Un assorbente smart per rilevare i parti prematuri
Un team composto da giovani ricercatori ha dato vita a una startup, REA, che ha l’intento proprio di evitare l’ospedalizzazione per lunghi periodi per le donne a rischio di parto prematuro tramite un esame non invasivo.
Uno dei maggiori rischi in gravidanza è che il bambino nasca prematuro, tanto che la nascita pretermine è la prima causa di mortalità neonatale. Circa il 10% delle donne partorisce prematuramente ma, a oggi, non ci sono metodi per prevederlo senza esami diagnostici in ospedale, tanto che più del 50% dei parti prematuri è inaspettato.
Invece, nei casi di donne a rischio, per esempio quando sono presenti contrazioni, si ha il ricovero ospedaliero, spesso anche per lungo tempo. Studi hanno dimostrato che il 90% delle donne considerate a rischio in realtà non partorisce prima di una settimana dal ricovero mentre, circa il 70% delle donne ricoverate per rischio di parto prematuro partorisce al termine normale della gravidanza.
Un team composto da giovani ricercatori ha dato vita a una startup, REA, che ha l’intento proprio di evitare l’ospedalizzazione per lunghi periodi per le donne a rischio di parto prematuro tramite un esame non invasivo. La squadra, nata dall’EPFL (Scuola politecnica federale di Losanna) e poi estesa al CHUV (Centre Hospitalier Universitaire Vaudois), si propone di trovare una soluzione per permettere a queste donne di fare comodamente da casa un test per verificare se sono o meno a rischio di parto prematuro, e, solo in caso di risposta affermativa, essere ricoverate.
Il loro metodo si basa sullo sviluppo dei primi “smartpad”, ovvero “assorbenti intelligenti” che dovranno essere indossati una volta a settimana dalla donna incinta. Essi testeranno le perdite vaginali della gestante e invieranno i risultati dei test all’app collegata. L’app a sua volta invierà i risultati del test al medico, che deciderà quindi se procedere o meno con l’ospedalizzazione grazie ai dati rilevati. Il test verifica o esclude il rischio di partorire nei 7 giorni successivi ed è preciso al 99,5%.
Abbiamo intervistato due membri del team: Erick Garcia-Cordero, fondatore di REA e PhD presso l’EPFL in Microsystems & Microelectronics, e Loulia Kassem, anche lei fondatrice di REA, farmacista e biotecnologa di formazione.
Dott. Garcia-Cordero, come ha avuto l’idea dell’assorbente intelligente?
Stavo ascoltando un programma radio nel quale si diceva che le donne tendono a preoccuparsi sempre di più della loro salute, tanto che utilizzano addirittura delle app per tenere traccia del loro ciclo mestruale. Allora mi sono chiesto: perché inserire solo date in queste app, dal momento che esse in realtà sono solo una piccola parte delle informazioni? Perché invece non far comunicare le app con dei sensori? Nello specifico, ho pensato a dei sensori per raccogliere le informazioni chimiche provenienti dal corpo, ed ecco che si è sviluppata l’idea alla base della startup.
Garcia-Cordero ha poi sviluppato la sua idea con altri ricercatori dell’EPFL: Loulia Kassem e Gloria Porro. Dott.ssa Kassem, come ha conosciuto REA?
Ho conosciuto Erick quando stavo terminando la laurea magistrale dell’Università di Bologna. Sono molto interessata allo studio della diagnostica relativa alla salute delle donne e mi sono laureata con una tesi proprio su questo tema; in particolare ho studiato i biomarker e i parametri biometrici in relazione alla salute delle donne. Perciò abbiamo deciso di collaborare insieme per individuare meglio le patologie femminili con questa tecnologia.
Chi vi ha supportato nelle fasi iniziali e chi continua a farlo?
La professoressa Carlotta Guiducci, che è a capo del laboratorio di Life Sciences Electronics (CLSE) dell’EPFL, è stata fondamentale. C’è sempre stata e continua ad aiutarci ancora oggi. È la persona che più ci ha dato fiducia, ospitando anche il nostro progetto nel suo laboratorio sin dall’inizio. Lei ci ha supportati economicamente, scientificamente e moralmente sin dall’inizio del nostro viaggio imprenditoriale. Devo poi menzionare sicuramente anche il Prof. David Baud, a capo del dipartimento di Ostetricia e Ginecologia del CHUV che include l’Unità di Terapia Intensiva Neonatale più grande in Svizzera. Grazie al suo supporto potremo validare i nostri studi clinici con gestanti in cura al CHUV. Per il supporto economico ci siamo rivolti anche a Venture kick (un progetto filantropico svizzero che aiuta le startup innovative ndr).
Come pensate andrà avanti il vostro progetto?
Stiamo pianificando in questo momento i primi test clinici, i primi dati li otterremo tramite un test del prototipo su donne incinte presso l’ospedale CHUV. Dopo di che proseguiremo i nostri test su donne ad alto e medio rischio di parto prematuro in diversi centri in Europa. Siamo ancora alle fasi iniziali dei test, ma stiamo lavorando per poter presentare al più presto un prototipo funzionante di assorbente intelligente che, essendo un dispositivo medico, verrà venduto alle donne a rischio a seguito di prescrizione medica. Tra qualche mese registreremo il marchio di REA e inizieremo a cercare investitori per proseguire nel nostro lavoro.
Quando saranno disponibili gli smart pad per le donne incinte?
Speriamo di riuscire a proporli già dal 2022.
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Immagine: Alban Kakulya