La regolazione delle emozioni in quarantena
Sono un elemento cruciale per la salute psicofisica: studiate in filosofia, psicologia e neuroscienze, sono una risposta evolutiva che ci permette di rispondere nel modo più efficiente alle situazioni in cui ci troviamo.
Ciascuna emozione (sia quelle che consideriamo positive, sia quelle che secondo il senso comune hanno un’accezione negativa) è utile e importante per il nostro benessere: pensiamo alla paura, senza la quale non verrebbero innescate tutte quelle risposte – di natura fisiologica, cognitiva e comportamentale – che ci permettono di riconoscere ed evitare un potenziale pericolo.
La regolazione delle emozioni
Se da un lato provare emozioni è fondamentale per affrontare le situazioni della vita quotidiana, è altrettanto importante la regolazione delle risposte emotive. Questo vale ovviamente per le emozioni negative (provare paura, rabbia, tristezza troppo a lungo non fa che distrarci, allontanando risorse cognitive da altri compiti e facendoci vivere peggio), ma anche – soprattutto per una specie altamente sociale come l’essere umano, in cui le risposte emotive devono essere regolate sulla base del contesto in cui ci si trova – per quelle positive.
Questa capacità non è banale, anche a causa dei circuiti neurali sottostanti a questi processi: le emozioni vengono generate da centri profondi, filogeneticamente molto antichi e in continua attività (il cosiddetto sistema limbico, di cui il fulcro principale è una struttura chiamata amigdala); la regolazione emotiva invece è un processo cognitivo a carico di strutture più recenti dal punto di vista evoluzionistico (quindi meno efficienti) situate a livello di corteccia cerebrale, soprattutto quella delle zone frontale e pre-frontale.
Anche se complicata, la regolazione emotiva è un importante strumento per prevenire comportamenti dannosi per il nostro organismo. Diversi studi hanno evidenziato che le persone che presentano disregolazione delle emozioni a lungo termine, come quella osservata nella depressione e nell’ansia, sono più vulnerabili ai comportamenti (assunzione di sostanze, bevande alcoliche o cibo, gioco d’azzardo…) che possono sfociare in una vera e propria dipendenza. Se una persona non raggiunge il benessere emotivo (sia da soli sia in relazione con le altre persone, quindi a livello di rapporti sociali), sarà più propensa a ricercare altre forme di piacere, da sostanze o comportamenti.
Regolazione emotiva e COVID-19
La dicotomia ‘cervello emotivo conto cervello regolatorio’, che ognuno di noi vive più o meno consapevolmente nella vita di tutti i giorni viene esacerbata in situazioni di stress continuo, come quelle che si stanno vivendo a seguito della pandemia di Covid-19. Per questo un gruppo di ricerca guidato dall’Università di Padova ha iniziato uno studio per determinare il ruolo predittivo delle capacità di regolazione emotiva sulla salute psicofisica delle persone durante questo periodo delicato.
“La situazione di pandemia che stiamo vivendo”, ci spiega Valentina Cardi, ricercatrice dell’Università di Padova e Honorary Clinical Lecturer presso il King’s College di Londra, “rischia di scatenare o rafforzare l’uso di comportamenti, a volte definiti anche come ‘abitudini’, dannosi – mangiare in eccesso o per mitigare stati emotivi negativi, l’abuso di alcol o droghe, l’autolesionismo – per far fronte allo stress associato all’incertezza sul futuro, all’isolamento sociale, ai problemi pratici, primi fra tutti quelli economici, che molti stanno vivendo”.
La raccolta dati è in pieno svolgimento (il reclutamento dei partecipanti è terminato il 2 maggio) e consiste nella somministrazione, con la frequenza di circa tre volte a settimana, di un breve questionario online tramite il quale effettuare una valutazione dello stato emotivo, delle attività svolte e dei comportamenti compensatori eventualmente attuati negli ultimi giorni. Permettono di valutare a) l’andamento dello stato emotivo e b) gli eventuali comportamenti compensatori utilizzati. “La nostra tesi è che l’impatto della pandemia sul benessere psicologico e sui comportamenti legati alla salute dell’individuo sia più forte nelle persone con un basso controllo cognitivo e difficoltà nella regolazione delle emozioni”.
Delineare quali siano i fattori di rischio associati a una scarsa regolazione emotiva permetterà quindi di mettere a punto interventi preventivi, ma anche terapeutici, mirati. Gli strumenti per il rafforzo di queste importantissime capacità di regolazione non mancano; e, per fortuna, alcuni di essi si possono utilizzare in totale autonomia, semplicemente grazie all’ausilio del proprio smartphone: “esistono diversi interventi digitali auto-somministrati, utili per rafforzare il controllo cognitivo, il comportamento orientato agli obiettivi e le capacità di regolazione delle emozioni; ci aspettiamo che l’uso di questi strumenti sia associato a un ricorso meno frequente a comportamenti non utili – se non dannosi- per far fronte allo stress, e quindi a un migliore benessere psicologico”.
La ricerca in questo campo, per fortuna, non si ferma nonostante la situazione straordinaria che tutti/e, anche nel mondo accademico, stanno vivendo. ”Stiamo ad esempio per iniziare uno studio che utilizzerà una app sviluppata dall’Università di Exeter per aiutare tutte quelle persone che soffrono di disordini alimentari, dal binge eating [la tendenza a un’alimentazione incontrollata, con ricorso a vere e proprie abbuffate] alla fame emotiva [il comportamento alimentare messo in atto per rispondere a una situazione emotiva negativa e/o stressante]. Chi è interessato a partecipare a questo nuovo progetto può contattarci per maggiori informazioni”.
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