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Rosa o marrone? Questo è il dilemma (per le chiocciole)

Pensiamo che il nostro metro di giudizio ci permetta di categorizzare l’oggetto delle nostre osservazioni in maniera quasi assoluta, ma non è sempre così: è il caso dei colori delle chiocciole Cepaea nemoralis, che a quanto pare non siamo così bravi a distinguere

Ci siamo lasciati alle spalle (forse) le discussioni che avevano infiammato il web nel 2015 a proposito di “The Dress”: voi lo vedevate bianco e oro o blu e nero? Sembra però che un simile quesito abbia la possibilità di diventare virale, soprattutto tra gli appassionati di natura. O, almeno, è quello che è successo all’Università di Nottingham, dove i ricercatori sono dovuti ricorrere alla tecnologia per capire in maniera definitiva se la conchiglia di alcune chiocciole fosse rosa o marrone. Le belle sfumature di Cepaea nemoralis, diffusa in gran parte dell’Europa, variano dal bianco al giallo, dal rosa al marrone, con la presenza (o assenza) di bande più o meno intense, ampie, numerose.

La ricerca pubblicata su Heredity si focalizza proprio sulle difficoltà umane riscontrate nel categorizzare i colori, problema che porta poi ad accesi dibattiti tra gli scienziati: capire se una chiocciola è rosa o marrone è importante per studiare l’evoluzione dei colori della conchiglia, in risposta a fattori come il riscaldamento globale o la necessità di sfuggire ai predatori. “I pattern e i colori della conchiglia sono estremamente variabili – quasi come un’impronta digitale della chiocciola. Come scienziati, per assicurare l’accuratezza dei nostri studi e della loro conseguente interpretazione, è importante che abbiamo una misura riproducibile dei colori”, ha spiegato Angus Davison, professore associato in genetica evolutiva alla University’s School of Life Sciences, che ha condotto lo studio. “Il problema è che ci sono ovvie differenze nel modo in cui gli esseri umani percepiscono e categorizzano i colori, rendendo molto difficile comparare i diversi tipi”.

Queste chiocciole, che sono le seconde più comuni nel Regno Unito, spesso trovate in giardini e siepi, sono state anche le protagoniste nell’esperimento “Evolution Megalab”, un progetto di citizen science in cui i cittadini erano invitati a registrarne i colori. Gli scienziati hanno notato come la proporzione tra i diversi tipi di conchiglia stia cambiando nel tempo, ma anche in questo caso ci sono gli stessi problemi nella classificazione dei colori.

Studi precedenti avevano mostrato come fosse possibile suddividere questa specie di chiocciole in tre gruppi, in base al colore: giallo, marrone e rosa. Potrebbe essere sensato supporre che quelle di tinte più chiare si trovino nelle zone più calde e aride, dove possono mimetizzarsi meglio con l’ambiente, mentre quelle marroni in aree boschive più scure – questi molluschi utilizzano i propri colori per sfuggire ai predatori e per evitare il surriscaldamento nelle zone aperte. Ma non è così semplice: sono state trovate Cepaea nemoralis di diversi colori in un range di ambienti differenti.

Nello studio dell’Università di Nottingham, le Cepaea nemoralis dalla Gran Bretagna e dall’Europa continentale sono state categorizzate dal Dott. Davison e dalla dottoranda Hannah Jackson, a occhio. Le stesse chiocciole sono state analizzate utilizzando uno spettrometro, un macchinario che direziona un fascio di luce verso i molluschi e misura lo spettro della luce riflessa dalle conchiglie. I risultati hanno mostrato come le persone siano per lo più in grado di inserire in maniera accurata le chiocciole gialle nella loro categoria, mentre avevano meno successo nell’attribuire il giusto colore a quelle rosa e marroni. Anzi, le persone che hanno effettuato la categorizzazione a occhio erano spesso in disaccordo tra loro su come suddividere queste ultime.

Nei secoli passati lo studio dei colori degli animali è stato decisivo per comprendere i principi della biologia, in particolare per quanto riguarda genetica ed evoluzione. Le ricerche sulla distribuzione e sugli effetti che il colore ha su come il predatore individua la propria preda ci hanno permesso di capire come funzionano la selezione naturale e quella sessuale in natura, e sull’impatto dei cambiamenti climatici. Ecco perché – forse più che per “The Dress”, è importante trovare una soluzione. E forse quella migliore per distinguere le sfumature resta quella tecnologica: in fondo, come diceva sempre il mio professore di elettromagnetismo, onde e ottica all’università, i colori non esistono. Esistono solo lunghezze d’onda…


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Giulia Negri
Comunicatrice della scienza, grande appassionata di animali e mangiatrice di libri. Nata sotto il segno dell'atomo, dopo gli studi in fisica ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” della SISSA di Trieste. Ama le videointerviste e cura il blog di recensioni di libri e divulgazione scientifica “La rana che russa” dal 2014. Ha lavorato al CERN, in editoria scolastica e nell'organizzazione di eventi scientifici; gioca con la creatività per raccontare la scienza e renderla un piatto per tutti.