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I servizi per la salute mentale in numeri

Nel 2017 più di 850.000 persone sono state accolte dai servizi psichiatrici del sistema pubblico, che affonda le sue radici nella "Legge Basaglia" del 1978.

Con la chiusura degli ospedali psichiatrici in Italia, l’alternativa venne identificata in una rete di servizi e presidi territoriali extra ospedalieri. Nacquero così i Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), che svolgono “funzioni preventive, curative e riabilitative della salute mentale”. Ogni DSM oggi comprende diversi tipi di strutture: servizi territoriali (i Centri di Salute Mentale), servizi semiresidenziali, servizi residenziali e servizi ospedalieri.

Una rete di servizi

Il centro di primo riferimento per i cittadini con disagio psichico è il Centro di Salute Mentale, che coordina gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nell’ambito territoriale. Il personale che vi lavora si occupa di trattamenti psichiatrici e psicoterapeutici, attività diagnostiche con visite psichiatriche, colloqui psicologici per la definizione di programmi terapeutici e socio-riabilitativi. Svolge consulenza specialistica per i servizi “di confine” (alcolismo, tossicodipendenze ecc.) e attività di filtro ai ricoveri nelle case di cura neuropsichiatriche private accreditate. Segue gli interventi di inserimento lavorativo e formazione al lavoro, di reperimento alloggi, di programmazione di attività risocializzanti, espressive e riabilitative. Inoltre, fornisce consulenza psichiatrica e attività di formazione ai medici di medicina generale. Le patologie più comuni tra i pazienti assistiti nei Centri di Salute Mentali sono la depressione (23%), la schizofrenia e le altre psicosi funzionali (20%) e le sindromi nevrotiche e somatoformi (13%).

Le strutture semiresidenziali offrono ospitalità di tipo diurno e un diverso grado di intensità assistenziale. I Centri Diurni, ad esempio, svolgono funzioni terapeutiche e attività di socializzazione mirate al recupero delle abilità personali. Qui gli utenti possono sperimentare e apprendere abilità nella cura di sé, nelle attività della vita quotidiana e nelle relazioni interpersonali. I Centri organizzano, ad esempio, attività socio ricreative come soggiorni estivi, gite, visite culturali, attività sportive. I pazienti con diagnosi di schizofrenia e altre psicosi funzionali rappresentano quasi la metà degli utenti ospitati presso strutture semiresidenziali (46,5%).

Le strutture residenziali sono strutture extra-ospedaliere in cui si svolge parte del programma terapeutico e socio-riabilitativo per pazienti inviati dai CSM con un programma personalizzato. Si differenziano in base alla tipologia (psichiatriche e non psichiatriche) e all’intensità di assistenza sanitaria (presenza di personale sanitario 24 ore, 12 ore, fasce orarie). Non hanno più di 20 posti e si trovano in località urbanizzate e facilmente accessibili per prevenire l’isolamento dei pazienti. Anche in questo caso, la metà degli utenti sono pazienti con diagnosi di schizofrenia e altre psicosi funzionali (49,6%).

Il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) è un servizio ospedaliero dove si praticano trattamenti psichiatrici volontari e obbligatori in condizioni di ricovero. Si trova all’interno delle strutture ospedaliere (aziende ospedaliere, ospedali a gestione diretta, aziende ospedaliere universitarie, IRCSS, policlinici universitari privati, enti di ricerca). Ciascun SPDC contiene non più di 16 posti letto ed è dotato di spazi per le attività comuni.

Un po’ di numeri

Quasi il 40% dei pazienti ricoverati in un reparto di psichiatria presso un istituto pubblico riceve una diagnosi di schizofrenia e altre psicosi funzionali. I pazienti dimessi da istituti privati (policlinici privati, IRCCS privati e fondazioni private, Enti di ricerca) soffrono soprattutto di disturbi della personalità de del comportamento (23%), schizofrenia (21%) e alcolismo e tossicomanie (19%). Tra i pazienti ricoverati in case di cura private accreditate la diagnosi principale è la depressione (26%), seguita da schizofrenia (21%) e mania e disturbi bipolari (19%).

Secondo il Rapporto sulla Salute Mentale 2017, in Italia esistono 1.481 Centri di Salute Mentale, 908 strutture semiresidenziali e 2.346 strutture residenziali. I SPDC attivi sono 318, con 3.981 posti letto per ricoveri ordinari e 338 posti letto per ricoveri in day hospital. Esistono poi 22 case di cura private accreditate, che offrono 1.155 posti letto per degenza ordinaria e 16 posti letto per day hospital. In totale, il numero di posti letto in degenza ordinaria è di 10,1 ogni 100.000 abitanti maggiorenni. I posti letto di day hospital sono 0,6 ogni 100.000 abitanti.

Nel 2017 gli utenti assistiti presso CSM sono stati 786.612 (155,2 per 10.000 abitanti adulti), quelli seguiti in strutture semiresidenziali 27.600 e i pazienti in cura presso strutture residenziali sono stati 32.515. I pazienti dimessi dalle strutture ospedaliere con diagnosi di disturbo mentale sono stati invece 171.345 (91,2% in regime ordinario e 8,8% in day hospital).

Nel 2017 si sono verificati quasi 600.000 gli accessi al Pronto Soccorso per patologie psichiatriche, una cifra che corrisponde al 2,8% del numero totale di accessi a livello nazionale. Il 13% dei 600.000 utenti sono stati ricoverati e nella metà dei casi il ricovero è avvenuto nel reparto di psichiatria. Tra questi, il 26% hanno ricevuto la diagnosi di schizofrenia e altre psicosi funzionali.

Tra gli 851.189 utenti complessivi, i disturbi più frequenti sono diversi nei due sessi. Gli uomini soffrono più spesso di disturbi schizofrenici, disturbi di personalità, disturbi da abuso di sostanze e ritardo mentale. Tra le donne, che rappresentano il 53,5% del totale dei pazienti, sono più comuni i disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. Per la depressione il numero di donne è quasi doppio rispetto al numero di uomini. Il tasso standardizzato è di 29,2 per 10.000 abitanti nei maschi e 48,3 per 10.000 abitanti nelle femmine.


Il progetto di datajournalism sulla salute mentale è a cura di Francesca Camilli e Giulia Rocco

Leggi anche: I numeri della depressione

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Francesca Camilli
Comunicatrice della scienza e giornalista pubblicista. Ho una laurea in biotecnologie mediche e un master in giornalismo scientifico.