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Se ci sentiamo insicuri risparmiamo di più

La tendenza a mettere da parte denaro non è legata al solo andamento dell'economia, ma ha una forte componente psicologica.

Esiste un rapporto tra la tendenza a risparmiare denaro e la sicurezza in se stessi? Secondo uno studio appena pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, la risposta è sì: chi ha una percezione meno favorevole della propria immagine sviluppa anche aspettative negative sul futuro che portano a una maggior propensione al risparmio. Secondo la ricerca, quindi, la tendenza a risparmiare non è necessariamente legata all’andamento dell’economia, bensì a fattori psicologici.

Negli ultimi anni è stato osservato che si tende a spendere di più e a risparmiare di meno. Negli Stati Uniti, ad esempio, il tasso medio di risparmio annuale personale (definito come il rapporto tra il risparmio personale e il reddito netto disponibile nell’anno fiscale) era, nel gennaio 2018, del 3,2 per cento, contro l’8,26 per cento dei sessant’anni precedenti; tendenze simili sono state osservate in altri Paesi, tra cui Germania, Spagna e Australia.

Dal risparmio personale alla crescita economica

“Poiché i risparmi personali hanno importanti implicazioni per la crescita dell’economia nel suo insieme e sulla salute psicologica degli individui, questi dati indicano che il benessere individuale può essere a rischio”, scrivono i due autori dello studio appena pubblicato, Yael Steinhart, specializzata nello studio del comportamento dei consumatori e professoressa all’Università di Tel-Aviv, e Yuwei Jiang, che si occupa di psicologia del consumatore al Politecnico di Hong Kong.

I due ricercatori hanno analizzato i dati di sei diversi esperimenti che hanno coinvolto oltre 2.400 persone (statunitensi e israeliane); sebbene leggermente diversi in alcuni dettagli, tutti gli esperimenti sono stati progettati per esaminare la relazione tra l’insicurezza in se stessi (definita come “condizione di minaccia alla propria immagine”, self-image threat condition) e la propensione a mettere denaro da parte. Ai dati ricavati dagli esperimenti si sono aggiunti quelli provenienti da un’intervista su larga scala condotta su 1.200 persone per indagare il ruolo che la sicurezza in se stessi può avere nella scelta di risparmiare denaro.

In uno degli esperimenti, ad esempio, i due ricercatori hanno raccolto 175 partecipanti per mostrare come la tendenza al risparmio dovuta all’insicurezza riguardo a se stessi differisca rispetto alla tendenza al risparmio causata da ragioni economiche, come la scarsità di risorse. Ai partecipanti è stata assegnata in modo casuale la condizione di alto livello minaccia alla propria immagine di sé, basso livello minaccia alla propria immagine di sé oppure di scarsità di risorse.

Ai primi è stato quindi chiesto di raccontare un proprio fallimento dovuto alle loro stesse azioni; ai secondi di raccontare un evento nel quale le proprie azioni li hanno portate al successo. Ai rimanenti, infine, è stato chiesto di raccontare un momento in cui hanno percepito di avere risorse scarse o limitate. È stato quindi chiesto loro quanto si trovassero d’accordo, su una scala da uno a sette, con la frase “Mi sento male con me stesso”: come atteso, chi aveva raccontato un fallimento come conseguenza delle proprie azioni dava anche un punteggio di maggior accordo. Allo stesso tempo, a chi era stato chiesto di raccontare un evento in cui era rimasto con poche risorse economiche si trovava maggiormente d’accordo con la frase “Ho bisogno di guadagnare più risorse”.

Quanto mettereste da parte?

Come seconda parte dell’esperimento, è stato chiesto ai partecipanti di indicare quanto, in dollari, avrebbero messo da parte ogni anno dal loro stipendio mensile: i risparmi risultavano più alti in chi era stato messo nella condizione di maggior minaccia alla sicurezza in se stesso, mentre non sono state individuate differenze sostanziali tra chi era stato messo nella condizione bassa minaccia o scarsità di risorse.

Un altro esperimento ha preso invece in considerazione i legami sociali. Come nel caso precedente, ad alcuni partecipanti è stato chiesto di raccontare un evento in cui avevano avuto una percezione negativa di sé, agli altri un evento in cui si erano sentiti sicuri. È stato poi chiesto loro di indicare con quanti amici s’incontrassero e a quanti telefonassero in media ogni settimana. A questo punto, indipendentemente da quanti contatti avessero indicato, ad alcuni è stata mostrata una tabella che li poneva nella fascia di persone con più legami sociali, mentre agli altri ne è stata mostrata una che li poneva tra coloro con scarse amicizie. Infine, è stato chiesto a tutti i partecipanti di immaginare d’aver appena ricevuto 500 dollari e indicare quanti ne avrebbero messi da parte: chi era stato posto nella condizione “pochi legami sociali” mostrava una maggior tendenza al risparmio. Secondo gli autori, infatti, le amicizie possono rappresentare una sorta di “sostituto psicologico” al denaro in grado di alleviare l’ansia per il futuro.

Steinhart e Jiang teorizzano che la percezione negativa di sé tenda a estendersi anche su altri aspetti della vita personale, un fenomeno noto come overgeneralization, e aumenti le preoccupazioni per il futuro, che una maggior tendenza al risparmio potrebbe alleviare. «Le persone che si sentono insicure nei confronti delle proprie vite risparmiano denaro come mezzo per assicurarsi il futuro in vista di una possibile emergenza», suggerisce Steinhart in un comunicato. «Il risparmio offre anche un senso di sicurezza che dovrebbe aumentare il benessere personale».


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Anna Romano
Biologa molecolare e comunicatrice della scienza, amo scrivere (ma anche parlare) di tutto ciò che riguarda il mondo della ricerca.