STRANIMONDI

Pandemie e isolamento sul piccolo schermo

Dopo la rassegna di film sul tema della pandemia che Stranimondi vi ha proposto lo scorso 26 febbraio, qui di seguito trovate un’altra breve antologia di 5 titoli, ma questa volta di serie televisive, che parlano di epidemie, quarantene, isolamenti e pericoli globali. 

The Walking Dead

Forse la più celebre serie televisiva su un contagio globale, una pandemia zombie implacabile e assoluta che sconvolge il mondo. Se non l’avete ancora vista forse è ora di iniziarla: ancora in corso di produzione, è trasmessa in Italia da Sky ed è disponibile on demand. La serie è stata portata sul piccolo schermo dal regista Frank Darabont – showrunner nelle prime stagioni – che ha adattato il capolavoro a fumetti di Robert Kirkman, i cui albi sono disponibili anche in Italia grazie all’editore Saldapress. La serie inizia con il personaggio di Rick Grimes (Andrew Lincoln) che si sveglia dal coma e in un mondo sconvolto dall’epidemia. Noi che guardiamo siamo come lui, ovvero non sappiamo nulla: quello che pian piano scoprirà Rick lo scopriremo anche noi. The Walking Dead è una serie che indaga le dinamiche di sopravvivenza quotidiana all’epidemia-zombie. Sono rari i riferimenti alla scienza e ai vari tentativi che sono stati fatti, globalmente, per contenere l’epidemia, ormai non arginabile. Con l’agente patogeno che causa la malattia, ormai, nel mondo creato da Kirkman ci si convive. Secondo Kirkman, inoltre, saperne di più sul virus è totalmente irrilevante per i personaggi, per cui le curiosità dei fan sull’origine del patogeno resteranno probabilmente senza risposta. Detto che del virus si sa poco o nulla, i personaggi scopriranno, a un certo punto della seconda stagione, che per diventare zombie essere morsi da un vagante non è una condizione necessaria. Un bel modo di creare tensione e suspense, oltre che uno stratagemma narrativo per rileggere un topos molto diffuso nella fantascienza. 

V Wars

V Wars è una serie Netfix uscita il 5 dicembre 2019 tratta dai fumetti di Jonathan Maberry, a metà tra il fantascientifico e l’horror. Il protagonista è lo scienziato Luther Swann, interpretato da Ian Somerhalder, che ha finalmente sveste i panni del vampiro (The Vampire Diaries) per un ruolo da eroe umano sufficientemente credibile. L’antieroe è il suo migliore amico Michael Fayne (Adrian Holmes), primo contagiato da un virus preistorico scongelato dai ghiacci artici per errore dallo stesso Swann. Questo virus, che sopravvive alla quarantena coatta a cui vengono costretti i due amici, in breve tempo si diffonde in tutta la popolazione, trasformando in vampiri una parte di coloro che entrano in contatto con i contagiati. Ben presto si crea una vera e propria falange di vampiri, che si definiscono “Blood” e che, guidati da Fayne, mirano ad acquisire il potere sulla terra in quanto più in alto rispetto agli esseri umani nella catena alimentare. Cibandosi del sangue degli uomini, i vampiri di V Wars sono né più né meno dei vampiri già visti molte volte sul grande e piccolo schermo: non hanno l’organizzazione politica dei vampiri di True Blood ma sono più credibili degli scintillanti succhiasangue di Twilight. Il virus di V Wars non attacca tutti gli esseri umani, e il dottor Swann passa gran parte della prima stagione a cercare di capire il perché dal punto di vista scientifico. 

La nebbia

Realizzata nel 2017 dall’emittente televisiva Spike, La nebbia è disponibile su Netflix e racconta una situazione inquietantemente simile a quella che stiamo vivendo in questo momento drammatico, soprannaturale a parte. Tratta dall’omonimo racconto di Stephen King, la serie ricalca un topos narrativo tipico dell’autore, esattamente come Under the Dome, che vedremo tra poco: un gruppo di persone è obbligato a vivere per un periodo a stretto contatto per via di un evento inspiegabile, mettendo in luce i lati peggiori (ma in alcuni casi, per fortuna anche i migliori) dell’essere umano. Siamo nel Maine, negli Stati Uniti, e improvvisamente cala su una piccola cittadina una fitta nebbia che uccide in modo crudo e violento chiunque tenti di attraversarla. Chiusi in un centro commerciale, diversi abitanti del luogo cercano di sopravvivere e convivere come meglio possono senza poter uscire dalle mura della struttura. Abbastanza spaventosa e decisamente inquietante, come qualsiasi creazione che si rispetti del maestro dell’horror Stephen King.

Under the dome

Simile per certi versi è Under The Dome, disponibile su Netflix e altra creatura della mente di Stephen King. Sviluppata in tre stagioni uscite tra il 2013 e il 2015, questa storia è più fantascientifica e meno paurosa della precedente, ma altrettanto violenta. Siamo nel Maine, e sopra la cittadina di Chester’s Mill cala improvvisamente una cupola che isola il paesino e i suoi abitanti dal resto del mondo. I molti colpi di scena legati a mondi lontani e lotte per il potere rendono la storia molto godibile e appassionante. Il personaggio decisamente più riuscito per la sua ambivalenza tremendamente umana è James “Big Jim” Rennie, interpretato da Dean Norris (l’Hank di Breaking Bad), autoelettosi capo della cittadina dopo la morte dello sceriffo. Giochi di potere, misteri e sotterfugi affiancano le indagini scientifiche e fantascientifiche sul perché la cupola abbia isolato Chester’s Mill. 

The Deuce

Con questo titolo ci allontaniamo decisamente dalla fantascienza, ma vediamo una rappresentazione storica di una pandemia tuttora in corso, quella di AIDS. The Deuce (disponibile su Sky On Demand) è una serie scritta da David Simon, autore del capolavoro HBO The Wire, ed è una serie caratterizzata da una scrittura di altissimo livello nella caratterizzazione dei personaggi, inseriti in un contesto realistico e dettagliato. The Deuce è ambientata a New York negli anni Settanta e racconta in tre stagioni la nascita e l’evoluzione dell’industria pornografica, nata a margine della “Deuce”, la 42ma strada, nel cuore di Manhattan. Negli anni Settanta il centro della Grande Mela è sconvolto dalla violenza e dal degrado: quelle che oggi sono le sfarzose vie di Times Square, in quel periodo sono luoghi dediti alla criminalità, allo spaccio e alla violenza. La terza e conclusiva stagione si chiude proprio con la comparsa della pandemia di AIDS, che finisce per sconvolgere le vite di molti dei protagonisti. La rappresentazione della malattia segue i canoni della televisione di Simon: realismo, dettagli storici curati e messi al posto giusto, indagine psicologica dei personaggi ai massimi livelli. 


di Francesca Zanni e Enrico Bergianti

Leggi anche: Le pandemie sullo schermo

Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Francesca Zanni
Ho frequentato un corso di Giornalismo Culturale e tre corsi di scrittura creativa dopo una laurea in Storia Culture e Civiltà Orientali e una in Cooperazione Internazionale. Ho avuto esperienze di lavoro differenti nella ricerca sociale e nella progettazione europea e attualmente mi occupo di editoria. Gattara, lettrice accanita e bingewatcher di serie TV.