Nello spazio con Félicette
La prima gatta astronauta e molte domande su scienza ed etica. Per bambine e bambini
Senza sceglierlo, Félicette si ritrova su un razzo spedita a gran velocità nello spazio. È il 1963, e Félicette è una gatta. Una dei tanti animali che, tra la fine degli anni quaranta e fino a tutti gli anni sessanta del secolo scorso, sono stati lanciati in orbita per sperimentare gli effetti della vita spaziale sugli essere viventi. L’esplorazione dello spazio era tra gli elementi più eclatanti e agonistici della gara tra Stati Uniti e Unione Sovietica per guadagnarsi la supremazia nel mondo post Seconda guerra mondiale.
La storia di Félicette è a lieto fine: dopo una breve permanenza in orbita, torna a gran velocità sulla Terra. Ovviamente non per tutti gli animali l’esperienza finisce altrettanto bene. Tutti ricordiamo la cagnetta Laika che morì sullo Sputnik 2, poche ore dopo il lancio avvenuto il 3 novembre 1957.
Storia di una gatta
La storia, bellissima, comincia sui marciapiedi di Parigi, sì perché Félicette è una gatta di strada, e non finisce certo subito dopo il fantastico viaggio: per celebrare la sua impresa, a Félicette vengono addirittura dedicate una statua e un francobollo. E adesso un libro per bambine e bambini, scritto da Elisabetta Curzel, illustrato con tecniche di stampa d’arte da Anna Resmini e pubblicato dalla casa editrice Topipittori (Félicette, 2020, pagine 32, euro 20).
In questi queste notti estive in cui tutti siamo con gli occhi al cielo (o dovremmo essere) per ammirare lo spettacolo della cometa Neowise all’alba, la storia di questa gatta raccontata con sapienza e poesia è molto azzeccata. E azzeccata questa storia lo è comunque sempre, perché tratta di cose che sono nel cuore di tutte le persone e che pongono interrogativi scientifici ed etici che ci riguardano da vicino.
Una storia che fa riflettere sul nostro rapporto con gli animali
Elisabetta Curzel si è subito innamorata di Félicette, e si vede dal modo in cui la storia viene raccontata, dalla grazia e dall’intensità delle parole, e anche dal fatto che ha scelto di parlare a un pubblico di bambine e bambini che sono – a differenza di quanto pensino molti adulti – persone serissime e impegnate. È a loro che l’autrice, attraverso Félicette, pone doma
nde importanti. È giusto che gli umani usino gli animali per la ricerca? Quali sono i rapporti tra noi umani e le altre specie? Gli animali hanno dei
diritti? E come si sarà sentita Félicette, lassù da sola, per di più con un elettrodo piantato in testa? E se avesse potuto scegliere, ci sarebbe andata?
Mai come oggi la scienza fa parte delle nostre vite, e allo stesso tempo mai come oggi la scienza è caratterizzata da un altissimo livello di incertezza con confini che non sono ben definiti e senza risposte chiare a tante domande. Molte delle nostre decisioni, sia a livello individuale, sociale, economico, etico sono strettamente connesse con la scienza e la tecnologia. Tutti noi abbiamo il diritto e il dovere di impegnarci a un dialogo tra scienza e società, dove le cose sono ogni giorno più complesse. È giusto, quindi, e anche necessario che questo dialogo venga alimentato fin da subito per non creare fratture e polarizzazione. Félicette ci invita gentilmente a riflettere insieme.
Qualunque persona, grande o piccola, che legga la storia di Félicette non potrà fare a meno di innamorarsene anche lei, come l’autrice, e di venire trascinata nel viaggio extraterrestre insieme alla gatta, rivivendo così le sue emozioni attraverso gli scenari spettacolari nel quale il libro ci fa immergere.
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