AMBIENTE – Se per un fazzolettino di carta abbandonato in mare servono tre mesi per decomporsi completamente, per una cannuccia di plastica ci vogliono 20-30 anni, per un accendino da 100 a 1.000 anni e per una bottiglia di plastica più di 1.000.
Ogni anno circa il 10% delle 260 milioni di tonnellate di plastica prodotte finisce in mare: il 20% da navi e piattaforme, l’80% da terra. In totale si tratta di 46mila pezzi di plastica galleggianti in ogni miglio quadrato di oceano, un vero e proprio mare d’immondizia lungo circa 2.700 km.
Secondo i dati raccolti dal WWF nel dossier “Spiagge d’Italia: bene comune, affare privato”, nel mar Mediterraneo ci sarebbero 3 miliardi di rifiuti galleggianti o addensati sui fondali, di cui il 70-80% costituiti da plastica: sacchetti, bottiglie, sigarette e mozziconi. Per avere un’idea della concentrazione, basta pensare che nel nostro mare, con 2,5 milioni di kmq di superficie, ci sono 500 tonnellate di plastica, mentre nell’Oceano Atlantico, che si estende per oltre 106 kmq, 1.100 tonnellate.
Questi microframmenti di plastica più piccoli di un millimetro possono arrivare fino ai nostri piatti, ingoiati dal plancton, a sua volta mangiato dai pesci. Inoltre queste particelle bloccano gli scambi gassosi tra i fondali e l’acqua sovrastante e la conseguente assenza di ossigeno che si viene a creare modifica in maniera sostanziale e spesso distrugge gli ecosistemi.
Crediti immagine: Laura Pulici