Coronavirus e gravidanza: come convivere con l’ansia
I consigli della psicologa Melissa Pozzo per non perdere completamente la barra in questo momento di difficoltà
Anche in tempi “normali”, la preoccupazione è uno stato d’animo molto comune in gravidanza: c’è chi pensa con apprensione al dolore del parto, chi alla possibilità che il piccolo possa avere qualche malformazione, chi si domanda se riuscirà ad allattare e chi teme il cambiamento di vita dopo la nascita. “Oggi, però, tutte queste preoccupazioni ‘fisiologiche’, utilissime per prepararsi all’arrivo del bambino, sono messe in ombra da quella spesso ben più grande per il coronavirus”. Parola di Melissa Pozzo, psicologa e psicoterapeuta presso il consultorio CEMP di Milano e il Centro Analisi di Barzanò (LC), alla quale abbiamo chiesto suggerimenti per affrontare con la massima serenità possibile questo momento.
Dottoressa Pozzo, oltre alle preoccupazioni ‘fisiologiche’ per l’andamento della gravidanza e la salute del bambino, c’è altro che questo virus sta rubando alle donne che stanno vivendo una gravidanza in questi mesi?
Purtroppo sì, ed è il fatto di non sentirsi più al centro di un momento bello di vita. In genere la donna in gravidanza è al centro dell’attenzione di familiari, amici, persino estranei, che le cedono il posto sull’autobus o in fila al supermercato e le chiedono come si sente, quando arriverà il bambino, come si chiamerà. Oggi invece le donne vivono la gravidanza in solitudine – per esempio già da alcune settimane sono stati chiusi i gruppi di accompagnamento alla nascita, anche se molti centri si stanno organizzando con percorsi online – e anche chi sta intorno a loro è preoccupato da qualcosa di diverso rispetto alla gravidanza stessa. E ancora: c’è il rischio che negli ospedali ci sia una certa disumanizzazione dell’assistenza al parto, perché si cerca di mantenere le distanze il più possibile. Questo può anche significare meno informazioni e rassicurazioni sulla gestione del neonato e del post parto, un altro momento in cui le donne, soprattutto nelle grandi città, saranno di nuovo sole: magari senza la mamma che vive in una città lontana, e senza la possibilità di ricevere la visita di conforto di un’amica.
Come affrontare questa solitudine?
Per cominciare, laddove è possibile, perché anche il papà è a casa, si può cercare di vedere in positivo questo momento, come momento di fortificazione della coppia. Parlarsi, confrontarsi, confidarsi paure e preoccupazioni, accogliendo quelle del partner, e una volta nato il bambino trovare insieme le risorse per affrontare le difficoltà che possono arrivare. Molte donne in puerpuerio si lamentano di una scarsa attivazione del compagno, che in genere continua a lavorare come prima, quindi manca da casa per buona parte della giornata e di notte desidera riposare. In questa occasione – ripeto, quando possibile – si può lavorare molto, insieme, sull’attivazione del partner. L’altro consiglio è quello di sfruttare al massimo le possibilità che ci vengono offerte dalle tecnologie: molti consultori e gruppi peer di mamme si sono organizzati con consulenze e appuntamenti online. Ci si può rivolgere a queste risorse.
Come gestire l’ansia da coronavirus, se si sente che sta aumentando troppo?
Anzitutto vale la pena ricordare che la preoccupazione in un momento come questo è del tutto naturale e fisiologica e ci aiuta a mettere in atto comportamenti protettivi per la nostra salute. Sarebbe folle non essere preoccupati. Allo stesso tempo, se la preoccupazione sale troppo e diventa ansia, cioè uno stato di allerta non giustificata dallo stimolo, ci sono alcuni semplici accorgimenti che si possono mettere in atto per riequilibrare la situazione.
Per esempio?
Prima regola: non impazzire su Internet o whatsapp andando a cercare informazioni spesso di dubbia qualità. Informarsi è giusto e sano, ma va fatto anche questo nel modo giusto, cioè focalizzandosi e non disperdendosi. Dunque no a un’esposizione continua del flusso di informazioni e sì alla scelta di un paio di momenti della giornata da dedicare a questa attività, per esempio al mattino e al tardo pomeriggio (non alla sera prima di andare a letto, perché si rischia di angosciarsi ancora di più senza contare che l’uso di schermi prima di andare a dormire è nemico del buon sonno). In 20-30 minuti al massimo si trovano e leggono tutte le informazioni che servono. E in ogni caso, affidarsi a fonti di informazioni ufficiali, come possono essere il Ministero della salute e l’Istituto superiore di sanità.
Seconda regola: lavorare sulle cose che possiamo fare per proteggere la nostra salute e non sull’impotenza nella quali siamo momentaneamente calati. Dunque seguire le norme igieniche e seguire il più possibile una sana alimentazione, senza tuttavia stravolgere completamente le nostre abitudini, perché in un momento di incertezza ancorarsi alla routine è comunque rassicurante. Quindi per esempio cerchiamo di introdurre più frutta e verdura se abitualmente ne mangiamo poche, ma senza bisogno di rincorrere mode per alimenti esotici o particolari.
Allo stesso tempo, si può fruttare questo tempo sospeso per recuperare qualcosa, qualche hobby o passione, che di solito in una quotidianità più frenetica non si riesce a fare, e per conoscerci meglio, cercando di andare a fondo di meccanismi personali che magari diamo per scontati, ascoltando di più le nostre sensazioni e le nostre reazioni. E anche in questo caso affidiamoci alla tecnologia per non perdere il contatto con le amiche e le persone care.
Infine, quando si va in loop un’attività veramente utile è camminare. In questi giorni non lo si può fare fuori casa, ma quando sarà possibile tornare a fare passeggiate all’aperto sarà una buona abitudine da riconquistare.
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