IPAZIA

Evelyn Berezin, l’inventrice del primo word processor

Senza di lei non ci sarebbero Word e Pages, Excel e Numbers. Ma è probabile non l'abbiate mai sentita nominare prima d'ora.

Se ora sono seduta alla mia scrivania a scrivere quest’articolo al computer, senza la paranoia di dove ricominciare da capo il pezzo perché ho sbagliato a battere una parola, lo devo a Evelyn Berezin. In un’epoca in cui la macchina da scrivere era il principale strumento per la scrittura rapida dei testi, questa fisica e inventrice che ha lavorato per tutta la vita in un settore professionale (quasi) esclusivamente maschile, ha creato da zero il sistema grazie al quale oggi è possibile editare, copia-incollare, tagliare e spostare capoversi e paragrafi in modo veloce e risparmiando ore di battitura.

I russi del Bronx

Evelyn Berezin nacque a New York, nel Bronx non ancora bruciato, il 12 aprile 1925 da una coppia di immigrati ebrei russi. La sua famiglia arrivò negli States all’inizio del Novecento e si stabilì nel Lower East Side, dove risiedeva la maggior parte degli immigrati ebrei. Il padre Sam era un venditore di pellicce e la madre Rose una sarta ed entrambi non avevano ricevuto alcuna istruzione. Con i due suoi fratelli maggiori, Sydney e Nelson, Evelyn fa parte della prima generazione americana della sua famiglia.

Frequentò la locale scuola pubblica, la Christopher Columbus, risultando tra le bambine più brillanti della sua affollata classe (arrivavano a essere anche quarantacinque gli alunni per classe) grazie alla sua curiosità ma anche ai suoi insegnanti di scienze molto giovani, intelligenti e quasi tutti con un dottorato nel curriculum. La passione per le scienze le sorse quando iniziò a leggere i fumetti di science fiction del fratello e successivamente quando frequentò i laboratori di fisica e chimica della sua scuola.

Dopo aver completato il primo ciclo nel gennaio 1941, si iscrisse all’Hunter College, l’unico college gratuito per le ragazze, dove dovette ripiegare a studiare economia: nel piano studi dell’Hunter non c’era alcuna materia scientifica semplicemente perché non erano considerate materie per ragazze. Cominciò anche a lavorare all’International Printing Ink Company, una società che si occupava di stampa di riviste, mettendo da parte un po’ di soldi e la sua prima esperienza con le grandi macchine. 

Dall’economia alla fisica…

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, complice il richiamo al fronte della maggior parte dei giovani e la necessità di laureare nuove leve in fisica e soprattutto in ingegneria, Evelyn ricevette una borsa di studio che le permise di frequentare corsi di matematica al Brooklyn Polytechnic e fisica e chimica alla New York University. Al Polytechnic Evelyn era l’unica ragazza. Qui conobbe Israel Wilenitz, ingegnere chimico suo compagno di corso che sposerà nel 1951. 

Dopo la laurea in fisica alla New York University nel 1945, ottenne un’altra borsa di studio stanziata dall’Atomic Energy Commission che le permise di proseguire gli studi. In un’intervista che Evelyn rilasciò nel 2014 a Garden Hendrie del Computer History Museum, ricorda che frequentò la sua prima scioccante lezione di fisica nucleare il 7 agosto 1945, il giorno dopo lo scoppio della bomba su Hiroshima: «sapevo del Progetto Manhattan dal 1943, quando uscì con un mio compagno di studi coinvolto nel progetto allora molto segreto. Dopo qualche drink, probabilmente ubriaco, mi raccontò tutto». 

…e dalla fisica all’informatica

I suoi studi si concentravano sulla rilevazione dei mesoni ma quando provò a cercare lavoro, non trovò nulla. Abbandonò persino il dottorato di ricerca. Per un colpo di fortuna nel 1951 ottenne il posto di responsabile del dipartimento di Logic Design alla Electronic Computer Corporation (ECC) dove, da sola, si occupava della creazione e progettazione di circuiti dei computer per il calcolo della traiettoria dei proiettili di nuove armi del Governo americano. Nel 1957, quando la ECC fallì, Evelyn andò a lavorare per la Teleregister a Stanford.

Dopo aver sviluppato il primo computer da ufficio e un sistema ad hoc per le banche americane, nel 1962 Evelyn ideò il primo sistema di prenotazione voli computerizzato per la United Airlines, una vera rivoluzione. Il cervello elettronico venne costruito a Denver e collegato a 60 terminali in altrettante città grazie a una rete di antenne che manteneva il segnale sempre attivo. Ogni terminale era costituito da tre differenti macchine telescriventi il cui tempo di risposta era di solo 1 secondo; se una delle tre crashava, poteva essere scollegata e lasciare lavorare le altre due, seppur più lentamente. Il sistema fu così efficace che l’United Airlines non rilevò alcun problema per oltre dieci anni. Questo fu anche uno dei primissimi sistemi a usare i transistor. 

La discriminazione di genere

Nonostante l’enorme successo del suo lavoro, all’inizio degli anni Sessanta Evelyn pensò di lasciare la Teleregister, che si trovava a un’ora e mezza da casa, per avvicinarsi a New York. Venne allora proposta alla Borsa di New York viste le sue capacità nella progettazione e programmazione di computer. Ma il Consiglio direttivo non accettò la sua candidatura; la giustificazione della già allora più grande borsa valori al mondo fu “il linguaggio della sala contrattazioni non si addice alle orecchie di una donna”.

Nel 1960 Evelyn Berezin era tra le pochissime donne capaci di realizzare un computer e aveva lavorato in laboratorio circondata da uomini per tutta la sua carriera. Questa discriminazione per lei fu difficile da comprendere. «È stato devastante. Ero scioccata. Ho risposto con innocenza mista a paralisi. Le donne non sapevano come obiettare quando venivano trattate come stupide idiote. E così sono rimasta zitta, nonostante non fossi più giovane e non avessi mai avuto esperienze difficili di questo genere fino ad allora».

Data Secretary

Alla fine degli anni Sessanta circa il 6% della forza lavoro americana era composto dalle segretarie. Donne che ripetitivamente battevano parole alla macchina da scrivere e che, per un errore dettato dalla stanchezza o dalla distrazione, dovevano ricominciare da capo l’intera cartella. Per rompere la monotonia di questo lavoro, nel 1968 Evelyn studia e mette a punto il primo word processor della storia dell’informatica, il Data Secretary. Delle dimensioni di un piccolo frigorifero, senza schermo ma con una tastiera e stampante IBM, Data Secretary era in grado di editare un testo digitale facendo risparmiare tanto tempo alle impiegate. 

L’ennesimo successo le permise di fare un ulteriore passo avanti, fondando nel 1969 la Redactron Corporation e immettendo nel mercato circa 10.000 Data Secretary vendute a 8.000 dollari l’una ad aziende e grandi uffici. Con la concorrenza di colossi come IBM, la Redactron Corporation ebbe vita breve e venne venduta alla Burroughs Corporation nel 1976 ma Evelyn mantenne una posizione all’interno della nuova società fino al 1980.

Bisogna conoscere questa storia!

Evelyn Berezin muore a 93 anni l’8 dicembre 2018 per un linfoma.

Negli ultimi anni della sua vita ha preso parte a molti consigli d’amministrazione di diverse aziende e società e, insieme al marito, ha istituito molte borse di studio. Dal 2011 fa parte della Women in Technology International Hall of Fame di Los Angeles e il suo Data Secretary è esposto al Computer History Museum a Mountain View, in California.

Non immaginava che molti anni dopo la sua invenzione avrebbe messo a rischio milioni di posti di lavoro per le donne, rendendo superflue quelle figure indispensabili nell’America capitalista degli anni Cinquanta e Sessanta, che battevano i tasti di una macchina da scrivere da mattina a sera. Ma tirando le somme di questa storia, come già scritto dallo storico inglese Gwyn Headley, senza Evelyn Berezin non ci sarebbero stati Bill Gates e Steve Jobs, Word e Pages, Excel e Numbers, e probabilmente nemmeno Internet.

Arrivata alla fine di questa Ipazia, non mi capacito dell’oblio che ha colpito questa fantastica protagonista della storia della scienza degli ultimi due secoli e mi chiedo come potrebbe essere il nostro modo di lavorare oggi senza il suo contributo.

 


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Avius QuovisCC BY SA 4.0 

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Serena Fabbrini
Storica della scienza di formazione, dopo un volo pindarico nel mondo della filosofia, decido per una planata in picchiata nella comunicazione della scienza. Raccontare storie è la cosa che mi piace di più. Mi occupo principalmente di storie di donne di scienza, una carica di ispirazione e passione che arriva da più lontano di quanto pensiamo. Ora dedico la maggior parte del mio tempo ai progetti di ricerca europei e alla comunicazione istituzionale.