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Suzanne Noël e la chirurgia estetica per la liberazione delle donne

La chirurga femminista fu promotrice dei diritti fondamentali delle donne, in una società patriarcale e maschilista, attraverso la bellezza e il diritto di essere giovani.

Lifting, blefaroplastica, mastoplastica. Tutti interventi chirurgici che sono certa collocate in un passato molto prossimo al nostro. E invece possiamo andare molto più indietro. Per esempio, abbiamo testimonianza di una rinoplastica eseguita in India nel 1000 d.C. e non possiamo non citare il testo antesignano della disciplina, il De curtorum chirurgia per insitionem (Chirurgia delle mutilazioni per mezzo di innesti) pubblicato nel 1597 dal chirurgo Gaspare Tagliacozzi. Ma per arrivare ai giorni nostri dobbiamo passare dal grande boom della chirurgia plastica del XX secolo, quando all’apice di questa disciplina ci fu una donna, pioniera del ritocchino e convinta femminista. Suzanne Noël, Legione d’Onore nel 1928 per il suo contributo alla notorietà scientifica della Francia sulla scena internazionale.

Un buon matrimonio e l’arrivo a Parigi

Suzanne Blanche Marguerite Gros nacque a Laon, cittadina nel Nord della Francia, il 19 gennaio 1878. Pur essendo l’ultima di quattro figli cresce come figlia unica, perché tutti i suoi fratelli morirono in tenera età. I genitori cercarono di stimolare la fervida intelligenza della figlia in molti modi, lasciandola libera di respirare il clima di rinnovamento sociale e artistico della Belle Époque, avvicinandola all’arte e agli studi classici.

A 19 anni si sposò, complice la cultura del tempo del “buon matrimonio”, con Henry Perat, un medico dermatologo di nove anni più grande di lei e con lui si trasferì a Parigi. Nel 1905 s’iscrisse a medicina all’università di Parigi, grazie alla spinta e all’appoggio del marito che notò presto in lei una curiosità intellettuale tale da poter rendere giustizia alla professione medica. L’idea era anche quella di poter collaborare insieme nello studio che Perat era in procinto di aprire.

C’è da dire che per una donna sposata era già una conquista poter portare avanti gli studi, per di più in medicina. Suzanne, infatti, dovette presentare una particolare licenza del marito per accedere al corso, come previsto dal Codice civile dell’epoca. Nonostante gli ostacoli dovuti al suo sesso, Suzanne si dimostrò una studentessa brillante e capace di tener testa ai suoi compagni di corso, fra cui troviamo André Noël, che diverrà il suo secondo marito.

Tra amputazioni e cicatrici, la palestra per la chirurgia estetica

Nel 1908, anno di nascita della sua unica figlia Jacqueline, Suzanne come medico esterno lavorò a fianco di Jean-Louis Brocq, luminare della dermatologia, e con Hippolyte Morestin, chirurgo noto per i suoi interventi maxillofacciali all’avanguardia. Già colpita dalla cautela del marito nel curare la pelle dei suoi pazienti, fra cui La divina Sarah Bernhardt, perché non restassero segni o cicatrici, con Morestin Suzanne cede completamente al fascino della chirurgia estetica. Con una carriera in rapida crescita e una volontà nell’eccellere, Suzanne si butta a capofitto nel lavoro. Nel 1910, sotto la supervisione di Brocq, compie una delle prime operazioni di ricostruzione del volto su un paziente volontario sfregiato dall’acido solforico. Poi ancora piccole operazioni di rimozione di tatuaggi e correzione delle orecchie a sventola. Ma sul versante personale le cose non vanno affatto bene. La figlia dovette subire due delicate operazioni per ridurre gli effetti di una mastoidite (un’infezione dell’orecchio) e il matrimonio con Pertat era oramai finito.

Si stabilì a Montmartre, dove cominciò a crearsi una rete di pazienti tutta sua. Nel 1913 vinse il concorso per medici interni degli ospedali parigini, risultando quarta su 67 candidati. Per portare avanti l’internato dovette scegliere di ritardare la laurea, che conseguirà solo nel 1925, lavorando in diversi reparti in diversi ospedali. Ma era al St. Louis dove si sentiva pienamente a suo agio, potendo operare in dermatologia.  Durante gli anni della Grande guerra, Suzanne dovette interrompere gli studi per lavorare nello studio del marito, richiamato al fronte, che morirà alla fine del 1918 per una complicazione respiratoria dovuta dai suoi studi sull’iprite, il tioetere del cloroetano usato dai tedeschi come arma chimica. Dopo la vedovanza sposò André Noël nel 1919.

Gli anni della guerra sono stati, per Suzanne e molti altri chirurghi, un’ottima palestra in fatto di chirurgia ricostruttiva ed estetica. Tra amputazioni e orribili cicatrici, poté cominciare a capire meglio le tecniche per ridurre al minimo i danni estetici. Continuò comunque a esercitarsi sulla pelle dei conigli, che per elasticità è molto simile a quella degli uomini.

Il ruolo sociale della chirurgia estetica

Dopo la tragedia della guerra, per Suzanne i drammi non sono finiti. Nel 1918 morirono di Spagnola sia la figlia sia il suo maestro Morestin. André, duramente colpito dalla morte della figlioccia, cadrà in una profonda depressione che lo porterà a suicidarsi nel 1924, gettandosi nella Senna di fronte a un’attonita Suzanne. È in questo periodo terribile che Suzanne cominciò a dedicarsi esclusivamente alla chirurgia estetica, lasciando da parte la dermatologia, aprendo il suo studio vicino alla Tour Eiffel dove opererà fino alla sua morte, avvenuta nel 1954.

Nel 1926 pubblicò un libro scritto non solo con lo scopo di mostrare le tecniche da lei affinate per i lifting ma anche per giustificare l’importanza della chirurgia estetica come specialità medica, allora deprecata dai suoi colleghi dottori. Le Chirgurie esthétique: son rôle social riscosse un immediato successo.

Nel libro vengono mostrate le ultime tecniche in fatto di lifting, con l’aiuto di numerose fotografie prima e dopo l’intervento fatte dalla stessa Noël (a differenza dei classici disegni della testa greca che i suoi colleghi sembravano preferire), la descrizione accurata di ogni intervento e degli strumenti usati e soprattutto la spiegazione dell’importanza del buon rapporto medico-paziente. Suzanne era solita ascoltare per molte ore il paziente, capirne le motivazioni che lo spingevano a sottoporsi all’operazione. Capire insieme quali ritocchi erano necessari e quali no, raccontagli il percorso di guarigione. È anche questa sua forte empatia che la distinse dai suoi colleghi, concentrati esclusivamente sul successo personale della buona riuscita dell’operazione.

L’impegno per i diritti delle donne

Il ruolo sociale della chirurgia estetica, secondo Noël, era anzitutto a favore delle donne, che grazie a un lifting potevano mantenere un aspetto giovane e fresco e non essere discriminate perché anziane o di aspetto sgradevole. Nella Parigi di metà Novecento, le donne considerate esteticamente sgradevoli perdevano più facilmente il lavoro, restando sottomesse alla dipendenza economica del marito. Suzanne, fervente femminista tanto da essere la promotrice e socia fondatrice di Soroptimist in Europa nel 1924, giustifica la chirurgia estetica con la stessa forza con cui chiede a gran voce il voto alle donne. Parla senza troppi giri di parole di «diritto delle donne di cambiare una brutta faccia o un corpo umiliante» per ottenere altrettanti diritti di riconoscimento sociale ed economico.

A causa dell’aspettativa della società sul corpo femminile, che non dovevano mostrare segni di invecchiamento, che male c’era nel dare una possibilità in più a tante donne che dopo il terrore della guerra si ritrovarono senza lavoro per il solo fatto di avere una ruga in più? Secondo Noël il lifting non era altro che un nuovo meccanismo di sopravvivenza in un mondo che non permetteva alle donne lavoratrici di invecchiare e quindi di mantenere la giusta indipendenza finanziaria, dalla quale sarebbero arrivati altri fondamentali diritti. La discriminazione basata sull’aspetto fisico era, e molte volte è ancora oggi, uno dei primi motivi per alzare la voce a favore dei diritti delle donne.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Soroptimist Valchiavenna

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Serena Fabbrini
Storica della scienza di formazione, dopo un volo pindarico nel mondo della filosofia, decido per una planata in picchiata nella comunicazione della scienza. Raccontare storie è la cosa che mi piace di più. Mi occupo principalmente di storie di donne di scienza, una carica di ispirazione e passione che arriva da più lontano di quanto pensiamo. Ora dedico la maggior parte del mio tempo ai progetti di ricerca europei e alla comunicazione istituzionale.