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Al via il riciclo dei pannelli fotovoltaici

AMBIENTE - Un pannello fotovoltaico non è per sempre. In media dura 25-30 anni, dopodiché deve essere smaltito. E come? Dal primo luglio 2012 le aziende che producono o importano pannelli fotovoltaici, per continuare ad accedere agli incentivi, dovranno garantire la corretta gestione dei moduli "a fine vita" aderendo a un consorzio autorizzato. Oggi in Italia ci sono più di 50 milioni di moduli fotovoltaici in grado di erogare, secondo i dati del GSE (Gestore dei Servizi Energetici), una potenza fotovoltaica installata di oltre 14mila MW totali, ripartita su più...
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Un mare di plastica

AMBIENTE - Se per un fazzolettino di carta abbandonato in mare servono tre mesi per decomporsi completamente, per una cannuccia di plastica ci vogliono 20-30 anni, per un accendino da 100 a 1.000 anni e per una bottiglia di plastica più di 1.000. Ogni anno circa il 10% delle 260 milioni di tonnellate di plastica prodotte finisce in mare: il 20% da navi e piattaforme, l’80% da terra. In totale si tratta di 46mila pezzi di plastica galleggianti in ogni miglio quadrato di oceano, un vero e proprio mare d'immondizia...
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Condizionatori sostenibili

AMBIENTE - Causa di discussioni in ufficio, indispensabile in auto, desiderato a casa. Inutile negarlo, il condizionatore soddisfa la nostra voglia di fresco nei giorni e nelle notti più caldi. Se siete tra coloro che ancora non hanno un climatizzatore in casa e state pensando di acquistarlo, può essere utile fare qualche riflessione. Partiamo dai consumi: la spesa in bolletta relativa al funzionamento di un condizionatore, spalmata su 10 anni, può andare da circa 500 a oltre 1.000 euro in base al modello ma soprattutto all’effecienza energetica. Oggi in Europa...
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Acqua potabile, ma con qualche eccezione

AMBIENTE - Quasi un milione di italiani ricevono un'acqua potabile non sicura e di scarsa qualità. Dai rubinetti delle loro case esce un'acqua con tracce di arsenico, boro e fluoruri oltre i limiti stabiliti dalla legge. La denuncia arriva dal dossier di Legambiente e Cittadinanzattiva "Acque in deroga" che traccia la mappa delle località fuorilegge, ricostruendo la questione delle deroghe dal 2003 a oggi. Attualmente i comuni interessati da deroghe sono 112, concentrati in tre regioni (Lazio, Toscana e Campania). Fino a qualche anno erano molte di più: tra il 2003 e il 2009, infatti, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trentino Alto Adige, Umbria e Veneto hanno richiesto le deroghe, triennali e rinnovabili due volte, concesse dal ministero della Salute e, nel secondo rinnovo, dalla Commissione europea. Le deroghe ancora in vigore sono molto vicine alla scadenza: entro la fine del 2012 i comuni dovranno mettersi in regola. Gli interventi e i fondi necessari per ripristinare la qualità delle acque sono stati pianificati, ma in alcune realtà territoriali i lavori procedono a rilento. Del resto, come denuncia Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente "lo strumento della deroga, inizialmente previsto solo come misura transitoria per dare tempo alle autorità competenti di realizzare gli interventi necessari si è trasformato in un espediente per prendere tempo e alzare i limiti di legge rispetto ad alcune sostanze fuori parametro''. Una cattiva abitudine che si è arrestata grazie alla Commissione europea, che nel 2010 ha bocciato la concessione del terzo triennio in deroga.
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Aria sporca in Europa

AMBEINTE - Per una volta l'Italia ce l'ha fatta. Il nostro Paese ha rispettato i limiti di emissione indicati dalla direttiva NEC (National Emission Ceilings) che tiene sotto osservazione i quattro principali inquinati dell'aria: anidride solforosa, ossidi di azoto, composti organici non metanici e ammoniaca. Purtroppo la maggior parte degli Stati europei non sono stati così virtuosi. Secondo i recenti dati ufficiali dell'Agenzia europea per l'ambiente riferiti al 2010, ben 14 Paesi hanno superato uno o più limiti di emissione, in alcuni casi anche di molto. Spagna e Germania hanno superato, rispettivamente, tre e due dei quattro valori considerati. Negli altri Paesi considerati, ad eccezione della Finlandia, sono stati gli ossidi di azoto a far registrare il maggior numero di superamenti dei limiti. Tra i fattori che hanno contribuito a questa situazione, un ruolo da protagonista spetta al settore dei trasporti, che è responsabile di circa il 40% del totale delle emissioni in Europa. Queste sostanze inquinanti possono causare problemi respiratori, oltre a contribuire all'acidificazione del suolo e delle acqua superficiali. Per questi motivi l'attuale revisione delle politiche ambientali dell'Unione Europea potrebbe portare all'individuazione di limiti di emissione più severi per il 2020 e all'introduzione di una soglia massima anche per le particelle sottili. Misure necessarie per ridurre l'impatto negativo sull'uomo e sull'ambiente delle sostanze inquinanti.
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Spiagge d’Italia

  AMBIENTE - Per quest'anno stessa spiaggia, stesso mare. Anche se non è proprio come l'anno scorso. In sette anni, dal 2000 al 2007, il 37% dei litorali ha subito variazioni dell'assetto delle linee e i tratti di costa in erosione (897 chilometri) sono ancora superiori a quelli in progradazione. A lanciare l'allarme è il dossier dell'Ispra sugli indicatori ambientali. Le cifre parlano di 600mila mq di spiagge persi. Oltre all'erosione delle coste, sono in crescita il numero dei litorali stabilizzati artificialmente: circa 250 gli interventi realizzati nell'arco dello stesso...
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Auto meno inquinanti

AMBIENTE - Obiettivo quasi raggiunto. Le auto vendute in Europa sono meno inquinanti e sempre più vicine ai target di emissioni stabiliti dall'Unione Europea. A dirlo è l'Agenzia europea dell'ambiente che ha diffuso i dati sulle emissioni medie di anidride carbonica dei 12,8 milioni di auto immatricolate nel 2011. Le emissioni medie di CO2 di queste auto sono diminuite del 3,3% passando da 140,3 g per chilometro a 135,7 grammi per chilometro. Entro il 2015 dovranno scendere sotto i 130 g per km e sotto i 95 g per km per il 2020. Oggi i gas di scarico delle auto, le cui emissioni sono aumentate del 23% dal 1990, sono responsabili di circa un quinto delle emissioni totali di gas serra nell'Ue
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Quale futuro per l’energia?

AMBIENTE - Come sarà prodotta l’energia che utilizzeremo nel 2050? Sarà un’energia più pulita? L’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) ha cercato di fare il punto nella recente pubblicazione Energy Technology Perspectives 2012. Il rapporto, oltre a spiegare come attivare e promuovere innovazioni tecnologiche per rivoluzionare l’intero sistema energetico, traccia un bilancio di quello che è stato fatto finora. Purtroppo, ad oggi, a parte alcuni progressi relativi alle energie rinnovabili, la maggior parte delle tecnologie, anche quelle “pulite”, non sono ancora in grado di contribuire nella misura richiesta alla riduzione delle emissioni di gas serra. Per la prima volta, l’IEA utilizza tre infografiche interattive per mostrare l’evoluzione del sistema energetico dal 2009 al 2050 e fornire una serie di dati utili per capire meglio i diversi scenari. La prima visualizzazione “Emission Reductions” illustra rapidamente l’impatto che le tecnologie e i diversi settori possono avere sulle emissioni di anidride carbonica nei decenni a venire. La seconda “Energy Flows” riguarda la produzione dell’energia, evidenziando il contributo dei diversi combustibili (petrolio, biocombustibili, sole, ecc…), i settori e gli usi finali. Infine l’ultima “Transport” consente di confrontare gli indicatori scelti (emissioni di anidride carbonica emesse dai veicoli, energia consumata…) tra i diversi Paesi. Una serie di dati, presentati in modo chiaro e facilmente leggibile, da cui partire per riflessioni e analisi sulle prospettive energetiche future.
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La gestione dei rifiuti nel Lazio

AMBIENTE - Il dopo Malagrotta è ancora incerto. Ormai la proroga del funzionamento della discarica oltre la scadenza del 30 giugno è confermata. Il commissario straordinario ai rifiuti Goffredo Sottile è alla ricerca di una soluzione tra le pressioni dell'opinione pubblica e la necessità di potenziare gli impianti di trattamento dei rifiuti e la raccolta differenziata. I quasi 6 milioni di abitanti del Lazio producono, secondo gli ultimi dati del Rapporto rifiuti dell'Ispra, oltre 3,4 milioni di tonnellate all'anno. A livello pro-capite con 599 kg all'anno prodotti il Lazio è...
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Ecomafie del Nord: i numeri della corruzione e dell’abusivismo edilizio

CRONACA - Qualcuno ancora pensa che la mafia sia una prerogativa del Sud. In questo viaggio a caccia di illegalità emerge invece il quadro di una criminalità organizzata a dir poco radicata nelle regioni del Nord. 7.139 le infrazioni totali, 9.476 le persone denunciate, 9 quelle arrestate e 1.198 i sequestri: questi i numeri del ciclo illegale del cemento in Nord Italia negli ultimi 5 anni. Liguria al primo posto per numero di illeciti, seguono Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Ecco il resoconto riportato da Legambiente nel dossier Cemento S.p.a. su mafie, corruzione e abusivismo edilizio dal 2006 al 2010 nelle regioni settentrionali del nostro paese. Se consideriamo l’incidenza delle infrazioni per unità di superficie la classifica mantiene pressoché lo stesso ordine, sebbene la Liguria, con un’incidenza di 33 infrazioni ogni 100 chilometri quadrati, sia ben al di sopra della seconda classificata, la Lombardia, che riporta un valore di 6.7. Tra le venti province più colpite da questo tipo di illegalità ambientale i primi posti sono occupati da Imperia, Genova e Savona, a confermare una polarizzazione dell’azione mafiosa nell’Italia Nord Occidentale. Seguono Sondrio, Trento e Rimini. Precisiamo che nel caso specifico delle province i dati sono relativi all’intervallo 2007-2010.
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