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Nicole Grasset, dall’eradicazione del vaiolo alla prevenzione della cecità

Mossa da un’autentica vocazione umanitaria, la virologa Nicole Grasset è stata una delle persone che più hanno contribuito all’eradicazione definitiva del vaiolo

C’è la gioia che diamo a coloro che amiamo, a coloro che ci amano. Gioia e felicità donate senza riserva, con grazia, con un sorriso […] e c’è una parte della nostra vita che diamo al mondo, per mostrare la nostra gratitudine per aver avuto il privilegio di esserci. Può essere un dipinto, una sonata, un ospedale, un vaccino che sfida la morte, una legge che migliora la giustizia, scritti che possono aiutare ad aprire la mente, azioni e parole che portano conforto agli altri.

Questo brano è tratto dal cosiddetto “piano della vita”, una breve dichiarazione d’intenti scritta nel 1947 da Nicole Grasset, all’epoca una ragazza di appena vent’anni.

Virologa, epidemiologa e microbiologa, Grasset è stata una delle persone che più hanno contribuito all’eradicazione definitiva del vaiolo. Mossa da un’autentica vocazione umanitaria, ha preso parte a numerose iniziative volte ad aiutare le persone più fragili, dalla collaborazione con la Croce Rossa Internazionale durante la guerra civile in Nigeria all’ideazione di un progetto per la prevenzione e la cura della cecità in Nepal. Si può dire che sia riuscita a realizzare pienamente gli obiettivi del suo “piano della vita”.

I primi anni e l’esperienza in Nigeria

Nicole Grasset nasce nel 1927 a Garches, nei pressi di Parigi. Figlia di Edmond Grasset, celebre microbiologo svizzero e professore di medicina all’Università di Ginevra, trascorre l’infanzia e l’adolescenza in Sudafrica. Dopo la seconda guerra mondiale si trasferisce con la famiglia in Svizzera, dove si laurea in medicina. Successivamente prosegue i suoi studi alla London School of Hygiene & Tropical Medicine e conduce ricerche sull’influenza e la rabbia presso l’Istituto Pasteur di Parigi. Mostra sin da giovane di essere una donna indipendente e fuori dagli schemi; quando viene invitata a una conferenza a Teheran, decide di fare il viaggio via terra, a bordo della sua auto, in compagnia dei suoi due cani.

Tra il 1967 e il 1970, durante la cosiddetta guerra del Biafra, si reca in Nigeria con la Croce Rossa Internazionale. Qui offre assistenza medica e vaccinazioni alle popolazioni locali, affrontando non poche difficoltà. Vive in prima persona l’orrore dei bombardamenti e descrive in modo vivido le difficoltà legate alla guerra.

L’eradicazione del vaiolo

Nel 1971, Donald Ainslie Henderson, epidemiologo a capo della campagna internazionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’eradicazione del vaiolo, nomina Grasset responsabile dell’ufficio regionale per il Sud-Est asiatico (SEARO). A parte il personale infermieristico, non ci sono altre donne. Grasset lavora soprattutto in India, dove in quegli anni l’epidemia sembra inarrestabile. Tra il gennaio e il maggio del 1974 muoiono 15.000 persone e altre decine di migliaia rimangono sfigurate.

Alla guida di un team internazionale attivo nella ricerca dei focolai di vaiolo e nella creazione di strategie di contenimento e vaccinazione, Grasset lavora incessantemente, sette giorni su sette, occupandosi di raccogliere fondi e recandosi personalmente nei piccoli villaggi del subcontinente per monitorare l’andamento dell’epidemia e offrire assistenza ai malati. Nel gennaio del 1975 viene avviata l’operazione “Target Zero”, che in breve tempo porta all’identificazione di tutti i focolai attivi. È un successo. Il 24 maggio 1975 viene individuato e isolato l’ultimo malato presente sul suolo indiano. Grazie alla sua perseveranza, Grasset ottiene il riconoscimento e la stima dei suoi colleghi e in breve tempo diventa una figura di spicco a livello internazionale. L’ultimo caso di vaiolo a livello mondiale viene diagnosticato in Somalia, il 26 ottobre 1977. Nel 1979 l’OMS dichiarerà la malattia definitivamente eradicata.

Il progetto contro la cecità

Nel 1978, l’epidemiologo statunitense Larry Brilliant e sua moglie Girija, specialista in sanità pubblica, decidono di fondare un’associazione umanitaria senza scopo di lucro. I due coinvolgono vari personaggi di spicco della controcultura americana, dallo psicologo Richard Alpert agli attivisti Wavy Gravy e Jahanara Romney. Tra loro c’è anche Nicole Grasset, con cui Brilliant aveva lavorato durante la campagna dell’OMS per l’eradicazione del vaiolo. Nasce così la Seva Foundation, con sede a Berkeley, in California, il cui scopo primario è portare avanti programmi internazionali per la soluzione di problemi sanitari nei paesi meno sviluppati. Tra i primi finanziatori dell’associazione c’è un giovane sconosciuto che ha da poco fondato un’azienda di computer, tale Steve Jobs.

Grasset ha l’idea di cominciare con un progetto per prevenire e curare la cosiddetta cecità evitabile, un problema molto diffuso in diversi paesi del Sud-Est asiatico. Con l’aiuto del giovane oculista nepalese Ram Prasad Pokhrel, la Seva Foundation conduce la Nepal Blindness Survey, un’indagine approfondita sulla compromissione della vista tra i cittadini del Nepal. Viene creato il Nepal Netra Jyoti Sangh (NNJS), programma nazionale per la prevenzione e il controllo della cecità in Nepal. Tra il 1980 e il 1981, grazie al supporto del ministero della sanità nepalese e dell’OMS, vengono eseguiti esami oculistici su un campione rappresentativo dell’intera popolazione nepalese, composto da quasi 40.000 persone. I dati vengono analizzati utilizzando un computer Apple II donato da Steve Jobs.

Viene progettato un sistema per l’individuazione precoce dei bambini affetti da carenza di vitamina A e altre condizioni potenzialmente dannose per la vista. Il programma, un successo internazionale, diventa in breve tempo un modello nell’ambito delle strategie per la salute pubblica, tanto da ispirare, quasi vent’anni dopo, la campagna globale per l’eliminazione della cecità evitabile VISION 2020. Nel frattempo nasce il Sight Program di Seva Foundation – guidato inizialmente da Govindappa Venkataswamy, oftalmologo indiano specializzato in interventi alla cataratta – grazie al quale nel corso degli ultimi quarant’anni milioni di cittadini delle aree meno sviluppate del pianeta hanno avuto la possibilità di accedere a cure oculistiche specialistiche.

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la tenacia e la lungimiranza di una singola donna. Soprannominata da Wavy Gravy “una Madre Teresa in abito Dior”, per il suo impegno sociale unito alla passione per i vestiti eleganti, Nicole Grasset si è spenta nel 2009. Il suo “piano della vita”, invece, produce ancora risultati.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Seva.org

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Simone Petralia
Giornalista freelance. Amo attraversare generi, discipline e ambiti del pensiero – dalla scienza alla fantascienza, dalla paleontologia ai gender studies, dalla cartografia all’ermeneutica – alla ricerca di punti di contatto e contaminazioni. Ho scritto e scrivo per Vice Italia, Scienza in Rete, Micron e altre testate. Per OggiScienza curo Ipazia, rubrica in cui affronto il tema dell'uguaglianza di genere in ambito scientifico attraverso le storie di scienziate del passato e del presente.