Riconoscere e assaporare le emozioni per sentirci meglio
Le persone usano inconsciamente strategie per far fronte a situazioni difficili e assaporare più a lungo quelle belle. Chi soffre di depressione non riesce a regolare le sue emozioni.
Le emozioni sono una parte integrante della nostra vita quotidiana. Tutti le proviamo, alcune sono positive e altre negative, alcune molto intense e altre meno.
Davanti alle emozioni, ciascuno di noi mette in atto più o meno consapevolmente delle strategie per gestirle, monitorarle e modularle. Per esempio, quando ci sentiamo tristi facciamo una passeggiata con un’amica o pensiamo a un ricordo positivo; quando siamo felici, cerchiamo di amplificare l’emozione per far sì che duri nel tempo. Si parla di regolazione emozionale.
Desirée Colombo è all’Università Jaume I di Valencia (Spagna) per studiare i meccanismi di regolazione emozionale attraverso nuove tecnologie, tra cui app per il telefono e la realtà virtuale.
Nome: Desirée Colombo
Età: 28 anni
Nata a: Bergamo
Vivo a: Valencia (Spagna)
Dottorato in: psicologia (Spagna)
Ricerca: Nuove tecnologie e regolazione emozionale
Istituto: Laboratory of Psychology and Technology, Department de Psicologia Bàsica, Clínica y Psicobiologia, Universitat Jaume I (Valencia)
Interessi: viaggiare, giocare a pallavolo, gli animali in generale
Di Valencia mi piace: il clima, la spiaggia, le tapas, la vita sociale
Di Valencia non mi piace: si pranza e si cena tardissimo
Pensiero: While you can’t control your experiences, you can control your explanations. (Martin Seligman)
Come si valuta la regolazione emozionale e quali sono i vantaggi dell’uso della tecnologia?
In genere si usano analisi di tipo retrospettivo, cioè che esaminano eventi accaduti in precedenza rispetto al momento di raccolta dei dati. Per esempio, per indagare gli stati depressivi si usa un questionario con domande su come la persona si è sentita nelle ultime settimane, che sintomi ha avuto, di che gravità.
È un approccio un po’ limitato perché la nostra memoria non è perfetta e perché nei vari disturbi clinici ci sono bias molto forti: una persona con depressione ha sempre una visione pessimistica e negativa della sua vita e fa fatica a riconoscere e ricordarsi delle cose belle.
L’idea del mio gruppo di ricerca è stata sviluppare un’app per telefono per esplorare lo stato d’animo, i sintomi e le azioni dei soggetti tutti i giorni, più volte al giorno. Le misurazioni raccolte sono più realistiche, prive di bias e permettono di individuare fluttuazioni e relazioni temporali. In questo modo abbiamo una visione complessiva più dettagliata di quello che è successo nella vita della persona in quel periodo di tempo.
In clinica, un simile approccio può essere utile per seguire il percorso clinico di un paziente, dal periodo pre-trattamento (psicologico, farmacologico) fino al post-trattamento.
Che tipo di emozioni studiate?
Finora ci siamo focalizzati sulla regolazione di emozioni positive, non solo nel qui e ora ma anche verso il passato e il futuro.
Tutti noi abbiamo una visione di quello che è accaduto nella nostra vita in passato, di quei momenti salienti che, anche inconsciamente, rimangono nella nostra testa e ci fanno sentire meglio nel presente. Lo stesso vale per il futuro, quando abbiamo un obiettivo siamo più motivati a sentirci bene nel presente o ad agire per raggiungerlo: la prossima settimana andrò in vacanza, immaginare l’esperienza più o meno consapevolmente ha ripercussioni positive sul presente.
In caso di disturbi della sfera emotiva (depressione o ansia), sappiamo con certezza che la regolazione emozionale verso queste due fasi temporali è disfunzionale.
Nella mia ricerca, abbiamo cercato di sviluppare dei mini trattamenti per le persone con depressione da aggiungere a protocolli più ampi che riescano a modificare la loro regolazione emozionale verso il futuro e il passato. Per fare ciò, abbiamo usato la realtà virtuale.
In psicologia usiamo molto l’immaginazione perché è uno strumento molto potente per indurre emozioni. Chiediamo spesso: immagina di svegliarti domani e sentirti talmente bene da voler uscire a fare una passeggiata o ripensa a quella volta che sei andato in vacanza e stavi bene. Purtroppo in molte popolazioni cliniche l’immaginazione è limitata o non funziona sempre e la realtà virtuale può essere usata per potenziarla.
Qual è l’effetto della realtà virtuale su persone con depressione?
Nel nostro studio abbiamo coinvolto un gruppo pazienti subclinici, cioè con una sintomatologia depressiva da media a moderata. Abbiamo chiesto loro di ricordare e descriverci una serie di eventi positivi della loro vita, localizzandoli in un certo luogo. Tramite Street View di Google abbiamo poi portato, virtualmente, la persona in quella posizione per darle l’opportunità di sperimentare nuovamente quella emozione positiva.
Abbiamo osservato che effettivamente l’induzione positiva era altissima, il loro stato d’animo migliorava, riuscivano a regolare meglio le emozioni e la sintomatologia depressiva diminuiva. L’effetto era molto breve, dopo 3 o 4 giorni i miglioramenti osservati svanivano.
Non ci siamo stupiti, è chiaro che non basta mettere una persona con depressione nella situazione di ricordare un evento positivo per farla guarire. Ma il fatto che ci sia stato un effetto positivo suggerisce la possibilità di integrare la realtà virtuale in protocolli di trattamento più ampi.
Come funziona la regolazione delle emozioni nel presente?
L’idea è che un soggetto sano, se nel presente si sente triste o felice, farà qualcosa per regolare le sue emozioni. Abbiamo usato l’app per monitorare, più volte al giorno per due settimane, lo stato d’animo e le azioni delle persone per vedere se c’è un nesso causale tra emozioni e regolazione emozionale.
Abbiamo visto che nelle persone sane c’è una specie di meccanismo adattativo: se l’umore è basso applicano delle strategie per alzarlo ed effettivamente dopo qualche ora stanno meglio. Se l’umore è buono, non fanno nulla per regolarlo ma quando dopo un po’ si abbassa attivano strategie per migliorarlo.
Quali sono le prospettive future del tuo lavoro?
Per la realtà virtuale, stiamo cercando di lavorare sul futuro. Sempre in una popolazione subclinica, vogliamo chiedere alle persone di selezionare attività piacevoli che magari prima facevano e poi hanno interrotto a causa della sintomatologia depressiva. L’idea è che portandole virtualmente in quella situazione piacevole non solo potrebbero sentirsi meglio ma potrebbero addirittura avere voglia di fare davvero quell’attività.
Inoltre, vogliamo capire perché una persona con depressione non riesce a usare la regolazione emotiva positiva come le persone sane. Potrebbe essere una questione di implementazione, ovvero non prova nemmeno a sentirsi meglio, oppure di efficacia, cioè fa qualcosa ma non funziona.
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