impossibili da udire dall’essere umano.

Infrasuoni, questi sconosciuti

L’associazione tra malesseri diffusi e pale eoliche era nata negli anni ’90, quando era stato scoperto che le turbine emettono deboli infrasuoni. Il malumore delle persone residenti vicino a impianti per la produzione di energia eolica da allora ha trovato la sua giustificazione scientifica grazie al primo studio che parlava in maniera esplicita di “sindrome”.

Si tratta della ricerca intitolata Wind Turbine Syndrome: A Report On a Natural Experiment, curata da Nina Pierpont. Lo studio non è stato mai sottoposto a peer review e si basa su una serie di interviste con 38 persone, di cui solo 23 incontrate di persona. I partecipanti allo studio erano tutti già convinti che le turbine eoliche provocassero molti disturbi alla salute ed è stato chiesto loro se avessero notato dei cambiamenti nella loro salute dopo che erano stata installate delle pale eoliche vicino alla loro abitazione. La risposta è stata scontata. Secondo la dottoressa Pierpont, sono proprio gli infrasuoni prodotti dalle turbine a fare ammalare le persone. I sintomi e i disturbi provocati sono moltissimi: emicrania, nausea, aritmia cardiaca, disturbi del sonno, depressione, apatia.

La presunta pericolosità del rumore emesso dalle turbine eoliche si inserisce in una sorta di “tradizione” che ebbe inizio con uno studio pubblicato dallo scienziato Vladimir Gavreau negli anni ’60. Gavreau affermò che gli infrasuoni, emessi a volumi insolitamente alti, avrebbero potuto essere un rischio per la salute. Il punto è proprio questo: il volume utilizzato nello studio era talmente alto da essere pericoloso indipendentemente dalla frequenza alta o bassa. Lo studio era del tutto fallace anche perché, ha spiegato Jörg Mühlhans, ricercatore di psicoacustica all’Università di Vienna, “Gavreau non aveva alcuno strumento a disposizione per misurare gli infrasuoni. Non ho idea di dove e come possa avere ottenuto quei risultati dato che non poteva proprio misurarli”.

Poco dopo, nel 1968, sulle pagine del quotidiano tedesco Die Zeit apparve l’articolo intitolato “Una nuova arma: gli infrasuoni?”, che descriveva un progetto di ricerca militare condotto dalla Francia che prevedeva l’utilizzo degli infrasuoni come strumento per stordire il nemico. Da quel momento in poi le voci sulla pericolosità degli infrasuoni continuarono a diffondersi, toccando anche momenti leggendari, come nel caso della diceria che riguardava una particolare frequenza sonora in grado di provocare l’immediata defecazione in chiunque l’avesse percepita.

Effetti nocebo dalle turbine

Gli infrasuoni emessi dalle turbine eoliche non sono diversi da quelli prodotti da altre fonti di cui nessuno si preoccupa, come nel caso dei motori delle auto, delle tempeste, del vento o del nostro stesso respiro. In base a tutte le segnalazioni di cittadini preoccupati (raccolti negli anni in più di 2.000 associazioni “anti-turbine”), a oggi le turbine eoliche sarebbero la causa di 247 sintomi diversi negli umani e negli animali. Si tratterebbe del più classico degli effetti nocebo, il parallelo (in negativo) dell’effetto placebo. Già nel 2003 una revisione degli studi condotti sulla pericolosità di vivere vicino a impianti per l’energia eolica aveva concluso che non c’era alcun elemento che potesse avvalorare o confermare questa ipotesi. Una seconda revisione ha indagato il fenomeno nel 2017, confermandone l’inconsistenza.

Negli anni è apparso sempre più evidente come la sindrome da turbine eoliche non avesse alcun riscontro. Le proteste sono sempre nate in nazioni anglofone, fra cui spicca l’Australia, come se le persone non di madrelingua inglese fossero immuni alla sindrome. Inoltre è stato notato come le persone che avevano ricevuto un indennizzo per l’installazione di una turbina vicina alla propria abitazione non avvertissero alcun sintomo: i soldi si sono rivelati un efficacissimo vaccino. A minare ulteriormente la posizione degli attivisti anti-turbine è stato lo scandalo che ha coinvolto una delle maggiori associazioni australiane contrarie all’energia eolica: la Waubra Foundation, creata nel 2010. Le indagini hanno dimostrato che l’associazione non era altro che una operazione di astroturfing (la pratica che mira a creare un consenso “dal basso” del tutto fittizio) messa in scena dalle industrie di combustibili fossili.

Coloro i quali si oppongono, spesso nascondendo notevoli interessi materiali, alla costruzione di nuovi impianti per la produzione di energia eolica stanno gradualmente eliminando la pericolosità degli infrasuoni dai punti cardine delle loro motivazioni. La totale inconsistenza delle prove presentate e le immediate smentite scientifiche hanno reso evidente come la sindrome da pale eoliche sia una di quelle “malattie” che si possono prendere solo parlandone il più possibile, come un agente patogeno che viene trasportato dai binari della comunicazione.

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Gianluca Liva
Giornalista scientifico freelance.