Pipistrelli: non sono pericolosi per la nostra salute
Una nota ISPRA ribadisce che la presenza di chirotteri in città non deve preoccuparci, tantomeno ora con Covid-19. Il problema concreto da affrontare è il traffico illegale di fauna.
L’attuale situazione di emergenza Covid-19, l’isolamento, lo stress e la preoccupazione per i nostri cari sono il substrato perfetto per scatenare reazioni irragionevoli. Tra tutte, la necessità di trovare un untore, un responsabile, agendo sul quale si abbia la percezione illusoria di stare facendo qualcosa anche quando responsabilità non c’è – o non starebbe a noi attribuirla a tavolino, o meglio dal balcone -. Se sul fronte della nostra specie l’abbiamo visto succedere con i runner, o con l’additare questa o quell’altra fascia d’età, che a giorni alterni è la più irresponsabile nel non rispettare le indicazioni per il contenimento, a pagare il prezzo sono anche altri mammiferi. Come i pipistrelli.
Come racconta anche Giancarlo Sturloni qui, i pipistrelli sono stati individuati come specie di origine del virus SARS-CoV-2 che ha provocato la corrente epidemia Covid-19. Hanno svolto il ruolo di animali serbatoio e non è in loro che il virus è stato isolato: per quanto ne sappiamo una trasmissione diretta da chirotteri a esseri umani non è possibile e lo spillover dalla loro alla nostra specie deve aver percorso un gradino in più. La modifica delle strutture virali che permettono il passaggio è avvenuta, secondo le ipotesi più accreditate al momento, nel pangolino. Ovvero il mammifero più trafficato al mondo. È infatti ampiamente presente nei mercati asiatici – Cina e Vietnam soprattutto – dove ne si vende illegalmente la carne, così come le scaglie e altre parti del corpo, per consumo alimentare e impiego nella medicina tradizionale.
Per darvi un’idea: secondo i dati di TRAFFIC, ogni anno sul mercato illegale girano 20 tonnellate di parti del corpo di pangolini e animali interi. Tra il 2010 e il 2015 sono state identificati 159 canali per il bracconaggio e il commercio illegale e, negli ultimi dieci anni, si stima sia finito sul mercato nero un milione di pangolini.
Il passaggio all’essere umano
Pipistrelli, poi pangolini, poi noi. E ora il virus si trasmette da una persona all’altra senza che intervenga alcun intermediario (gli animali domestici, altro timore iniziale, non giocano alcun ruolo). Della possibilità di questi spillover si parla – e si pubblica, anche per i primati – da anni. Nel frattempo, la sopracitata caccia all’untore ha portato fin troppa attenzione negativa sui pipistrelli anche in Italia. Al punto da rendere necessaria una nota dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che ha specificato come “nessun coronavirus potenzialmente dannoso per l’uomo è stato isolato in Italia o in Europa e la prossimità di pipistrelli all’uomo, come ad esempio quella che si realizza in presenza di colonie di questi mammiferi in aree abitate, non pone rischi di trasmissione di SARS-CoV-2”.
Seppure il diritto di vivere di altre specie animali non si possa certo basare sulla loro utilità per noi, è utile ricordare – come fa ISPRA – che i pipistrelli nostrani svolgono un servizio ecosistemico cruciale nutrendosi di insetti nocivi per le colture, per i boschi e potenzialmente anche per la nostra salute. Riscontrarne la presenza vicino alle nostre case e città è positivo e non deve preoccuparci in relazione all’attuale pandemia, né in altre circostanze. Anzi. Questi mammiferi così particolari, se serve ricordarlo, sono anche protetti dalle norme italiane e comunitarie con la convenzione EUROBATS del 2005: è vietato ucciderli, così come danneggiare in qualsiasi modo i loro siti di riproduzione, svernamento o sosta.
Anche qui, per darvi un’idea: Con quasi 1.300 specie descritte, i pipistrelli rappresentano 1/5 dei mammiferi terrestri. Sono minacciati dallo sviluppo del territorio, dalle attività antropiche e dalle persecuzioni cui li sottoponiamo. Un esempio, gli stermini di volpi volanti (Pteropus niger) effettuati alle Mauritius nel 2018 per via dei danni alle colture, mango e litchi. Come riporta Bat Conservation International, i dati IUCN valutano 24 specie come gravemente minacciate, 53 come minacciate e 104 come vulnerabili. Ma i pipistrelli sono tra i mammiferi meno studiati: 226 specie sono a oggi classificate come mancanti di dati, ovvero non abbiamo idea di come se la stiano passando.
Il problema: il nostro rapporto con la natura
Se l’epidemia è partita da colonie di pipistrelli in prossimità di Wuhan, spiegano gli esperti, è improbabile il motivo sia il normale spostamento di questi animali. È da cercare invece nel preoccupante traffico illecito di animali selvatici e loro parti che interessa questi mercati, affondando le radici in pratiche alimentari non igieniche e tradizioni senza alcuna evidenza scientifica. Secondo la medicina tradizionale orientale, infatti, le scaglie di pangolino essiccate aiuterebbero a promuovere l’allattamento, ma all’occorrenza sarebbero anche utili nel trattare i problemi alla pelle e addirittura le paralisi.
Cosa ci dice quindi la pandemia in corso? Che il bracconaggio, il traffico illegale e il consumo di animali selvatici, non solo in Cina e in tutta l’Asia ma sull’intero pianeta, sono gravi minacce per la biodiversità ma possono comportare rischi anche per la salute umana. Un messaggio che forse arriverà ora con più intensità perché ci riguarda direttamente, un po’ come quando ci ricordano che la plastica che facciamo finire nei mari non è un problema solo delle creature marine ma che ce la mangiamo anche, quando portiamo il pesce a tavola.
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