IL PARCO DELLE BUFALE

Il passato e il futuro dell’Uomo, visti dalla Cina

L'editore Springer pubblica la propaganda del Partito comunista cinese e il pensiero del presidente Xi sotto forma di rivista "scientifica".

Il presidente Xi Jing Ping al 19mo Congresso nazionale del Partito comunista cinese,- foto: China Daily, 20 ottobre 2017

IL PARCO DELLE BUFALE – L’International Journal of Anthropology and Ethnology è stato fondato dall’Accademia cinese delle scienze sociali due anni fa, quando la repressione della minoranza Uighur cominciava a suscitare proteste all’estero.

E l’Accademia è “affiliata al Consiglio di Stato della Repubblica popolare cinese”, cioè al governo del Partito.

Pura coincidenza, i due numeri usciti finora inneggiano per esempio all’armonia che regna in una provincia multi-etnica e alle illuminate linee-guida del presidente Xi Jing Ping sul lavoro che una “minoranza etnica” deve compiere per il Partito e quindi per il bene della comunità.

Nel coro sembra stonare la tesi di Sarah Umer del “Department of Visual Arts & Designs”, nel Collegio femminile dell’Università di Lahore, in Pakistan: “A brief history of human evolution: challenging Darwin’s claim“.

La tesi risponde alla domanda “quale uomo possiamo davvero chiamare Uomo?” con un patchwork di ritagli da L’inganno dell’evoluzione di Harun Yahya, come si vede anche dalla bibliografia ferma al secolo scorso. L’imprenditore creazionista turco farebbe parte anche lui dei

Molti scienziati, evoluzionisti, archeologo [sic]

che insieme a “scritture religiose diverse” affermano che l’Uomo vero “non è nato da una specie inferiore” che vagava per il mondo da un milione di anni. Tanto per cominciare, i reperti fossili dimostrano che

tutte le specie viventi sono emerse sulla terra pienamente sviluppate e in uno stato perfetto.

Un’ovvietà, in quanto

la vita non può nascere dalla materia inanimata.

L’Uomo vero è quindi comparso dal nulla tra 50 e 40 mila anni fa, dotato delle “qualità migliori” di tutte le altre specie,

e con una coscienza per capire il ‘Divino’ che lo ha aiutato non solo a conquistare, ma anche a dominare il mondo.

Il creazionismo e il ‘Divino’ sembrano estranei alle linee-guida del presidente Xi, ma un articolo uscito una settimana dopo suggerisce un nesso.

Documenti del Partito, in particolare il Rapporto scritto dal presidente Xi l’anno scorso e approvato all’unanimità dal 19mo congresso del Partito, spiegano gli accademici Liu Hong e Zhang Yuxuan, delineano finalmente un dominio benevolo della comunità umana. Gli stati-nazione dell’Occidente sono “irrazionali”, distruttivi, e i risultati purtroppo si vedono, lamentano i due accademici.

Finora gli stati-nazione dell’Occidente sono stati “irrazionali”, distruttivi, e i risultati purtroppo si vedono, lamentano i due accademici. Però il presidente Xi ha previsto che “la pace e l’armonia dovranno prevalere” e che “il mondo sarà costruito in un tutto armonioso”, perché è avvenuta un’evoluzione positiva.

La civiltà cinese si è solidificata nei geni culturali dei cinesi e ha posto le fondazioni per reinterpretarli nella categoria di comunità.

La loro interpretazione “etnologica” rivela una generosità della Cina verso le altre etnie che finora era sfuggita agli osservatori stranieri. Hanno chiamato a torto neo-imperialismo la nuova “via della seta“, l’acquisto di porti in Italia e nel resto del mondo, i crediti elargiti ai paesi poveri con i quali comprare infrastrutture da aziende statali cinesi che ne diventano proprietarie quando il prestito non è ripagato in tempo.

Grazie ai “geni culturali” della sua popolazione, la Cina sarà in grado di edificare un

un ordine inter-etnico e un sistema mondiale di pace duratura, di sicurezza universale e di prosperità comune.

Ha già iniziato a edificarli in Tibet, nello Xinjiang e a Hong Kong.

Leggi anche: Le star del creazionismo sul viale del tramonto

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