Disboscamento della foresta del Tongass: Trump dà il via
L’amministrazione di Trump ha ufficialmente dato l'ok per il disboscamento della foresta incontaminata del Tongass, violentando per l'ennesima volta la natura.
Il Presidente degli Stati Uniti, fin dal primo giorno in cui è stato eletto, ha indebolito e addirittura cancellato numerosissime norme inerenti l’ambiente e adesso, a un passo dalle elezioni, la sua amministrazione ha deciso di dare un nuovo volto alla Tongass National Forest. Questo patrimonio incontaminato, polmone verde dell’Alaska e di tutto il mondo, non esisterà più, o almeno non nella stessa veste di adesso. Trump ha chiesto l’abolizione delle direttive che proteggono la foresta di Tongass dal disboscamento e da altre attività umane e l’annuncio è stato fatto ufficialmente a fine settembre. Inutile ribadire che il piano di Donald Trump ha destato scompiglio tra gli ambientalisti e gli scienziati del clima.
La foresta del Tongass è la più grande degli Stati Uniti
Si estende per quasi 70.000 km² nel sud-est dell’Alaska ed è una delle foreste pluviali temperate più grandi e relativamente intatte del mondo.
Da circa 20 anni, precisamente dal 2001, la foresta è protetta dal Roadless Area Conservation Rule, un regolamento emanato da Clinton che disciplina rigidamente le attività che si possono compiere all’interno dell’area. Allo stato attuale è in vigore sul 55% delle aree boschive americane e, nel caso specifico di Tongass, la normativa impedisce che le zone riconosciute come ‘selvagge’, possano essere oggetto di qualsiasi attività antropica di sviluppo. Sono vietati dunque il disboscamento e la costruzione di strade.
L’obiettivo di Trump e l’Us Forest Service
La proposta del presidente Trump è quella di eliminare la legge per ridare fiato all’industria: in questo modo ha previsto una rapida evoluzione dell’economia americana, vista la crisi economica che sta travolgendo il mondo intero a causa della pandemia Covid-19. Trump e i repubblicani dello Stato più a nord della nazione incalzano in questa direzione dal lontano 2018, prima dunque dell’arrivo della pandemia negli Stati Uniti.
L’azione di smantellamento passa in particolar modo attraverso i pareri delle agenzie federali competenti che hanno l’ultima parola sulla questione. In questo caso si tratta dell’ Us Forest Service, ovvero il servizio forestale del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti; si tratta di un’agenzia che si occupa di gestire le aree boschive e le praterie di tutta l’intera nazione e controlla circa 780mila kmq.
L’Us Forest Service ha dato l’ultima bastonata al regolamento Roadless rendendo pubblica la sua valutazione di impatto ambientale e consigliando l’esenzione di Tongass dalla norma.
A marzo gli attivisti che difendono la foresta avevano ottenuto un’importante vittoria: il nuovo piano di gestione dell’area, redatto dall’agenzia federale, era stato dichiarato illegittimo in tribunale ed era stata richiesta una valutazione d’impatto ambientale.
Disboscamento della foresta del Tongass: quali sarebbero i danni?
Potrebbero esserci dei risvolti devastanti per la vita dei nativi americani, che definiscono questa zona “casa”, ma non solo. L’abbattimento degli alberi influirebbe in maniera negativa sulla fauna selvatica in pericolo come per esempio il lupo dell’arcipelago di Alexander, l’astore della regina Charlotte e la martora.
Il disboscamento della foresta del Tongass danneggerebbe le opportunità di turismo di cui vivono le piccole città vicine e alimenterebbe anche la crisi climatica: la foresta è infatti un serbatoio di carbonio di alberi secolari, che svolgono un ruolo cruciale nella lotta alla crisi climatica.
Grazie ai suoi alberi, che assorbono circa l’8% delle emissioni prodotte dal paese ogni anno, la foresta contribuisce a smorzare gli impatti che l’inquinamento prodotto dagli USA ha sui cambiamenti climatici.
La decisione finale
In una dichiarazione rilasciata lo scorso 24 settembre, il Dipartimento dell’Agricoltura ha ammesso che la sua opzione preferita è quella di esentare completamente la foresta nazionale di Tongass dalla regola del 2001, aprendo così più di 3,6 milioni di ettari alla distruzione (dei circa 6,9 milioni totali).
Il giorno seguente il servizio forestale degli Stati Uniti ha pubblicato uno studio affermando che la revoca di questa norma nel Tongass non danneggi in modo significativo l’ambiente. Si è così aperta la strada all’amministrazione Trump, per proporre la vendita di legname e progetti di pavimentazione stradale nella foresta entro la fine di quest’anno.
“La valutazione dell’US Forest Service non si basa su alcun dato scientifico credibile, e anzi è totalmente scollegata dalla realtà”, ha affermato Dominick Della Sala, presidente della ONG Geos Institute che sta seguendo la vicenda di Tongass.
Trump ce l’ha fatta
Un’altra volta Trump ha cancellato norme a tutela della natura mentre la pandemia da coronavirus continua a mietere vittime.
Mentre le lobby industriali plaudono l’ennesimo provvedimento in loro favore, inizia il disboscamento della foresta del Tongass con motoseghe, trivelle e talpe meccaniche. Un’ampia distesa fatta da cime innevate, fiumi che scorrono impetuosi e foreste vergini antichissime sta scomparendo. Uno dei tesori d’America, “l’Amazzonia degli Stati Uniti”.
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