Geni nell’ombra: Storie di grandi menti alle quali è stata soffiata l’idea
Nel libro di Milly Barba e Debora Serra 18 storie per conoscere chi è finito nell’oblio, nonostante l’importante contributo dato alla ricerca scientifica.
Si parla sempre di chi vince, di chi ce l’ha fatta. E i geni nella scienza, individui dall’indiscusso talento e dotati di un’intelligenza fuori dal comune, non fanno eccezione. Tutti conosciamo, per esempio, Albert Einstein o Leonardo da Vinci, persone diventate sinonimo di genialità le cui scoperte fanno parte del bagaglio culturale di ognuno di noi. Ma che dire di figure meno note come Lise Meitner, Rosalind Franklin, Antonio Meucci, Ada Lovelace, Williamina Paton Fleming, Vincenzo Tiberio, Chien-Shiung Wu e Giuseppe Brotzu – solo per citarne alcuni?
L’umanità delle menti geniali
Geni nell’ombra: Storie di grandi menti alle quali è stata soffiata l’idea (Codice edizioni, 2021), scritto da Milly Barba e Debora Serra, parla proprio di questo: di chi è stato dimenticato, di chi per un qualche motivo non è riuscito a legare il proprio nome al contributo scientifico che ha dato, di chi è arrivato secondo. Ma non solo. In un viaggio che va da un’antica Salerno intorno all’anno 1030 fino all’Europa del Novecento passando per Cina, Cuba, Amazzonia e Stati Uniti d’America, il libro riesce a raccontare anche qualcosa di più complesso: la vita di queste persone, costellata di salite e discese, di successi e fallimenti, di eventi fortuiti e di sciagure mondiali imprevedibili. Geni nell’ombra porta alla luce tutta l’umanità di queste menti geniali, infrangendo quegli stereotipi che vedono scienziate e scienziati indossare un camice e passare la vita relegati in un laboratorio o davanti a una lavagna nera.
Questi nostri geni sono persone reali, donne e uomini che hanno vissuto, amato e lottato per qualcosa in cui credevano, tanto che alcuni di loro hanno deciso di farsi da parte per permettere alla propria idea di venir sviluppata. Sono individui in cui si alternano qualità e debolezze proprio come in qualsiasi altro essere umano. Ed è forse proprio questa resa dei mille volti della loro umanità a renderli più vicini a chi legge, a creare un ponte d’empatia che con altre menti geniali più note, e per questo circondate da un’aura di intoccabilità, non si crea facilmente.
Diciotto capitoli per altrettante storie dimenticate
Quello che colpisce di questo libro è l’accuratezza con cui le storie sono state raccontate. Si capisce che la ricerca delle fonti è stata meticolosa. Ne escono storie narrate con una scrittura avvincente come fosse un romanzo, ma aderente alla realtà come una fotografia di reportage. E si scoprono particolari e sfumature poco conosciute come l’invenzione da parte di Antonio Meucci – tra le altre cose – di una tecnica di produzione industriale del ragù alla bolognese.
I diciotto capitoli che compongono il libro possono essere letti tutti d’un fiato oppure pescando a caso tra le pagine: ogni storia è a sé stante ma il consiglio è di leggerle tutte, perché tutte estremamente affascinanti. Inoltre, dalla loro lettura complessiva esce un interessante spaccato del mondo della ricerca scientifica. Un mondo che a volte risulta frammentato e altamente competitivo, altre coeso e in grado di metter a fattore comune le proprie conoscenze per arrivare insieme a un risultato. E ancora: l’importanza di fare rete, di essere intellettualmente onesti, dell’avere il supporto dei propri colleghi e di come la comunità scientifica possa essere, a volte, anche tremendamente spietata.
Geni nell’ombra anche a causa del gender gap
Unendo le storie delle scienziate raccontate qui, diventa subito chiaro come le donne abbiano dovuto lottare più dei colleghi uomini per affermarsi e come spesso le loro aspirazioni si siano infrante contro quel potente soffitto di cristallo che ancora oggi resiste. A questo si unisce anche l’effetto Matilda – la tendenza a sottovalutare o a sminuire i risultati scientifici conseguiti dalle donne – di cui sono vittime, tra le altre, Nettie Maria Stevens, Lise Meitner, Rosalind Franklin e Mileva Marić.
Proprio leggendo la storia di quest’ultima ripercorriamo la sua relazione con Albert Einstein, prima compagno di studi e poi compagno di vita, e vediamo pian piano Mileva Marić spegnersi nell’ombra del marito. Per molto tempo i due lavorano insieme, condividendo giorno per giorno le idee che porteranno Einstein nel firmamento dei geni mentre lei, Mileva Marić, non verrà mai citata negli articoli e mai si saprà con esattezza quanto del successo del marito è stato in realtà merito suo. Si sa però che il loro matrimonio finirà presto, tra i tradimenti e le richieste inaccettabili di lui e la rinuncia alla ricerca scientifica di lei.
Infine, si scopre come alcune di queste menti geniali, per esempio Susan Jocelyn Bell e Alfred Russel Wallace, siano volutamente rimaste nell’ombra per quello che le autrici hanno definito “un moto di umiltà ingiustificato” o come si siano distanziate dalle proprie scoperte teoriche per il modo in cui sono state usate poi nella pratica. Questo è il caso, per esempio, di Lise Meitner, la prima a scoprire la fissione nucleare. Meitner si è però sempre rifiutata di prendere parte al Progetto Manhattan, in quanto pacifista.
Un libro in cui trovare ispirazione
Geni nell’ombra è anche un libro che può ispirare giovani e meno giovani a portare avanti il proprio lavoro: una delle cose che accomuna molte di queste storie è la tenacia e la dedizione dei suoi protagonisti verso quello che fanno. A volte sembra che alle persone definite “geniali” vada sempre tutto liscio e che il loro lavoro sia facile perché sono dei geni. In realtà non è così e la determinazione gioca un ruolo fondamentale per raggiungere i propri obiettivi, sia che poi si riesca ad arrivare al successo, sia che si rimanga, appunto, dei geni nell’ombra.
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