Baraminologia: un sistema di tassonomia creazionista
La baraminologia è un sistema alternativo per classificare le specie in gruppi chiamati baramine. Viene proposta come alternativa alla tassonomia e si basa sulla completa accettazione della "teoria della Terra giovane".
La baraminologia ridefinisce alcuni termini e concetti utilizzati nel libro della Genesi e propone una classificazione delle specie viventi, suddivise in baramine, termine ottenuto dalla combinazione delle due parole ebraiche – ברא , bara (“creato”) e מין , mīn (“tipo”). Le baramine sono i gruppi in cui si possono suddividere i tipi di esseri viventi apparsi all’origine dei tempi, da cui si sarebbero sviluppate, nel corso dei millenni, tutte le altre specie e sottospecie.
Un antenato comune: la baramina
Il termine “baraminologia” fu proposto per la prima volta nel 1941 da Frank Lewis Marsh, biologo, membro della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno e uno dei fondatori, nel 1963, della Creation Research Society. Nel suo volume Fundamental Biology, introdusse il concetto di baramina, secondo cui, per esempio, i cani, le volpi e le iene sono parte dello stesso “tipo/baramina”, riferito a un comune antenato apparso sul pianeta Terra circa 6.000 anni fa.
Nel successivo Evolution, Creation, and Science, del 1944, Marsh spiegò le condizioni secondo cui due “tipi” di essere vivente appartengono alla stessa baramina: la capacità di incrociarsi e generare la prole. Marsh sosteneva anche che il male si esprimesse attraverso l’opera di ibridazione genetica operata dal demonio. Secondo questa sua visione, gli esseri umani dalla pelle scura erano il frutto di una anormalità, compiuta grazie al volere di Satana. Marsh impiegò la sua vita per diffondere il concetto di baramina tra i suoi colleghi. Fu così che, negli anni ‘70 e ‘80, la baraminologia venne riproposta e divulgata, grazie anche agli scritti apparsi su riviste “affini” alle posizioni creazioniste.
Pubblicazioni come The magnificence of kinds as demonstrated by the canids, del 1973, o Parrots and Noah’s Flood, del 1981, contribuirono a gettare le basi per la moderna baraminologia.
Oltre alla scienza, a bordo dell’Arca di Noè
I fondatori della moderna baraminologia sono Walter ReMine e Kurt Wise. Nel 1990, Walter ReMine, ingegnere e autore di The Biotic Message, ha proposto nuovi termini per identificare vari gruppi di esseri viventi, con una scelta semantica simile alla tassonomia cladistica. È così che sono comparsi termini come archeobaramina (la baramina composta dai membri originari), paleobaramina (gli esseri appartenuti a una baramina in uno specifico intervallo di tempo) e neobaramina (tutti gli esseri attualmente viventi di una baramina). Walter ReMine ha inoltre descritto quattro raggruppamenti fondamentali: olobaramine, monobaramine, apobaramine e polibaramine. Questi sono, rispettivamente, tutti gli esseri di un solo tipo; alcune esseri dello stesso tipo; gruppi di tipi specifici; e qualsiasi raggruppamento misto.
Kurt Patrick Wise, direttore del Creation Research Center alla Truett McConnell University, approfondì i concetti alla base della baraminologia per adattarli alla teoria della Terra giovane. Nel 1996 venne fondato il Baraminology Study Group (BSG): un gruppo di discussione via e-mail composto da studenti, docenti universitari e semplici interessati. Gli argomenti di queste prime discussioni spaziavano dalla storia della sistematica creazionista, ai metodi della baraminologia, al significato biblico di min, alla definizione teorica di baramina. Il gruppo ha tenuto il suo primo incontro al Bryan College nel 1997, con sei partecipanti (Kurt Wise, Todd Wood, Ashley Robinson, David Cavanaugh, Neal Doran e Dave Fouts). L’incontro consisteva in gran parte in presentazioni di ricerche pubblicate negli anni precedenti e discussioni generali sia sulla metodologia della baraminologia che sull’educazione.
La baraminologia, ormai aggiornata, forniva finalmente la risposta alla grande domanda “come è stato possibile fare salire milioni di animali a bordo dell’Arca di Noé?”. Semplice: non erano tutti gli animali. Erano solo le creature originarie che hanno successivamente dato via alle rispettive baramine. È così che dobbiamo immaginarci la vita sulla Terra; non come un albero dai molteplici rami ma come una serie di alberi (le baramine) nati allo stesso momento, ovvero meno di 10.000 anni fa. È quella che è stata definita discontinuità sistematica.
Discontinuità sistematica
L’idea di base della sistematica della discontinuità è che ci siano confini nella storia della vita che non possono essere oltrepassati. L’obiettivo, a questo punto, è quello di trovare le “discontinuità” nella storia della vita, o i limiti dell’ascendenza comune. È così che si uniscono sia l’assunto della creazione divina che la ricerca delle prove per confermare la teoria della Terra giovane. Nel 2003 le conclusioni del gruppo di studio vennero raccolte nel testo A Refined Baramin Concept, ancora oggi alla base di tutte le ricerche che sono condotte con metodi baraminologici.
Da allora la baraminologia continua a essere un campo di studi seguito da numerosi ricercatori che credono, secondo una personale fede, che gli esseri viventi della Terra siano stati creati per una specifica volontà divina. Annualmente, biologi e geologi creazionisti si ritrovano e discutono sugli ultimi traguardi raggiunti nel contesto di questa disciplina non riconosciuta dalla scienza. Ancora oggi, la baraminologia si percepisce legittimata come una branca del sapere umano, guarda al suo recente passato e tende verso il futuro, con l’obiettivo, imposto da una forte premessa preconcetta, di avvicinarsi sempre più all’origine delle cose così come le conosciamo.
I membri della Creation Research Society spiegano infatti che è stata fatta “molta strada da quando Frank Marsh ha coniato per la prima volta il termine baramina (…). Molto di quanto proposto da Marsh è stato modificato, ma l’attuale forma di baraminologia offre molte nuove opportunità di crescita e sviluppo. Mentre continuiamo a lavorare in questo campo, speriamo di conoscere meglio il Creatore man mano che scopriamo la Sua creazione”.
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