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Le farfalle sono sempre di meno

Dopo i monitoraggi in Europa e sulle specie più famose, come la farfalla monarca, uno studio di citizen science nell'Ohio conferma che anche le specie più comuni sono in declino.

Nell’arco di 20 anni, la popolazione di farfalle dell’Ohio è crollata del 33%. Fotografia: Rob Liptak, Ohio Lepidopterists 

Che fine fanno le farfalle dell’Ohio? Spariscono, neanche troppo lentamente. E non si tratta solo della famosissima farfalla monarca, che si è guadagnata particolare attenzione da parte dei ricercatori grazie alle sue lunghissime rotte migratorie (non è l’unica a fare migrazioni affascinanti), ma anche delle specie più comuni. A rivelarlo è uno studio appena pubblicato sulla rivista PLOS ONE, reso possibile dal contributo di citizen scientists, cittadini che hanno raccolto i dati sulla presenza di 81 specie di farfalle in Ohio.

Qui, nell’arco di una ventina d’anni, la popolazione di questi insetti è crollata del 33%, un valore comparabile con quelli osservati nei principali programmi di monitoraggio europei. Rappresenta l’indizio di un declino diffuso che non preoccupa solo in termini di conservazione delle specie: da tenere in considerazione è anche il potenziale impatto sugli ecosistemi, perché gli insetti hanno un ruolo ecologico fondamentale.

Monitorare le farfalle

I volontari, formati nell’ambito del programma Ohio Lepidopterists Long-term Monitoring of Butterflies, hanno monitorato la popolazione delle farfalle tra il 1996 e il 2016 con una cadenza all’incirca settimanale in siti sparsi sull’intero Ohio. Dall’analisi delle informazioni raccolte, gli autori dell’articolo hanno stimato che il declino della popolazione di farfalle nello Stato sia di circa il 2% l’anno e che, nel corso dei vent’anni di monitoraggio, l’abbondanza di questi lepidotteri sia diminuita in totale del 33%. Una perdita maggiore rispetto a quanto stimato in precedenza per le farfalle, ma che si avvicina invece a quella stimata in generale per gli insetti, intorno al 40%, e che si allinea con i trend osservati nei principali tre esempi di monitoraggio delle farfalle svolti in Europa (nel Regno Unito, nei Paesi Bassi e in Spagna).

«Le farfalle sono più semplici da monitorare rispetto ad altri insetti: sono molti gli appassionati che amano osservarle e tenerne traccia. Ciò le ha rese la miglior fonte di dati sull’andamento delle popolazioni d’insetti», spiega Tyson Wepprich, ricercatore dell’Oregon State University che ha guidato lo studio, in un comunicato. «Inoltre, possono essere impiegate come indicatori della biodiversità nelle valutazioni ambientali, perché  la pressione che subiscono a causa di elementi come il cambiamento nell’utilizzo del territorio, i cambiamenti climatici e la degradazione dell’habitat è la stessa subita da altri ordini d’insetti».

Possibili cause e conseguenze del declino

Sebbene le cause del declino degli insetti siano diverse e l’impatto relativo di ciascuna sia ignoto, scrivono gli autori, i principali driver sono la perdita e frammentazione dell’habitat, i cambiamenti climatici e l’intensificarsi dell’agricoltura. I cambiamenti climatici, ad esempio, possono influenzare le diverse popolazioni di farfalle modificandone il range di distribuzione e il ciclo riproduttivo. Nello studio appena pubblicato, i ricercatori hanno osservato che non tutte le popolazioni seguono lo stesso andamento: a diminuire rapidamente sono soprattutto le farfalle che vivono a nord, nelle zone più fredde dell’Ohio, e con poche generazioni annuali.

A scapito di queste specie, si potrebbero probabilmente allargare i range di distribuzione delle farfalle che vivono in climi più miti, soprattutto se queste hanno una flessibilità riproduttiva tale da consentire loro di approfittare delle estati più calde per aggiungere una generazione extra. Ma, avvertono i ricercatori, bisogna considerare che l’aumento di alcune specie potrebbe non essere sufficiente a compensare il generale declino degli insetti.

«Il fatto che il declino avvenga in specie comuni mi preoccupa, perché significa che le cause ambientali che lo determinano sono diffuse, e influenzano anche insetti che credevamo adattati a vivere in habitat interessati dall’attività umana», osserva Wepprich. In effetti, il declino è stato osservato anche per farfalle come Pieris rapae, o cavolaia minore, una specie invasiva e aliena per il Nord America che infesta le coltivazioni di crucifere: gli autori scrivono che ciò può essere indicativo della presenza di elementi di stress ambientali che possono influenzare anche altre specie.

Gli studi più completi e abbondanti sulle farfalle si sono concentrati soprattutto su specie iconiche come la farfalla monarca (Danaus plexippus), nota per le migrazioni annuali in cui copre migliaia di chilometri, e la cui popolazione è in rapida diminuzione soprattutto nelle regioni occidentali. Tuttavia, il declino delle farfalle non è solo un problema legato alla conservazione delle specie in sé. «Per la farfalla monarca e le specie rare, la preoccupazione è che possano estinguersi», spiega il Wepprich. «Ma il monitoraggio che abbiamo condotto in Ohio riguardava quante più specie possibile, e ciò ci ha permesso di osservare un declino anche in quelle per le quali non ci sono preoccupazioni sullo stato di conservazione».

Proprio queste ultime hanno una forte rilevanza ecologica. «Le specie più comuni sono anche quelle che maggiormente contribuiscono all’impollinazione delle piante e sono fonte di cibo per alcuni uccelli, per cui il ridursi lento ma costante della loro abbondanza può avere un effetto domino sull’ecosistema, al di là della diminuzione in sé nel numero delle farfalle», spiega Wepprich.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Anna Romano
Biologa molecolare e comunicatrice della scienza, amo scrivere (ma anche parlare) di tutto ciò che riguarda il mondo della ricerca.